Vaccini, la rabbia di Agostini (Pd):
«Sono un diritto non un privilegio,
serve più attenzione alle fasce deboli»

ASCOLI - L'ex deputato rompe il silenzio attaccando la gestione della pandemia e le scelte in materia di sanità. «Si brancola nel buio e ritengo sbagliato l'addio all'ospedale unico. Il direttore dell'Area Vasta Milani è un ottimo e valido punto di riferimento per tutti. I rozzi tentativi di spoil system già iniziati spero non trovino cittadinanza all’interno del sistema Asur. 
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Premette di parlare come “cittadino indignato” e non da esponente politico già impegnato in Parlamento e ai vertici delle istituzioni locali e regionali. L’onorevole Luciano Agostini, uomo forte del Pd piceno e già responsabile Sanità del partito marchigiano (ha lasciato la carica senza essere sostituito) rompe il silenzio di questi mesi e torna a far sentire la sua voce su temi delicati e caldi come quelli della gestione della pandemia e delle scelte per il futuro della sanità locale .

Agostini, perché ha deciso di rompere il silenzio proprio ora in questa fase delicatissima?

Luciano Agostini

«Chiariamo un punto. Il mio non è un intervento da persona che è stata politicamente attiva e impegnata con ruoli di rilievo nelle istituzioni. Il mio intervento vuole essere quello di un cittadino indignato che intende anzitutto dare voce ai cittadini del Piceno, in particolare gli anziani, le persone più fragili (diversamente abili, gli assistiti in comunità terapeutiche, etc.) e tutti quelli che, come me, hanno avuto la sventura di essere stati contagiati. La misura è colma! Siamo tutti stanchi di essere presi in giro dal modo in cui la seconda e la terza fase della pandemia sono gestite, giocando ancora una volta sulla propaganda e non tutelando la salute delle persone, nella assoluta mancanza di trasparenza di dati e di comportamenti». 

Secondo lei si potevano gestire diversamente, da parte della Regione, la seconda e la terza fase della pandemia?

«Non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricordare come la mancata applicazione del piano pandemico abbia prodotto un sistema disequilibrato, che è difatti corso dietro al virus e non lo ha anticipato come invece è stato durante la prima fase. Un esempio su tutti: durante la seconda fase gli operatori sanitari contagiati prima di poter essere vaccinati sono saliti a oltre 250, mentre nella prima fase la nostra Area Vasta aveva registrato solo 5 casi. Non direi si possa trattare del frutto del caso. 

Registro anche un profondo cambiamento del modo in cui infermieri, medici e personale sanitario sono stati dipinti: da tutti considerati come eroi nella prima fase, sono poi stati tacciati dagli esponenti della destra di essere pericolosi untori. 

Aggiungerei che le cronache di questi giorni di pronto soccorsi pieni, con file di numerose ore, e di terapie intensive ormai al collasso, nonostante i cospicui aumenti di posti letto messi in campo dal precedente governo regionale, rappresentano una realtà diversa dalle rassicuranti foto e parole dei nostri governanti regionali». 

Come giudica l’andamento della campagna vaccinale in corso in questi giorni?

«Rispondo a questa domanda rafforzando la mia indignazione e palesando molta preoccupazione. Anche qui, si assiste a una totale disorganizzazione: si brancola nel buio! E se le cose stanno in qualche modo e faticosamente procedendo, ciò è dovuto solo alla dedizione, alla professionalità e all’abnegazione degli operatori sul fronte. Molto però è dovuto a un diverso e più efficiente livello organizzativo territoriale, come nel caso della zona di San Benedetto». 

Il Pd, anche tramite la consigliera Casini, ha chiesto anche lumi sul numero di dosi arrivate in Regione.

«Come tutti, sono rimasto incredulo alla notizia che alle Marche sarebbero state consegnate 30 mila dosi di vaccino in più rispetto a quanto dichiarato: se è vero che a pensare male si fa peccato è anche vero che, conoscendo come la destra pratica le azioni di governo, spesso ci si potrebbe azzeccare. Non vorrei che, alla fine, si possa tessere una rete clientelare sulla pelle delle persone e sulla loro paura del virus». 

Numeri a parte, la campagna vaccinale sta proseguendo nella giusta direzione?

«Ho vista proprio questa mattina, su una emittente televisiva locale, una persona affetta da distrofia muscolare chiedere di essere vaccinata in quanto soggetto particolarmente a rischio che non pretende favori ma pari dignità. Preoccupazione di molti, che in questi giorni mi hanno contattato, nella totale disperazione delle famiglie e dei caregiver che li assistono. 

E a proposito di dignità, mi lasci dire che trovo intollerabili le parole lette oggi sulla stampa locale: talmente intollerabili da augurarmi che non siano vere. Mi riferisco alle affermazioni di un dirigente Asur, secondo il quale il vaccino è un privilegio, quindi non un diritto. Io credo e fermamente sono convinto, invece, che il vaccino, così come qualsiasi altra prestazione sanitaria, debba essere un diritto, perché la sanità pubblica italiana si poggia sui principi di solidarietà e di universalità.

L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli

Tra l’altro, la dichiarazione virgolettata termina con una coda in cui si afferma che chi rifiuta la somministrazione, per il timore delle notizie che in questi giorni circolano circa la inefficacia di un determinato vaccino, poi potrebbe non essere più vaccinato. Sono affermazioni tanto gravi che se vere dovrebbero come minimo essere smentite e passate al vaglio del Consiglio di Disciplina dell’Asur. Circa due mesi fa, lessi sulla stampa che sarebbe stato inoltrato alle autorità competenti un elenco dei “furbetti del vaccino”: che fine ha fatto questo elenco? Temo, dalle tante cose che si dicono, che questo elenco si sia ulteriormente allungato. Spontanea la domanda al governo regionale e all’Asur: non sarebbe il caso di renderli trasparenti e pubblici, di modo che le autorità competenti possano meglio svolgere il proprio lavoro? In questo modo, probabilmente, si potrebbe trovare la risposta a chi considera il vaccino come un privilegio.

Pandemia e vaccini a parte, come giudica il nuovo governo regionale sul fronte della sanità che era stato uno dei temi caldi della scorsa campagna elettorale?

«Il nuovo governo regionale della destra ha revocato la realizzazione del nuovo ospedale nel Piceno: è una scelta che io reputo sbagliata e che a mio avviso aumenterà il grave disequilibrio nel nostro territorio in termini di offerta di salute. Penso sia il caso di riprendere in considerazione e portare avanti il progetto di Area Vasta con estrema chiarezza sul dove e in che modo organizzare i servizi. Va evitato ad ogni costo che la confusione depauperi un patrimonio di professionisti e operatori che negli anni ha costituito il nerbo portante della sanità pubblica del Piceno. Potrebbero essere tanti gli esempi, ma mi limito a brevi considerazioni: il reparto di otorinolaringoiatria non può continuare ad essere senza una precisa collocazione, così come traumatologia, oncologia etc. Su questi reparti sono stati fatti investimenti considerevoli, anche recentemente, in termini di professionisti molto validi. Così come penso che rapidamente si debba procedere a coprire i ruoli vacanti, in particolare nella direzione sanitaria che, con il pensionamento della responsabile, oggi vive di improvvisazioni: spesso vengono assunte decisioni individuali poi smentite nelle ore successive, causando disagi e disorientamento all’intero corpo sanitario, come nel caso della sospensione delle prestazioni ambulatoriali e programmate».

Sta criticando, velatamente, l’operato del direttore dell’Av5, Cesare Milani?

«Assolutamente no, anzi: ritengo che il dottor Milani sia un ottimo e valido punto di riferimento per tutti noi, cittadini del Piceno. I rozzi tentativi di spoil system già iniziati spero non trovino cittadinanza all’interno del sistema Asur». 

rp


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