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“Moby Prince” trent’anni dopo:
Piunti ricorda la sciagura,
tra i morti anche Sergio Rosetti

SAN BENEDETTO - Commosso pensiero del sindaco su quanto avvenne il 10 aprile 1991 al porto di Livorno dove il traghetto entrò in collisione con  la petroliera "Agip Abruzzo" causando la morte di 140 delle 141 persone a bordo tra equipaggio e passeggeri
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Il Moby Prince distrutto dalle fiamme

Commosso ricordo a San Benedetto del sindaco Pasqualino Piunti a trent’anni dalla sciagura del “Moby Prince”, il traghetto che venne distrutto dal fuoco al porto di Livorno dopo l’impatto con la petroliera “Agip Abruzzo”. Un disastro in cui morirono 140 delle 141 a bordo, tra equipaggio e passeggeri. Si salvò una sola persona.

Queste le parole del primi cittadino, direttamente coinvolto visto che tra quelle vittime ci fu anche un sambenedettese, Sergio Rosetti.

Il sindaco Piunti

«Possiamo dire oramai con certezza che quella del Moby Prince fu una strage, non una tragedia del mare.

Quelle 140 persone, tra cui il nostro conterraneo Sergio Rosetti a cui rivolgiamo un commosso pensiero, non morirono subito nell’incendio provocato dallo scontro del traghetto con la petroliera che non doveva essere in quel punto. Forse molti di loro si sarebbero potuti salvare se i soccorsi fossero stati tempestivi. Ci fu una serie di errori incredibili che sono emersi solo molto tempo dopo grazie all’impegno incessante della “Associazione 140” che raccoglie i familiari di quei 140 morti.

La giustizia ha dato risposte molto insoddisfacenti fino all’arrivo della prescrizione. C’è voluta una commissione parlamentare di inchiesta per stabilire che la collisione non è stata dovuta alla presenza della nebbia e tantomeno alla condotta colposa del comandante del traghetto e per puntare il dito contro le gravi carenze nelle indagini della magistratura e nelle operazioni di soccorso.

Le famiglie di quei 140 morti, alla luce di queste inequivocabili e sconcertanti conclusioni, continuano a chiedere una riapertura dell’inchiesta per vengano finalmente individuati i colpevoli.

Questa città ha perso un proprio figlio, e chiede giustizia esattamente come se tutti fossimo parenti di Sergio Rosetti e dei suoi compagni di sventura. Per questo, San Benedetto sarà sempre vicina alle famiglie così come ha sempre fatto in questi 30 anni».


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