di Andrea Ferretti
In queste ore sta facendo discutere, e anche parecchio, l’eventualità di una nascita di una Super League europea alla quale accederebbero solo le big del calcio continentale.
I media impazziscono, così come le trasmissioni televisive dopo lo scoop del Corriere dello Sport che ha di fatto anticipato quello che da tempo, da anni, è un’idea fissa dei proprietari dei maggiori club ai quali evidentemente non sono sufficienti le Coppe europee, Champions su tutte.
A distanza di ben 42 anni (!) si rivelano una profezia le parole pronunciate da Costantino Rozzi, il Presidentissimo, il patron dell’Ascoli dal 1968 fino al giorno della sua prematura morte avvenuta il 18 dicembre 1994.
Rozzi, che era lungimirante e molto avanti non solo nella sua attività di costruttore edile, aveva visto lungo su vari campi. Dal sociale, alla cultura, all’istruzione. Basta solo nominare l’Università che, grazie alla sua spinta, da anni sotto le Cento Torri è una realtà.
Una frase che il grande Costantino pronunciò nel 1979, proprio nel corso della stagione che resta l’apice della sua gestione e anche della storia dell’Ascoli – lunga ormai 123 anni – quella che si concluse con la conquista del 4°posto finale quando le squadre che partecipavano al massimo campionato erano ancora soltanto sedici.
Non solo, ma il Picchio non partecipò per un niente a quella che al tempo si chiamava Coppa Uefa (una sorta dell’attuale Europa League) visto che all’allora Coppa dei Campioni (l’attuale Champions) poteva partecipare solo la squadra che aveva lo scudetto cucito sul petto.
L’Ascoli fu tra le grandi protagoniste di quel campionato, ricordato purtroppo per il famigerato Totonero che costò caro a numerosi tesserati e anche ad alcuni club, con Milan e Lazio che vennero addirittura retrocesse in Serie B. Lo scudetto andò all’Inter che all’ultima giornata lo festeggiò a San Siro perdendo però (2-4) con l’Ascoli di G.B. Fabbri.
Rozzi precursore? A dir poco. Queste le sue parole che ora rimbalzano nelle orecchie di tutti, calciofili, sportivi in generale e non solo: «A lungo andare avremo un campionato europeo con le più grosse società di ciascun Paese e, parallelamente, un altro campionato a carattere nazionale se non addirittura regionale con le altre. Juve, Inter, Milan, Torino finiranno inevitabilmente nell’élite e le altre migliori si misureranno in un diverso torneo. Non c’è via d’uscita. Certo all’inizio avremo un trauma non indifferente ma quando ci saremo abituati tutto sembrerà più normale».
Nella frase di Rozzi compare il Torino, che oggi fatica in A ma a quel tempo, ancora fresco di scudetto, faceva parte delle big. Poco importa. Rozzi fece alcuni nomi e, a distanza di oltre tre decenni, ora c’è il rischio che questo possa avverarsi.
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