di Luca Capponi
Uno spazio per dissezionare l’immagine, il momento, la mancanza; un’installazione dove ridonare un senso diverso al colore e al tempo stesso ritrovare la sensazione di interazione ravvicinata; una serigrafia dove corpi ed elementi ritrovano quel disordine armonico figlio di un contatto finalmente libero.
È un taglio del nastro importante quello di sabato 8 maggio alle 18,30: l’arte contemporanea torna infatti ad appropriarsi della città, degli spazi fisici che per mesi hanno vissuto il vuoto causato dalla pandemia. Al chiostro di San Francesco, più precisamente nella sala dedicata a Cola dell’Amatrice, si inaugura infatti “In sospeso”, mostra itinerante pensata e realizzata da Giulia Canala.
Si tratta di un percorso che si dipana lungo tre tappe ed altrettante opere dell’artista ascolana, classe ’93, durante la quarantena dello scorso anno. Sei mesi di lavoro, collaborazioni importanti, idee, voglia di ricominciare, comunicare, di non cedere il passo alla resa. Ed ecco l’interessante risultato.
Nella Sala Cola “Senza”, 30 polaroid di cui 15 sottoposte al processo di estrapolazione dello sviluppo che si specchiano con lo scatto originale, “spiegate” da un video contenuto in un codice Qr, che ne svela la lavorazione.
In Piazza del Popolo, sotto il loggiato di Palazzo dei Capitani, farà la sua comparsa Cromio, un monolite luminoso alto 1 metro e 80 realizzato con plexiglas riciclato, a cui ognuno potrà cambiare colore attraverso un telecomando posto accanto all’opera.
Infine la serigrafia dall’esplicativo titolo “Assembramenti”, esposta presso il negozio di abbigliamento “People” di corso Mazzini.
Patrocinata dal Comune, la mostra sarà visitabile gratuitamente fino al 6 giugno.
Tanta dunque la carne al fuoco. In primis il senso di mancanza evocato dalle fotografie. Giulia ne ha selezionate 15 tra quelle che i suoi contatti le hanno inviato durante il lockdown, a simboleggiare appunto un momento di passaggio (e di vuoto) destinato a restare.
«Non vengo dalla fotografia ma in questo caso ho sentito l’esigenza di esprimermi con la polaroid -spiega Giulia Canala, formatasi a Firenze e Macerata in arti digitali e illustrazione editoriale-. Le foto sono state aperte attraverso un delicato processo. Volevo documentare il passaggio tra lo scatto l’originale ed il risultato dell’estrapolazione, la parte svuotata. Tra le due sezioni c’è un video di 3 minuti che ognuno può vedere sul suo telefono scansionando il codice Qr, realizzato con la fondamentale collaborazione di Nausicaa Pellei e John Bringwolfs. Il video non spiega ma mostra cosa accade tra l’inizio di qualcosa e la sua fine, un concetto che mi attira perché spesso conosciamo solo il concreto delle cose ma ne perdiamo i passaggi, quello che succede nel mezzo».
In “Cromio”, installazione che ha previsto il riutilizzo di materiali di scarto, ecco invece la riflessione sui colori, e non solo.
«Chiunque può interagire con quest’opera e cambiare il colore del plexiglas -conclude-. In generale c’è sempre timore a rapportarsi fisicamente un’opera, a maggior ragione adesso dopo oltre un anno di restrizioni. Molte persone sono impaurite ma al tempo stesso hanno voglia di avvicinarsi e toccare con mano, ma soprattutto di decidere e cambiare senso ai colori, che in questo periodo vengono associati alle misure restrittive assumendo connotati negativi».
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