di Federico Ameli
Tre percorsi di carattere naturalistico, botanico e storico per riscoprire la città delle Cento Torri sotto una veste forse meno conosciuta, quella che porta l’inconfondibile firma di Antonio Orsini, scienziato ascolano la cui onorata carriera, tra i tanti riconoscimenti ricevuti in ambito nazionale e internazionale, si arricchisce ora di una nuova iniziativa volta a dar luce ad Ascoli e all’opera di uno dei suoi figli più illustri e brillanti.
Il sindaco Fioravanti, la professoressa Sestili e l’assessore Ferretti
Al di là dell’evidente debito nei confronti dell’Orsini ben comprensibile già dal nome, come negli analoghi casi del liceo scientifico, della via e del museo a lui dedicati in città, gli Itinerari Orsiniani nascono su iniziativa della professoressa Maria Luce Sestili, che da vent’anni a questa parte porta avanti un approfondito studio sulla vita e sulle importanti ricerche condotte dallo scienziato ottocentesco che nel 2018, in occasione dei 230 anni dalla nascita, è poi confluito nella pubblicazione di “Antonio Orsini, 1788-1870: passato e presente in continua evoluzione”, un volume di cui gli itinerari ascolani rappresentano parte integrante.
«Oggi presentiamo alla città un grande lavoro di ricerca, passione e sacrificio che, partito da lontano, ha prodotto un’opera che contribuisce ad arricchire il patrimonio culturale locale» dichiara il sindaco Marco Fioravanti.
«Antonio Orsini, naturalista e intellettuale a tutto campo, è una delle figure più importanti e rappresentative della nostra Ascoli -continua-. Gli itinerari promossi dalla professoressa Sestili ci consentiranno di riscoprire e valorizzare adeguatamente i punti suggestivi e forse meno noti del territorio, incrementando al tempo stesso l’offerta turistica della città e arricchendo in maniera sensibile il dossier per la nostra candidatura a capitale italiana della cultura 2024».
Prima di affrontare più nel dettaglio il discorso relativo agli itinerari, l’assessore comunale alla cultura, Donatella Ferretti, coglie l’occasione per tratteggiare la figura dell’Orsini, cardine dell’Ottocento ascolano.
«Ad Antonio Orsini, tra le altre cose, è intitolato il liceo scientifico cittadino, il cui motto recita “Per aspera ad astra”, ossia “attraverso le avversità si arriva alle stelle” – spiega l’assessore – un motto che in un certo senso ben riassume anche la sua straordinaria esperienza di vita. Orsini nacque da una famiglia benestante, ma subì la perdita del padre in giovane età. Mosse i primi passi come commesso nella farmacia dello zio in piazza del Popolo, dove sbocciò subito l’amore per la zoologia e le scienze naturali in genere. A partire dalla farmacia di famiglia, nel corso degli nani raggiunse vertici scientifici altissimi: a lui è intitolato un gabinetto scientifico, così come numerose specie animali e vegetali portano il suo nome».
«Siamo molto orgogliosi di questo illustre concittadino -conclude la Ferretti- e del fatto che una nostra concittadina abbia poi dedicato 20 anni di studi e dedizione alla realizzazione di un volume davvero prezioso, con l’intelligenza e la lungimiranza di individuare anche dei percorsi naturalistici, che costituiscono uno strumento di arricchimento dell’offerta culturale del nostro territorio in un momento cruciale come quello che stiamo vivendo».
In una sorta di museo all’aria aperta, gli itinerari proposti dalla professoressa Sestili si snodano lungo tre direttive diverse, mettendo in evidenza di volta in volta i diversi aspetti delle ricerche condotte da Orsini. Il primo, dal titolo “L’impronta botanica di Antonio Orsini nella città di Ascoli Piceno”, prende le mosse da Palazzo Arengo – che, da ex sede del gabinetto diretto dallo scienziato costituisce il punto di partenza per ognuno dei tre percorsi – per poi proseguire alla volta dei giardini di Porta Maggiore, dove ancora oggi è possibile ammirare gli alberi monumentali sorti per opera dell’Orsini. Successivamente, dalla chiesa del Carmine si prosegue lungo Corso Mazzini passando davanti a palazzo Catenacci, sede del museo Orsini dal 1995 al 2006, fino ad arrivare a viale Treviri, con i suoi platani occidentali e i mori papiriferi piantati nel 1824.
Il secondo itinerario, “Seguendo gli spostamenti del museo Antonio Orsini”, vanta invece un impianto prettamente storico-artistico. Dal busto dello studioso che campeggia nel cortile di Palazzo Arengo si prosegue infatti in direzione di piazza del Popolo, ex sede della farmacia Orsini, dove tutto ebbe inizio. La tappa successiva è piazza Bonfine, dove in corrispondenza del convento dei Gesuiti l’Orsini portò avanti le sue ricerche per diversi anni, per poi fare ritorno al palazzo del Comune, ex sede del museo di storia naturale. Seguendo le vicende della collezione, da piazza Arringo il tour prosegue poi verso piazza Roma e via Pretoriana, sempre sulla scia degli studi orsiniani.
Il terzo percorso, invece, è dedicato alla bachicoltura, una passione trasmessa poi al nipote Giovanni Tranquilli, figlio della sorella Marianna. “Sulle vie del gelso e della seta” condurrà turisti e visitatori, ascolani e non, da piazza Arringo a piazza Roma, nota al tempo come piazza Montanara, per poi proseguire, dopo una breve sosta a palazzo Mariotti in via Tito Betuzio Barro, verso il Castellano prima e Porta Maggiore poi, con la possibilità di osservare da vicino le location più importanti della bachicoltura cittadina come lo stabilimento bacologico “Erasmo Mari” e l’ex stazione di gelsicoltura e bachicoltura.
«Gli itinerari – spiega la professoressa Sestili – rappresentano un mio personale dono alla città. Ho pensato che sarebbe stato bello poter conoscere meglio la nostra Ascoli in base ai tempi e alle necessità di ognuno, osservando con i nostri occhi e riscoprendo il fascino di queste suggestioni a passo lento e il naso in su. L’obiettivo è riscoprire una sensibilità nuova, guardando la natura e il verde cittadino con occhi diversi e sfruttando la tecnologia per svelare questa parte nascosta della nostra bella città, per noi che ci siamo già e per chi verrà a trovarci».
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