Francesco Balloni e Luigi Passaretti
Se le imprese artigiane stanno resistendo – strenuamente – all’ultima emergenza causata dalla pandemia da Coronavirus, preceduta dalla crisi economica e dalla mazzata del sisma, scatta l’allarme per la costituzione di nuove, che devono favorire la ripresa nel tempo.
«Vanno pertanto trovati tutti i sostegni e gli incentivi che sia possibile mettere in campo per le nuove imprese e per tutte le altre che resistono» è il commento di Francesco Balloni, direttore della Cna del Piceno.
«Guardando il bicchiere mezzo pieno, che dà più forza rispetto a chi guarda solo quello mezzo vuoto – continua Balloni – possiamo dire che lo tsunami era prevedibile ma è stato per ora arginato. E questo vale, per il nostro territorio, sia per il lavoro che per la sopravvivenza delle imprese.
Ma la differenza, nei prossimi mesi e soprattutto nel 2022, la faranno le nuove misure di sostegno che si riuscirà a mettere in campo e la proroga di quelle già attive».
Ma in che numeri si traduce la “resistenza” del Piceno a dieci anni di crisi, cinque di post sisma e quasi due di pandemia?
Dal 2018 il Piceno ha perso circa 2.000 posti di lavoro.
«E già questa – aggiunge Luigi Passaretti, presidente della Cna Picena – è resistenza, voglia di non mollare. Ma non basta perché le istituzioni, a tutti i livelli, devono avere chiaro il concetto che forti contraccolpi negativi ci saranno d’ora in avanti».
E se si vuole rimarcare quel territorio poco piacevole del “mezzo vuoto” basta vedere i dati del Centro studi della Cna Marche per il Piceno, riferiti ad esempio all’occupazione per differenza di genere. Nel 2018 lavoravano 39.461 donne. All’inizio del 2021 questo numero è sceso a 36.624.
Stesso discorso, rileva sempre la Cna Picena, per le dinamiche delle imprese. A inizio 2018 ne risultavano attive in provincia 21.088. A inizio 2021 siamo a quota 20.811.
«Ma anche questo tipo di encomiabile resistenza – conclude il direttore Balloni – va letta attentamente per indirizzare le azioni giuste. Questo nostro numero nel triennio, visto così, non incoraggia. Ma analizzandolo bene vediamo che, sempre in questo periodo, le cessazioni per fortuna non hanno avuto un’impennata. Come ci si poteva aspettare. Però le nuove iscrizioni sono calate di quasi il 30 per cento. Ecco perché come Cna chiediamo con forza ulteriori e più potenti misure per aiutare sia chi ha voglia di partire con il fare impresa, sia chi resiste e mantiene attiva la propria azienda».
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