Battista Faraotti: dal Piceno ai vertici dell’imprenditoria nel mondo

ASCOLI - L'imprenditore parla della sua famiglia, dei suoi collaboratori, del suo impegno nel sociale e della "Fainplast", l'azienda da lui fondata che oggi è fra le prime cinque al mondo nel settore materie plastiche e la prima in assoluto nel settore dei compounds privi di alogeni
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di Piersandra Dragoni

 

Si è diplomato, ha iniziato a lavorare come operaio, è diventato responsabile dell’area tecnica e arrivato a quarant’anni ha creato la Fainplast srl: ecco, in queste poche righe è racchiusa la storia di un imprenditore, Battista Faraotti, che partito da Fleno, il piccolo borgo dell’acquasantano in cui è nato, ha fondato una azienda che oggi è fra le prime cinque al mondo nel settore materie plastiche e la prima in assoluto nel settore dei compounds privi di alogeni («gli halogen free che noi abbiamo chiamato HAX» mi spiega subito, senza però che io ne capisca molto di più).

La famiglia Faraotti

E’ una gran bella storia, la sua, di quelle da raccontare per dimostrare che professionalità, passione e dedizione sono una combinazione che può portare a risultati sorprendenti. E che se il successo professionale è accompagnato da un costante e significativo impegno nel sociale può anche capitare che il Presidente della Repubblica ti nomini Cavaliere del Lavoro, un riconoscimento prestigioso che premia solo 25 imprenditori ogni anno.

Ho mille domande per Battista Faraotti e dovrei farmi rilasciare almeno tre interviste, ma prima di tutto cerco di capire meglio la faccenda degli Hax.

«Sono dei compounds per la produzione di cavi elettrici che rispondano a standard di sicurezza molto elevati – chiarisce – e in caso di incendio non solo non sviluppano gas tossici ma nemmeno fumi neri rendendo più facile, così, una eventuale evacuazione. Pensi ad esempio all’utilizzo in gallerie, stazioni, teatri e in tutti i luoghi nei quali è richiesta la massima sicurezza: hanno qualità davvero uniche».

La famiglia Faraotti a tavola: in primo piano Roberta, la figlia di Battista

E, cosa non da poco, sono il risultato dell’attività di ricerca sviluppata nei laboratori interni all’azienda.

«Esatto. Ho sempre creduto che ricerca e innovazione siano fondamentali nell’impresa e che investire in tali settori sia strategico per sviluppare nuovi prodotti e rispondere alle richieste del mercato. Mi ritengo fortunato: abbiamo una squadra di eccellenti dottori e ingegneri che si dedicano con passione solo a questo».

Nonostante la crisi economica, il terremoto e la pandemia la sua azienda è in continua crescita: aumenta il fatturato, con addirittura un + 20% nell’anno del lockdown, e aumentano gli occupati. Il segreto è?

«Il segreto è una combinazione di fattori: oltre a puntare su ricerca e innovazione abbiamo scelto di far rimanere gli utili in azienda praticamente da sempre, perchè siamo tutti convinti che il miglior investimento che l’azienda possa fare è proprio quello su se stessa. Questo ci ha permesso di patrimonializzarla il più possibile e oggi possiamo affermare, con orgoglio, che siamo gli unici operatori del settore che pagano i fornitori a consegna merce e in molti casi addirittura in anticipo. Questa scelta negli anni si è rivelata vincente».

Battista Faraotti e la moglie Gigliola

Lei è un imprenditore molto apprezzato dai dipendenti, qui c’è un altro segreto da rivelare?

«Nessun segreto, c’è solo la consapevolezza di non avere dipendenti ma collaboratori dei quali occuparsi con attente politiche di welfare aziendale, distribuendo benefit per la nascita dei figli e premi per le idee che migliorano l’ambiente di lavoro, per esempio. E riconoscendo i loro meriti, sempre».

Ed è un imprenditore molto apprezzato anche dai cittadini.

«Mi fa piacere! Forse perchè non sono cambiato e anche se ho qualche anno in più sono rimasto il ragazzo nato a Fleno per il quale i genitori hanno fatto tanti, ma proprio tanti sacrifici».

Forse anche perchè lei è costantemente in prima linea nel sostegno delle iniziative sociali, culturali e sportive?

«Ma io questo lo sento come un dovere!».

Mi diceva che la sua azienda può tranquillamente andare avanti senza di lei.

«Non era una battuta, è vero, basta avere le persone giuste nei posti giusti: mio figlio Daniele e sua moglie Francesca si occupano degli acquisti delle materie prime, mia figlia Roberta del recupero crediti, delle iniziative nel sociale e della parte immobiliare con suo marito Stefano. Sì! abbiamo anche quest’attività che ci dà molte soddisfazioni. Mio fratello Guglielmo è alla produzione coadiuvato da validissimi ragazzi (fra i tanti nomi che Faraotti ha elencato mi è rimasto impresso quello di Giovanni detto Titino che pur di seguirlo nella nuova avventura «non ci pensò due volte a lasciare la Carbon», ndr). Poi ci sono Cristiano Fioravanti che è il nostro responsabile del personale, il dottor Alfredo Sperandio che segue fin dalla nascita della Fainplast tutta la parte finanziaria-amministrativa e il dottor Vladimiro Fratini che segue la ricerca. Ecco, anche di questo sono particolarmente orgoglioso: dopo aver inserito alcune professioni necessarie per ottimizzare varie attività che sino alla fine degli anni duemila avevo svolto da solo, oggi posso dire che ci siamo organizzati in modo che la catena di lavoro e tutti gli ingranaggi siano al proprio posto. La nostra forza è il lavoro di squadra».

C’è quasi tutta la famiglia a lavorare con lei: mancano solo i cinque nipoti e sua moglie…

«I nipoti hanno dai 7 ai 15 anni e devono studiare (risata, ndr). Mia moglie Gigliola è la nostra forza: lo è per me, per i nostri figli e per tutti i nostri collaboratori verso i quali ha sempre parole di stima e incoraggiamento. E poi ci allieta ogni mattina quando viene a prendere il caffè con noi».


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