Rianimazione del “Mazzoni”:
«Ci sono posti letto inutilizzati»
La replica: «Disponibili
in caso di emergenza»

ASCOLI - Utenti riferiscono di essere stati trasferiti in strutture del nord delle Marche, nonostante le due nuove postazioni ultimate a gennaio. A spiegare la situazione il direttore del presidio unico ospedaliero dell'Area Vasta 5, Giancarlo Viviani: «Il ritorno alla normalità non è così facile»
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di Luca Capponi e Maria Nerina Galiè

Gli ospedali del Piceno si stanno svuotando dai pazienti Covid ed ora si preparano alla prossima sfida: il ritorno alla normalità dei reparti convertiti e di quelli ridimensionati, alle porte dell’estate con le ferie da concedere al personale duramente provato e mai in eccesso, nel mezzo di un’imponente campagna vaccinale.

L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli

«Ci sono posti letto pronti per essere utilizzati ma manca il personale, per questo siamo stati costretti ad “emigrare” nelle strutture del nord. Ci chiediamo, perché? Si parla di investire sulla sanità, soprattutto per evitare situazioni di emergenza come accaduto nell’ultimo anno e mezzo…ma poi?».

La segnalazione arriva dall’ospedale “Mazzoni” di Ascoli. Il problema, secondo alcuni utenti, riguarderebbe i posti letto ultimati lo scorso gennaio, costati svariate migliaia di euro e collocati nel reparto di Rianimazione, che si vanno aggiungere agli 8 già presenti.

«Dal “Mazzoni” – raccontano – ci hanno detto che a causa della mancanza di personale (occorrerebbero infermieri in più per attivare le due nuove postazioni) non c’era posto per il ricovero. Ci sembra una situazione paradossale, con due posti letto nuovi ma impossibili da sfruttare. Soprattutto dopo che per mesi si è parlato di investimenti e potenziamento del comparto sanitario, le cui lacune sono state messe a nudo dal Covid».

Il dottor Giancarlo Viviani

A spiegare come stanno le cose è il dottor Giancarlo Viviani, direttore facente funzione del presidio unico ospedaliero dell’Area Vasta 5: «Dopo la conversione di alcuni reparti a Covid, adesso ci aspetta il percorso contrario. E ci sono le ferie che il personale deve assolutamente fare. E i vaccini da somministrare. Abbiamo fronteggiato i momenti più critici della richiesta di ospedalizzazione, anche implementando posti letto che all’occorrenza sono stati utilizzati, compresi i 2 posti aggiuntivi della Rianimazione di Ascoli».

«Quei due posti però – continua il direttore – sono distaccati dagli altri 8 del reparto e sono di semi intensiva, utilizzabili anche per la intensiva. Ma la loro attivazione non avviene in regime ordinario. Sono stati realizzati, usati e rimasti a disposizione, appunto, nell’emergenza pandemica.

In caso di necessità, se gli 8 posti di Ascoli ed i 5 di San Benedetto sono occupati, ci si rivolge alla rete regionale. Stessa cosa per pazienti che hanno bisogno di cure specifiche, che vengono centralizzati a Marche Nord (Pesaro) o al “Torrette” per motivi clinici». 

Viviani non nasconde le difficoltà legate alla gestione dell’emergenza sanitaria, che ha messo sotto stress i reparti adibiti alla cura dei contagiati ma anche quelli rimasti “puliti”.

Il reparto di Rianimazione di Ascoli è stato uno di quelli più impegnati sul fronte della lotta al virus, agendo spesso di supporto agli ospedali di San Benedetto, Fermo e Macerata e, al contempo, gestendo tutti i casi extra Covid che hanno continuato a richiedere cure e assistenza.

Il medesimo reparto al “Madonna del Soccorso” di San Benedetto, 8 posti più 4 ricavati ed utilizzati tutti nell’emergenza, ha assistito i pazienti Covid più gravi anche provenienti da altre Aree Vaste. Al momento è rimasto un solo ricoverato e 5 degli 8 posti sono tornati “puliti”. Non ci torneranno tutti per adesso.

Secondo il piano pandemico regionale, 3 dei posti di Rianimazione di San Benedetto rimarranno punto di riferimento per le Marche sud in caso di recrudescenza, insieme con 19 posti al “Murri” di Fermo per ricoveri ordinari ed ai 14 del Covid Center di Civitanova dotato di Rianimazione, semi intensiva e reparto ordinario.

 

 


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