Covid e infortuni sul lavoro,
Bianchini (Uil Ascoli): «Insistere
su prevenzione e rispetto delle normative»

ASCOLI - L’esperto in sicurezza sul lavoro della Uil di Ascoli commenta i dati dell’ultimo report dell’Inail. In ambito regionale è il Piceno a far registrare il maggior incremento di denunce, con un 2,2% in più rispetto all’ultima panoramica
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Dal gennaio 2020 al 31 maggio 2021 nelle Marche sono state registrate dall’Inail 4204 denunce di infortunio sul lavoro, di cui 273 nella provincia di Ascoli – 6,56% del dato regionale, quello di minore incidenza tra i capoluoghi della nostra regione.

Ad annunciarlo è Franco Bettoni, presidente Inail, che nei giorni scorsi ha illustrato la situazione relativa a infortuni e malattie professionali relativi al 2020, con un particolare approfondimento sulle segnalazioni relative ai contagi da Coronavirus.

Rispetto al 30 aprile 2021, a livello regionale le denunce di infortunio sul lavoro da Covid sono aumentate di 52 casi (+1,3%), 22 dei quali segnalati a maggio, 18 ad aprile, 8 a marzo, 1 a febbraio e 3 a gennaio 2021. L’aumento ha riguardato tutte le province, ma più intensamente in termini relativi quella di Fermo e Macerata e Ascoli, che ha fatto registrare il maggiore incremento (2,2%) rispetto all’ultima panoramica.

Nella nostra provincia sono state 108 le denunce relative a lavoratori della fascia compresa tra 35 e 49 anni, mentre 122 casi hanno coinvolto gli over 50 fino ai 64 anni di età, con gli eventi mortali che sono incrementati di un caso, l’unico registrato nell’ultimo mese preso in considerazione.

Per quanto riguarda la composizione professionale a livello regionale, è interessante notare come all’interno della categoria dei tecnici della salute gli infermieri rappresentino l’87% dei casi, mentre tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari il 44% è ausiliario ospedaliero, il 19% portantino e il 15% bidello; con un 12% relativo agli inservienti in casa di riposo e un 9% di inservienti in ospedale.

Tra le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati, invece, il 69% è rappresentato dagli operatori socioassistenziali, il 10% dalle badanti e il 7% dagli assistenti domiciliari.

Per quanto riguarda invece le attività economiche, su scala regionale la gestione industria e servizi registra il 96,5% delle denunce. Seguono poi, a grande distanza, la gestione per conto dello Stato (2,8%), l’agricoltura (0,4%) e la navigazione (0,3%). Come prevedibile, il 43,0% delle denunce ha a che fare con la sanità e l’assistenza sociale; in particolare, l’assistenza sanitaria si assesta al 47% dei casi, i servizi di assistenza sociale non residenziale al 28% e l’assistenza sociale residenziale al 25%.

Sempre a livello regionale, il settore trasporto e magazzinaggio fa registrare il 5,4% delle denunce, mentre il comparto manifatturiero si ferma al 2%. C’è spazio anche per i dipendenti della pubblica amministrazione, con un 1,8% di cui circa un quarto dei casi riguarda il personale dei vigili urbani.

«Purtroppo la pandemia presenta ancora problemi e decessi – commenta Guido Bianchini, esperto in sicurezza sul lavoro della Uil di Ascoli -. Sono diverse le azioni portate avanti e gli accordi stretti tra le parti sociali per salvaguardare lavoratori e aziende. 

Dopo un breve periodo in cui la pandemia ha allentato, seppur lievemente, la presa consentendo la ripresa più o meno regolare tutte le attività lavorative, l’arrivo della variante Delta ha rimesso tutto in discussione. 

Per il nostro Paese – prosegue – resta prioritaria la ripartenza, ma dovrà necessariamente essere accompagnata con grande attenzione dalle misure di prevenzione e protezione e del rispetto della normativa, perché un lavoratore che esce di casa per andare a lavorare ha tutto il diritto di tornarci: la vita delle persone è un valore collettivo superiore al profitto. 

Inoltre – conclude – sarà importante portare avanti un’ampia e capillare campagna di vaccinazione che possa convincere tutti gli indecisi e contribuire attivamente alla ripresa economica del Paese».


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