Don Francesco Simeone
La pandemia ha rappresentato un momento difficile per i ricoverati, non solo Covid, nelle strutture sanitarie. L’impossibilità di ricevere visite dei familiari per oltre un anno e mezzo ha aggiunto alla malattia il dolore della solitudine e della paura.
Unico conforto all’ospedale “Mazzoni”, per molti, le parole del cappellano don Francesco Simeone, insieme con le sue celebrazioni, quando possibili. Il sacerdote inoltre, durante l’emergenza, ha rappresentato un punto di riferimento anche per i parenti dei pazienti.
Ben presto infatti le 18 ore per cui il religioso era stato assunto, con contratto co.co.co a tempo determinato – in ragione di una convenzione nel 2019 con la Curia vescovile di Ascoli – si sono rivelate insufficienti a soddisfare tutte le richieste, di pazienti e familiari.
Già a maggio 2020, la direzione di Area Vasta 5 aveva allargato il contratto a 25 ore settimanali che diventeranno 36 dall’ 1 settembre prossimo.
La domanda è stata fatta da don Simeone “al fine di poter garantire in ogni momento della giornata le numerose richieste di intervento presso i vari reparti e servizi ospedalieri, camera mortuaria, gestione delle visite e parenti nella fase terminale, dei pazienti ricoverati e, in questo momento di emergenza sanitaria, impegnato anche nel facilitare i collegamenti tra i pazienti ricoverati con le loro famiglie”.
La richiesta è stata accolta per 36, ottenendo il parere favorevole del dottor Giancarlo Viviani, direttore del presidio unico ospedaliero dell’Area Vasta 5, anche in base ai parametri regionali per posti letto.
m.n.g.
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