Braccianti sfruttati: in sette nei guai per caporalato

LA PROCURA di Ancona ha condotto l'inchiesta che coinvolge, a vario titolo, sette persone tra autisti, e titolari o gestori di imprese. I fatti sono avvenuti a Cingoli (Macerata) e Cupramontana (Ancona)
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di Gianluca Ginella

Caporalato, chiuse le indagini per sette persone che sono accusate di aver sfruttato il lavoro di braccianti agricoli che venivano impiegati nelle campagne, in particolare a Cingoli e Cupramontana.

Le indagini sono state condotte dalla procura di Ancona a firma del sostituto Rosario Lioniello. Nei guai sei pakistani e una donna di Cupramontana. Le accuse si dividono in base ai ruoli che gli indagati avrebbero avuto. Due di loro, Muhammad Arfan, 41 anni, e Abdul Sattar, 35, sono accusati, il primo come titolare di una azienda individuale con sede a Cupramontana, il secondo come autista impiegato nel trasporto dei braccianti, di aver ingaggiato manodopera che sarebbe poi stata impiegata con retribuzioni ritenute dalla procura palesemente difformi dalle previsioni dei contratti collettivi nazionali, con la reiterata violazione della normativa in materia di orari di lavoro e ferie, l’inosservanza delle prescrizioni in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, prosegue l’accusa, i lavoratori sarebbero stati alloggiati in condizioni degradanti. L’accusa contesta agli indagati di aver ospitato ciascuno più di tre lavoratori. I fatti sarebbero avvenuti dall’agosto del 2019.

Sempre nello stesso periodo, ad altri quattro indagati, Hanif Muhammad, 43 anni, Bashir Muhammad, 54, Salam Bashir Muhammad, 22, Muhammad Ismail, 42, viene contestato: al primo come amministratore di fatto della società cooperativa agricola Il Girasole di Serra de’ Conti, e agli altri tre quali autisti che si occupavano del trasporto dei braccianti, di avere reclutato lavoratori allo scopo di destinarli in altre aziende in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori.

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L’avvocato Alessandro Marcolini

I braccianti ricevevano retribuzioni non conformi ai contratti collettivi nazionali, inoltre anche in questo caso non sarebbero state rispettate le norme su orario di lavoro, ferie e quelle su igiene e sicurezza sui luoghi di lavoro. Anche loro sono accusati di aver reclutato ciascuno più di tre lavoratori.

Infine Maria Zenobia Sassaroli, 59 anni, e a Hanif Muhammad, sono accusati, la prima come titolare di una azienda omonima, il secondo come amministratore di fatto della cooperativa Il Girasole, di avere utilizzato i braccianti che figuravano forniti alla ditta di Sassaroli dalla cooperativa di Muhammad, mentre, dice l’accusa, avrebbero simulato delle finte assunzioni in quanto i lavoratori continuavano ad essere gestiti dalla cooperativa e in condizioni di sfruttamento.

Inoltre venivano ospitati, in situazioni alloggiative degradati, sostiene la procura, in immobili di Cupramontana di proprietà di Sassaroli. Le indagini si sono chiuse nei giorni scorsi, ora i legali degli indagati, quattro dei quali assistiti dagli avvocati Alessandro Marcolini e Caterina Fabbrizio, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensive. Gli indagati respingono gli addebiti.


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