Luca Traini scortato dalla Polizia Penitenziaria al funerale della madre
di Francesca Marsili
(foto di Fabio Falcioni)
Si è inginocchiato poggiando il capo sul feretro di sua madre in rigoroso silenzio per darle l’ultimo saluto, quello più intimo, prima di essere ricondotto nel carcere anconetano di Montacuto. Un dolore composto quello di Luca Traini, il 31enne di Tolentino condannato a dodici anni in Cassazione per il folle raid razzista del 2018 a Macerata al quale è stato concesso il permesso di assistere questo pomeriggio al funerale di sua madre Luisa Scisciani, ex impiegata dell’Agenzia delle Entrate in pensione da tempo e deceduta a soli 62 anni a seguito dell’aggravarsi della sua malattia.
Stretto attorno alla bara in un luttuoso abito nero, Luca Traini non ha mai smesso di tenere la mano di sua nonna materna Ada. Con l’altra, per tutta la durata della funzione religiosa che si è svolta nella chiesa dello Spirito Santo di Tolentino, ha cinto tenacemente a sé suo fratello Mirko. Tra i banchi, in rigoroso distanziamento, i parenti e gli amici che hanno voluto dimostrate affetto e vicinanza ai familiari.
Dal carcere di Montacuto, questa mattina, il trentunenne è stato condotto direttamente alla camera ardente dove – raccontano alcuni amici che si sono stretti attorno a lui descrivendolo come estremamente cambiato – «ha accarezzato il viso di sua madre e sistemato le corone fiori che arrivavano». Da qui, scortato dagli agenti della Penitenziaria, anticipando l’arrivo del feretro, è stato accompagnato in chiesa. Quella chiesa che è proprio di fronte alla sua abitazione di via Brodolini, a Tolentino, dalla quale partì la mattina del 3 febbraio di tre anni fa con la sua “Glock” carica in direzione Macerata per poi iniziare a sparare ferendo sei migranti, tra cui una donna.
Luisa Scisciani consumata lentamente e inesorabilmente dalla malattia che si era fatta sempre più aggressiva nell’ultimo periodo fino a spegnersi in un letto d’ospedale e che aveva portato Luca Traini a formulare negli ultimi tempi alcune richieste successivamente accordate dal giudice di sorveglianza per uscire dal carcere e farle visita.
Una cerimonia funebre ordinata, semplice. «Dobbiamo imparare dalla persona che andiamo a seppellire e capire cosa vogliamo fare da grandi – ha detto il parroco durante l’omelia funebre rivolgendosi ai due fratelli – vostra madre vi ha dato tanto e continuerà a prendersi cura di voi sebbene in modo diverso».
In tanti al termine del rito funebre si sono messi in fila per porgere le proprie condoglianze soprattutto a Luca Traini. Il più lungo è stato quello di una ragazza seduta in seconda fila, proprio dietro di lui. Un’amica speciale che spesso gli fa visita in carcere con la quale Luca Traini si è abbandonato ad un abbraccio durato diversi minuti prima di essere preso sottobraccio dagli agenti penitenziari e fatto salire a bordo del blindato per essere ricondotto in carcere.
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