Eleuteri e Di Pasquale con i premiati della prima fase del Festival
di Walter Luzi
Portare il cinema dove non c’è. E’ questa l’impegnativa mission del Fluvione Film Festival che si appresta, da domani 27 agosto al 4 settembre, a vivere la sua seconda fase. La rassegna internazionale di cinema, realizzata a cura dell’Associazione Educ-Arte e giunta alla sua undicesima edizione, ha già premiato infatti, a luglio, i migliori lavori pervenuti quest’anno per la sezione “Videoclip”.
Quindi, a settembre, nei giorni del 17, 18 e 19 settembre ci sarà il gran finale con le premiazioni delle ultime sezioni. «Portare avanti per undici anni consecutivi questa manifestazione – dice Francesco Eleuteri, condirettore artistico insieme a Pietro Albino Di Pasquale – è questo, già da solo, grandissimo risultato. Una continuità che è un patrimonio di cui siamo orgogliosi e che ci portiamo nel cuore. Il Fluvione Film Festival è riuscito a superare terremoti e pandemia. Anche lo scorso anno, sia pure in streaming, non si è fermato.
In undici anni siamo cresciuti moltissimo e continuiamo a ricevere lavori da tutto il mondo di altissimo livello. Basti dire che partecipano scuole di Cinema di New York, Parigi, Madrid, Berlino, Londra. Esiste poi da anni un rapporto molto proficuo con l’Iran, nato quasi per caso, ma che si sta sviluppando anno dopo anno».
Nasce nel 2010 in modo ”eroico”, per dirla con le parole di Francesco Eleuteri, questa singolare rassegna di cinema e cortometraggi, divisa in sei sezioni.
A Roccafluvione, da un’idea del vice sindaco Guido Ianni e di Giorgio Mancini che subito coinvolgono nel progetto l’attore romano originario di Montegallo.
Insieme sposano la causa di portare il cinema dove il cinema non c’è. E non c’è mai stato. «Proiettiamo infatti – prosegue Eleuteri – in luoghi non canonici. In mezzo a un prato, nel piazza di un paese terremotato, davanti a un lago, sotto una montagna.
Sarebbe stato facile portare la manifestazione in Piazza Arringo o in Piazza del Popolo ma ne avremmo tradito lo spirito. Le prime proiezioni le facemmo nella sala parrocchiale polifunzionale, o nell’ex asilo infantile e, prima ancora, nel centro anziani di Roccafluvione.
Capito perché si può definire una impresa “eroica”?
Partita in grande umiltà, la rassegna sta acquisendo, anno dopo anno, una sua dimensione importante nonostante “l’economia di guerra”, per dirla con le parole di Guido Ianni, con cui viene realizzata».
Cinque i comuni coinvolti, a cavallo di due parchi naturali, Roccafluvione, il capofila, Arquata, Acquasanta, Montegallo e Ascoli.
Regione Marche, Bim e Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli, i partners principali.
A luglio, la prima fase è stata ospitata da Acquasanta Terme, nel suggestivo scenario naturale de Lu vurghe, Montegallo, prima all’Agrimusicismo “Cantantonella” e poi nella nuova cittadella commerciale, luogo simbolo del post-sisma, e la meravigliosa location di Forcella.
Premiati, in quella occasione, dalla giuria presieduta da Ivan D’Antonio e Carmine Torchia, i lavori della sezione “Videoclip”. Ruby e Kinoi con “Barricades”, Davide Calvaresi con “Brodo”, e Francesca Olivi, con ”Diamante”.
Guest star Caterina Carone e Cristiano Nania.
A fine agosto, come detto, parte la seconda fase il 27 a Colleiano di Roccafluvione, il 28 a Spelonga di Arquata, il 29 a Ponte D’Arli, e il 4 settembre a Tronzano, nel comune di Ascoli, ma nel lembo più remoto del suo entroterra. Località sperduta ma non per questo meno ricca di fascino, sopra la frazione di Mozzano. Il 17 18 e 19 settembre poi ci saranno le serate finali a Roccafluvione, rispettivamente nelle frazioni di Vetoli e Agelli, dove saranno premiate le diverse categorie. Il teatro parrocchiale di Roccafluvione ospiterà invece finale e premiazioni della sezione “Opera prima di lungometraggio”.
Fuori concorso vedremo anche i lavori dei registi in giuria. La direzione artistica, che non percepisce compensi, ha selezionato i cinque lavori, fra i quasi cinquecento pervenuti, per ogni sezione da portare al vaglio della giuria.
«Anno di passaggio fondamentale – continua Eleuteri – questa prima edizione post pandemia. Che poteva tagliarci le gambe, ma l’abbiamo superata. Anzi speriamo di implementare sempre di più. Leghiamo il cinema al territorio. Le proiezioni sono sempre legate ad altre espressioni culturali, come mostre d’arte, laboratori di pittura, ceramica o fotografia, o iniziative ambientali, passeggiate, escursioni e installazioni artistiche itineranti, scoperte, o riscoperte, dei nostri luoghi.
Morfologicamente difficili da vivere, ma anche molto belli, che cerchiamo di valorizzare. I Sibillini, ad esempio, fanno parte integrante del Festival».
Soddisfazione nella soddisfazione. «Molti ragazzi del posto – conclude sempre Eleuteri – che abbiamo coinvolto nel progetto in questo decennio di attività, si sono avvicinati e, in qualche caso hanno poi scelto di studiare Cinema. Senza la nostra manifestazione non avrebbero mai avuto questa possibilità».
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