Da Ascoli alle sponde
del Guadalquivir:
approdo e partenza
della coraggiosa avventura
di Valerio Testoni

LA STORIA - Il 34enne ascolano ha aperto un ristorante italiano, insieme con l’amico e socio Massimo Varsallona, 39enne bolognese, nel porto turistico di Gelves. Un percorso iniziato 5 anni fa, durante i quali, come guidato da un "faro" nei momenti più difficili, il giovane ascolano ha trovato la sua strada
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Valerio Testoni e Massimo Varsallona

di Maria Nerina Galiè

Il porto è luogo di approdo ma anche di partenza. Racchiude il senso di entrambi “Il Piccolo Porto – Pizza e Ristò” che il 34enne ascolano, Valerio Testoni, ha aperto a Gelves, Siviglia, sulle sponde del Guadalquivir, insieme con Massimo Varsallona, bolognese di 39 anni.

Il locale è il punto di arrivo di un’avventura iniziata 5 anni, quando Valerio ha seguito il cuore, e continuata con coraggio anche dopo una tragedia. Perché tutto sembra essere stato guidato da un faro che, in ogni porto, indica la strada giusta ai navigatori.

Valerio conosce una ragazza spagnola, che è ad Ascoli per un progetto studio. Quando per lei arriva il tempo di ripartire, Valerio – sempre alla ricerca di nuovi stimoli – la segue nel paese andaluso, lasciando all’inizio un po’ di stucco, un po’ delusi, ma sempre pronti ad appoggiarlo, i genitori Ivana e Giacomo.

Il giovane trova subito lavoro a Siviglia in un ristorante. Inizia con ruoli più umili ma presto si fa apprezzare, mettendo a frutto i preziosi insegnamenti di mamma Ivana, che di cucina tradizionale ascolana, invidiata in tutto il mondo, non è tra le più profane.

L’intraprendente 34enne diventa responsabile della catena di 4 ristoranti e conosce Massimo Varsallona, il suo attuale socio e amico, allora collega fino a che Massimo non parte per farsi un’esperienza nell’arte culinaria, viaggiando tra la Thailandia e l’Irlanda.

Si sono trovati subito, Valerio che continua a seguire la via del cuore e Massimo che per 20 anni ha fatto il saldatore. «Ha lasciato l’officina… per la cucina. E soddisfatto così una sua grande passione», ricorda Valerio che aggiunge: «Ci eravamo detti: un giorno faremo qualcosa insieme».

E quel giorno è arrivato, senza clamori – «in Spagna si usa così», sono ancora le parole di Valerio –  ma con un gran consenso da parte dell’utenza che dai primi giorni ha apprezzato le particolarità della cucina di Valerio e Massimo. Parliamo di pizza – «alla carbonara vera, non come la intendono qui» – ma anche lasagne, cannelloni, fritto misto all’ascolana e le immancabili olive. Le materie prime provengono rigorosamente dall’Italia. «Ma le pietanze sono offerte pure come tapas – spiega il cuoco – cioè in piccole porzioni di tutto in un unico piatto».

«Ci manca solo la pasta nel menù – precisa – ma ci stiamo organizzando. Per questo abbiamo “azzoppato” il nome al locale, che si chiama “Il Piccolo Porto – Pizza e Ristò” e non “Ristorante”».

Ma il percorso per arrivarci non è stato facile né programmato. Anzi, tutto sembra accaduto secondo un disegno che, per primo, ad esserne rimasto quasi stupito, è stato lo stesso Valerio. Che si è lasciato guidare. 

Mentre la sua vita di Valerio in Spagna, nei primi anni, va avanti tra lavoro e storia d’amore, ad Ascoli l’ascia della cieca sorte si abbatte sulla sua famiglia: a febbraio 2019 papà Giacomo muore per le tragiche conseguenze di un’influenza.

Valerio, la moglie Ivana e l’altra figlia Cristina, nel frattempo diventata mamma di due splendidi gemelli, non si danno pace, così come i tanti parenti e amici che hanno amato e stimato Giacomo.

La barca “Giacomo I”

E strano a dirlo, ma proprio dalla più grande delle prove, arriva un segno: a ottobre dello stesso anno Valerio s’imbatte in un’imbarcazione, al porto turistico di Gelves, sul punto di essere rottamata, e che risveglia in lui la passione per la navigazione che gli hanno infuso suo padre Giacomo – per anni sulle piattaforme marittime di tutta Europa- ed il nonno paterno, Primo, cuoco sulle barche da pesca di San Benedetto.

Il 34enne ascolano compra la barca e la ristruttura con le sue mani, chiamandola – non avrebbe potuto fare altrimenti – “Giacomo I” e che ora ormeggia nel porto di Gelves, tra le navi da crociera e gli yacht che attraccano al porto turistico, lungo il grande fiume navigabile che Colombo solcava per portare oro e spezie, dal nuovo continente al re di Spagna.

Gelves, un luogo ormai diventato caro a Valerio, dove grazie alla barca ha superato il momento difficile, personale e legato all’emergenza Covid, che nel frattempo aveva fermato la vita ed il lavoro di tutti, gli ha teso ancora la mano.

A ottobre 2020 si accorge di un locale, adatto ad ospitare un ristorante: «Potrebbe aver fortuna visto il posto di grande passaggio», pensa Valerio. Dal vederlo a chiamare l’amico Massimo, che aveva dovuto interrompere il suo tour a caccia di ricette internazionali a causa della pandemia, è stato un attimo.

Massimo non se l’è fatto ripetere due volte. Insieme, i due ragazzi si sono rimboccati le maniche e hanno ristrutturato il locale: 7  mesi di duro lavoro non privo di ostacoli ed incognite, compresi i ritardi dovuti alla burocrazia.

Ma Valerio e Massimo non si sono mai persi d’animo e finalmente sono arrivate tutte le autorizzazioni. Sono partiti per la nuova impresa. Se il buon giorno si vede dal mattino, il lavoro sarà duro e tanto, ma di certo i ragazzi avranno belle soddisfazioni. E nei momenti critici, la luce che li ha portati fin lì, continuerà ad essere di conforto e guida.

 


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