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Le origini delle due città

PRIMA puntata della rubrica di Cronache Picene "Ascoli e Sambenedettese, un secolo di rivalità". Storie di sport, ma non solo
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Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Oltre alla rivalità sportiva, talvolta becera, c’è di più. Ci sono realtà figlie di passati gloriosi, che ai due centri hanno conferito prestigio. Ci sono state persone, popoli, storie e culture diverse, di pari dignità, separate solo da una manciata di chilometri, da conoscere, raccontare e tramandare. Accomunate, tutte, da un “eroismo” straordinario, che nessun astio, fazioso e municipalistico, può e deve cancellare. Di cui andare, tutti insieme, indistintamente, orgogliosi. L’amore cieco e sordo per il proprio campanile, il fanatismo che, in ogni campo, tutto avvelena, rischiano di farci ignorare, sia sotto il Torrione che in Piazza del Popolo, il meglio che, su entrambe le sponde, nei più diversi campi, con valore, sacrificio e abnegazione, durante lo scorrere degli ultimi secoli le nostre genti sono riuscite a costruire. A puntate, su Cronache Picene, racconteremo senza presunzione la Storia dei due centri. Sportiva e non. Scritta dai grandi personaggi del passato, soprattutto quelli meno celebri, da tramandare ai più giovani, e ai posteri, spesso ignari. Attraverso le glorie e le infamie, i fasti e le tragedie. Le pagine più esaltanti e i giorni più neri. Senza partigianerie e autoincensamenti di sorta. Senza sconti, che la Storia non può concedere a nessuno. Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Non più cugine invidiose e malevoli. Ma sorelle unite. E regine, entrambe, del Piceno e delle Marche. Non solo sui campi di calcio.

 

PUNTATA n. 1

 

Quando sono iniziati i derby fra Ascoli e Sambenedettese? Noi parleremo con piacere delle loro lunghe e gloriose storie sportive, ma non vogliamo parlare solo di pallone. Bensì di tutta la vita, di due città e di due popoli, in ogni
campo. Per cominciare, meglio sarebbe interrogarsi, prima, sulle loro origini, e sulla lunga catena di avvenimenti succedutisi nei secoli nei due centri. Sui personaggi, storici e non, magari quelli poco conosciuti, o meno celebrati, ma che ne hanno contraddistinto la vita e la crescita, che hanno conferito ad essi lustro.

Cicerone scrisse di Castrum Truentinum nel 49 a.C.

Vi racconteremo le loro storie in umiltà. Senza la presunzione di accreditarci come storici. Solo per la curiosità, ma anche per la soddisfazione, di saperne un pò di più, di entrambe le sponde. Per scrostarci di dosso, usando le parole scherzose del mio grande amico e maestro Bruno Ferretti, un pò della nostra ignoranza. Sapere chi siamo, e da dove veniamo.

Sapere quello che i nostri avi sono stati, e sono stati capaci di fare, possono aiutarci a capire meglio dove affondano le nostre radici. E dove nascono le differenze. Ci faranno apprezzare di più le nostre grandezze, ma anche, soprattutto, quelle degli altri. Noi e loro, da qualunque lato si guardi. Divisi. Non si sa bene da cosa. Avversari. Nemici, si sarebbe detto in altre epoche. Da combattere. Da odiare persino, senza un vero perchè. Ma in fondo la stessa gente, figli della stessa terra. Il Piceno. Piceni gente guerriera e amante della propria indipendenza. Nei corredi funerari maschili sono state sempre ritrovate lance, spade e pugnali.

San Benedetto Martire

Le leggende narrano che San Benedetto sia nata da un insediamento dell’antico popolo dei Liburni, provenienti dall’Illiria. Ascoli da una migrazione forse dei Pelasgi, o Illiri, o Ausoni, più probabilmente da Sabini migrati oltre gli Appennini durante i loro ver sacrum, guidati da un picchio, uccello sacro a Marte, milleseicento anni prima della fondazione di Roma. Dietro al vecchio detto ascolano “Quando Ascoli era Ascoli, Roma era pascoli” che sprizza, a prima vista, solo cieco orgoglio campanilista, in effetti c’è del vero. Certo è che Roma ne chiede l’alleanza, trecento anni prima della nascita di Cristo, nella terza guerra sannitica.

Asculum diventerà, nei decenni successivi, civitas foederata, pur conservando una parziale autonomia. Dopo aver capeggiato la guerra sociale contro Roma, Asculum si arrenderà alle legioni romane di Pompeo Strabone solo nell’89. a.C. Dieci anni prima, di Truentum, abitato alla foce del Tronto, aveva scritto Plinio. Quarant’anni dopo sarà invece un personaggio storico di primo piano, Cicerone, a parlare, per la prima volta, di quella che diventerà San Benedetto, riferendo del passaggio di Giulio Cesare, da Castrum Truentinum, alla foce del fiume Tronto.

Piccolo villaggio, poco più di un accampamento fortificato, primo embrione da cui nascerà, quasi un millennio dopo Plebs Sancti Benedicti in Albula, importante punto di approdo, di cui si ha ufficialmente notizia in scritti del 998
d.C.. Ascoli dal canto suo già divenuta Municipium romano conoscerà in quell’ultimo secolo prima della nascita di Cristo, soprattutto sotto il principato di Augusto, un grande sviluppo. Un periodo d’oro che la ricolloca nel suo
antico ruolo di caput gentium del Piceno meridionale. Anche le storie dei due rispettivi santi patroni, entrambi martirizzati per la loro fede cristiana, accomunano le cittadine di San Benedetto del Tronto e Ascoli Piceno.

Uno dei primi stemmi di Ascoli

L’effige dell’omonimo santo figura addirittura sullo stemma comunale della prima. Benedetto che pare vestisse di rosso e di blu, poi diventati i colori del Comune, e le cui reliquie sono custodite nella chiesa abbaziale, al
centro del Paese Alto. Qui sorgeva la prima Pieve cittadina, luogo di culto, e nucleo originario più antico della moderna cittadina che nascerà, e che a questo santo vorrà dedicare il suo nome. Era un legionario della guarnigione
romana Benedetto, vittima della feroce persecuzione dell’imperatore Diocleziano. Non volle abiurare la sua fede cristiana neppure davanti alla mannaia, e venne decapitato il 13 ottobre del 304 d.C. sul greto del torrente
Menocchia, dalle parti di Cupramarittima. La leggenda narra che il suo corpo fu trasportato dalla corrente fino al mare, e quindi sulla spiaggia a pochi chilometri di distanza, dove venne recuperato da contadini e sepolto sul
promontorio antistante quel tratto di mare.

Corredo funerario piceno

Il mare. Anche la storia, e la venerazione del santo martire e patrono, nascono dal mare, e proprio al mare, tutta la vita e la prosperità di San Benedetto saranno per sempre, indissolubilmente, legate. Più o meno nello stesso periodo (303 o 309 d.C) si consuma anche il martirio di Sant’Emidio da Treviri, venerato patrono della diocesi di Ascoli Piceno. Già predicatore e miracoloso guaritore, era diventato vescovo di Ascoli, città quasi completamente pagana, nel 300 d.C. La conversione al Cristianesimo, fra le tante operate in città, di Polisia, giovane fanciulla figlia del prefetto romano Polimio, dal santo battezzata nelle acque del fiume Tronto, gli costò il martirio. Dopo la decapitazione, raccolse la sua testa e camminò fino al sepolcro. A distanza di oltre millesettecento anni Sant’Emidio è sempre amatissimo, e spesso invocato perchè santo protettore dai terremoti, piuttosto frequenti, purtroppo anche tragicamente nel recente passato, dalle nostre
parti.

(continua)

 

Resti del Teatro Romano di Ascoli


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