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Andrea Celani, dal Piceno a Los Angeles nel segno della chitarra: «Il mio sogno è diventato realtà»

MUSICA - Il giovane ascolano alla conquista degli States, in studio col producer multiplatino Chasethemoney: «Ho iniziato a 11 anni col basso, spinto da mia madre. Fondamentale l'incontro col docente Luca Maurizi, lì ho capito che potevo provare. Partire è stata una scelta ponderata, anche se difficile. A causa del Covid ho pensato di mollare, ora ringrazio chi mi è stato vicino». Galeotto fu un videoclip dei Blink 182
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di Luca Capponi 

 

Un sogno che diventa realtà. Nel segno della musica. Fatale, in senso buono, il “polverone” che ha ispirato Andrea Celani fin da ragazzino. Prima i video dei Blink 182 su Mtv. Poi i mostri sacri Jimi Hendrix e Steve Ray Vaughan. Direzione Los Angeles, California.

Andrea Celani

La storia di Andrea, trentenne ascolano, parte dalle cento torri e arriva fino agli Stati Uniti. Nonostante Covid, difficoltà del caso e…comprensibile nostalgia per la terra di origine. Ad oggi il ragazzo e la sua inseparabile chitarra lavorano negli studi di registrazione di fianco, tra gli altri, al producer multiplatino Chasethemoney ed alla star emergente Pardyalone. 

Da dove ha iniziato, e come è arrivato a vivere e lavorare in America, è lo stesso musicista a raccontarlo.

«A 11 anni mia madre mi portò in una scuola ed optai per il basso -spiega Andrea-. Fu mio zio, che era un grande ascoltatore di musica, a suggerirmi di provare con la chitarra. Ho iniziato così, mollando poco dopo per dedicarmi al calcio. Mi riappassionai solo dopo che alcuni amici mi invitarono a suonare in una band, ricominciando a prendere lezioni seriamente fino all’età di 24 anni, quando conobbi Luca Maurizi, musicista ascolano diplomato al Berklee College of Music di Boston, una delle scuole più prestigiose del mondo».

Uno di quegli incontri che possono ben definirsi spartiacque. E che a volte, nella vita, direzionano o meno certe scelte.

«Luca mi ha cambiato totalmente, mi ha reso più professionale, ha colmato le lacune che avevo portandomi a una crescita estrema -conferma-. È stato lui a consigliarmi, a dirmi che il mio modo di suonare poteva funzionare negli Usa molto più che in Italia, lui che aveva fatto innumerevoli esperienze in loco. Stando a contatto con Luca ho capito che quello che era solo un mio sogno poteva divenire reale».

«Se ripenso a quando ero bambino, però -sorride Andrea- ricordo bene che volevo essere come i Blink 182: sono stati loro la mia ispirazione. Da piccolo devi avere qualcosa per comunicare ed ho subito trovato nella musica la mia strada. Ora ascolto di tutto, ma l’ispirazione fu quella, insieme a Hendrix e Ray Vaughan per la chitarra, sembra un “polverone musicale” ma è così».

Insomma, arrivano le prime band con gli amici, le prove nei fondaci, i primi live in città (dal “Music Hope” alla notte bianca passando per il Color Festival) svariando dal metal al punk. Fino alla “scintilla” americana.

«Una scelta che ho ponderato bene -riflette Andrea-. Ero convinto, l’ho valutata, ma c’era comunque un problema di natura economica perché l’America è un paese che costa: ho scelto di lavorare per tre anni, studiare e poi partire, anche se un po’ di rischio dal punto di vista delle relazioni è rimasto sempre. Senza contare che appena sei mesi dopo il mio arrivo è scoppiata la pandemia da Covid e sono stato costretto a rientrare in Italia per tre mesi. Per fortuna avevo già creato delle connessioni ma ho avuto un momento di smarrimento, temendo di dover mollare. Ho pensato però ai miei sforzi e a quelli dei miei cari, così appena ho avuto la possibilità sono tornato a Los Angeles. Fortunatamente questo approccio mi ha dato ancora più spinta. Tornando qui non c’erano molti musicisti perché la gran parte se ne era andata, quindi è stato anche un po’ più semplice lavorare all’interno degli studi».

In uno scatto di Alessio Panichi

Dopo aver frequentato con successo la prestigiosa Accademia della Musica di Los Angeles, specializzandosi nel corso di chitarra elettrica con brillanti voti, ha iniziato a collaborare con diversi musicisti del circuito californiano. 

«Ho suonato pochissimo dal vivo, però lavoro negli studi creando molti contatti -conferma il ragazzo-. Attualmente sono nel team di lavoro di un nome culto dell’hip hop come Chasethemoney, produttore per J Cole, Ski Mask The Slump God: con lui do vita a loop e giri di chitarra, mi sono dovuto adattare a suonare meno creando melodie orecchiabili ma allo stesso tempo ricercate. All’inizio entrare in questa ottica è stata dura, quando l’ho capito mi hanno accettato subito ed ora va bene. Collaboro anche con Pardyalone, emergente più sul versante commerciale stile Justin Bieber. Appena avrò la certezza di rimanere con un nuovo visto vorrei concentrarmi anche sulle mie cose. Ho in mente di sviluppare un progetto di artworks con musica abbinata».

«Cerco di tornare in Italia ogni 6-9 mesi, non sono il tipo di persona che una volta partito respinge la terra di origine, anzi -ribadisce Andrea-. Per me Ascoli è la città numero uno, anche e soprattutto per la qualità della vita, uno se ne rende conto soprattutto quando si trova a vivere fuori. Los Angeles è una grande città ideale per spunti e connessioni, ma qui la vita non è molto tranquilla. L’obiettivo è di restare qualche altro anno, tornare a casa e spostarmi solo per lavoro, nei miei piani c’è sempre Ascoli, anche se non nel breve».

«Non nascondo che si tratta di un’esperienza per certi versi molto dura, spesso ci sono persone che non sono dalla tua parte quando fai una scelta del genere ma se ho potuto farla devo dire grazie ai pochi che mi sono stati vicino -conclude-.  Mi riferisco principalmente a mia madre, con la famiglia che mi ha sostenuto in tutto, ma anche agli amici che mi hanno dato forza nei momenti duri e al mio insegnante Maurizi: se non fosse stato per lui probabilmente non sarei mai partito».

 

 


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