Giornata nazionale del personale sanitario: silenzio assordante di istituzioni e politica nel Piceno

ASCOLI - La ricorrenza, istituita due anni fa, per onorare il lavoro, l'impegno, la professionalità e il sacrificio di chi ha fronteggiato il Covid, è trascorsa senza che nessuno, a livello locale, spendesse una parola per queste persone
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di Maria Nerina Galiè

 

«Oggi è, pertanto, occasione per me e per tutto il popolo italiano di rendere omaggio all’impegno del personale sanitario e del volontariato e di unirci nel ricordo, grato e doloroso, di quanti hanno pagato con l’estremo sacrificio la propria inclinazione all’altruismo»: sono le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della seconda “Giornata nazionale dei professionisti sanitari, sociosanitari, socioassistenziali e del volontariato”.

 

Anche Papa Francesco, all’Angelus, ha avuto un pensiero per «l’eroico personale sanitario, che ha dimostrato la sua eroicità al tempo del Covid ma rimane l’eroicità tutti i giorni. Ai nostri medici, infermiere e infermieri un applauso e un grazie grande».

 

Laconico e di circostanza il post del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli: «Oggi è la Giornata Nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, da due anni in prima linea nella lotta alla pandemia. Fin dai primi momenti, pieni di incertezza e di paura, senza risparmiarsi, con grande impegno, professionalità e sacrificio, sono stati determinanti per assicurare assistenza alla popolazione. A tutti loro vanno la nostra riconoscenza e la gratitudine».

 

Nemmeno quello, da parte dell’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini.

 

Un silenzio assordante, invece, si è levato nel Piceno, sia da parte delle istituzioni che della politica, forse troppo presa a tirarsi la coperta nell’orami atavica “battaglia” tra Ascoli e San Benedetto, stavolta incentrata su chi avrà più soldi per rinnovare gli ospedali, o farne di nuovi. Persino l’arena dei social, oggi, è rimasta muta sull’argomento, mentre di solito viene rimpinzata di post altisonanti, per scatenare consensi e commenti, con i quali soddisfare l’auto compiacimento.

 

Nemmeno un riferimento dai sindaci delle città sedi degli ospedali, Marco Fioravanti di Ascoli e Antonio Spazzafumo di San Benedetto. E neppure dal direttore di Area Vasta 5 Massimo Esposito.

 

Ospedali nuovi o rinnovati, servizi potenziati, macchinari di ultima generazione. E’ indubbio che il Piceno ne ha un gran bisogno. Ma chi animerà tutto questo? Chi riempirà i reparti e le sale operatorie di successi? Chi salverà vite nei pronto soccorso tecnologicamente avanzati? Chi ci sarà ad accogliere i pazienti e dare loro conforto, oltre che cure, nelle strutture territoriali?

Saranno loro, medici, infermieri, oss, volontari, ora stremati da due anni di pandemia, rimasti isolati per mesi da una vita normale, al fine di arginare il contagio nei momenti di maggiore diffusione del virus e di richieste di cure mediche e ospedaliere, costretti a ritmi di lavoro disumani e sacrifici enormi, correndo rischi più di altri. Vogliamo parlare dei vaccini che hanno richiesto un impegno enorme, per organizzare il servizio come per infilzare l’aghetto o registrare scartoffie? Chi ha svolto quella mole di lavoro? Oppure è il caso di ricordare chi non ha mai smesso di correre per le strade, dritte o storte, per soccorrere i cittadini in difficoltà, in qualsiasi luogo, condizione e stato di “contagio”?

 

Saranno loro, ma in numero insufficiente per coprire turni e prestazioni. Adesso, la parola che ricorre come una litania è “la grave carenza di personale”.

 

Era il 20 febbraio 2020 quando fu conclamato il primo paziente Covid, a Codogno. Ecco perché è quella di oggi la data scelta come “momento per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, nel corso della pandemia da Coronavirus nell’anno 2020”.

 

Da quel giorno tante cose sono cambiate. Infatti queste persone a cui oggi nessuno ha detto pubblicamente grazie nel Piceno, sono stati chiamati “eroi” e “angeli” nelle fasi più drammatiche della pandemia. Le stesse, qualche settimana fa,  sono dovute scendere in piazza per farsi pagare lo stipendio per intero.

 


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