di Luca Capponi
«Veniamo da due anni di pandemia in cui il nostro settore è stati quasi del tutto azzerato. Ora che c’è voglia di svago e socialità, torniamo di nuovo punto e a capo con questi aumenti del gasolio, a causa di cui rischiamo seriamente di chiudere. Una ditta a conduzione familiare come la nostra si trova ad affrontare spese in eccesso di circa 10.000 euro al mese, possiamo andare avanti ancora per qualche tempo dopodiché non vedo soluzioni a meno di un intervento sulle accise della benzina o di ristori che possano aiutare le ditte a sopravvivere».
Erasmo Senesi
Parole che non lasciano spazio a dubbi quelle di Erasmo Senesi, 39 anni, titolare di Senesi Autolinee, una delle storiche aziende del territorio piceno (sede ad Offida), attiva ininterrottamente dal lontano 1981. Oggi, coi suoi 21 mezzi e i 14 dipendenti, copre diversi servizi di trasporto scolastico, una linea regionale fino a Urbino, noleggi e gite.
I recenti aumenti del carburante, dovuti a diversi fattori tra cui la guerra in Ucraina (ne abbiamo parlato qui) stanno mettendo a repentaglio la sopravvivenza di tante realtà. Oltre a colpire pesantemente le tasche di milioni di italiani.
«Proprio il settore noleggio con conducenti e gite rischia di diventare un lusso -prosegue-. Benché ci troviamo solo siamo all’inizio di questa crisi dovuta ai costi del carburante, la situazione che si profila è drammatica. Finora abbiamo tenuto duro grazie al lavoro con gli scuolabus, a singhiozzo ma abbiamo retto pur senza ristori, sospendendo anche alcuni servizi, aspettavamo una ripresa e invece con gli aumenti siamo davanti al disastro».
Aumenti spropositati per la benzina
«Faccio un esempio: prima 9.000 litri di gasolio li pagavo 9.900 euro al mese, oggi li pago 16.650 euro più Iva -prosegue Senesi-. Va da sé che per compensare dobbiamo attingere dai fondi della ditta, da quell’utile che serviva per andare avanti. Fortunatamente siamo in salute, possiamo resistere anche se scoccia dover bruciare i risparmi, stiamo lavorando per andare in pari. Senza contare che gli aumenti riguardano anche gomme, materiali, ricambi, componenti; tutto ciò si traduce in esborsi anche di 10.000 euro in più al mese».
«Gli scenari a livello di occupazione sono quelli, garantiamo lavoro fino a giugno grazie alle scuole, poi vedremo, con le gite che diventeranno un surplus poiché le richieste già scarseggiano -è la conclusione-. Occorre un intervento dello Stato o delle amministrazioni locali, la prima cosa a cui penso è l’abbattimento delle accise sulla benzina ma anche un contributo a chi lavora nel nostro settore. Se per le famiglie si parla di aumenti medi di 500 euro annui, per le ditte arriviamo anche a 200.000 euro, in base ovviamente alla grandezza, cifre che superano gli utili. Purtroppo non vedo soluzioni, per la maggior parte di noi l’andazzo è quello di chiudere ».
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