di Luca Capponi
L’ultimo post pubblicato sui social è del 5 luglio, accompagnato da una fotografia che lo ritrae piuttosto provato: “Ma…l’anima, esiste? Secondo me, sì! Perché se esiste, allora posso separarla dal corpo e da questo dolore fisico a tratti insostenibile. O addirittura, posso aiutare il corpo a guarire, affiancando alla terapia farmacologica una energia magica, che viene dall’anima e dal vostro Amore!”.
Giovanni Allevi
La malattia di Giovanni Allevi, un mieloma a causa di cui è stato costretto ad annullare il tour estivo al fine di sottoporsi alle cure del caso, è stata resa pubblica dallo stesso pianista e compositore ascolano lo scorso 18 giugno. Destando subito scalpore. E dolore, inevitabile. Ma facendo risaltare coraggio, dignità e voglia di combattere: qualità che al Nostro non sono mai mancate, e che anche stavolta sono emerse nella battaglia più complicata che un uomo sia chiamato ad affrontare, quella per la propria vita.
Una battaglia che tutti sperano possa risolversi nel miglior modo possibile. Nel frattempo, la manifestazioni di vicinanza, soprattutto sui social, continuano a susseguirsi in maniera commovente. Da tutte le parti. Dagli amici fino ai colleghi, passando per i milioni di fan che lo seguono da tutto il mondo. Per una volta l’affetto vince sulla stupidità e sull’odio da tastiera, su quel cortocircuito di veleno che, proliferato sugli stessi social, troppo spesso in passato ha preso di mira proprio Giovanni. Il quale però ha scelto, come nel suo stile, di volare sempre alto sopra insulti e cattiverie, senza mai prestare il fianco alla maleducazione.
Ed oggi che l’artista di “Come sei veramente” si ritrova sul ring a sfidare un tumore infido, che si sviluppa da alcune cellule del sangue presenti nel midollo osseo, le sue scelte del passato, i suoi sorrisi, la disponibilità che non ha mai lesinato, gli abbracci dati in cambio alle offese gratuite, restituiscono luce alle tenebre, fiducia nella tristezza. Speranza.
Perchè a questo punto ci piace pensare che la battaglia di Giovanni sia la battaglia di quelli che non alzano mai la voce, delle persone discrete, della gentilezza.
E allora non resta che incitarlo, di nuovo e ancora, senza lasciare campo alla solita retorica: “Ma lo sapete quanta gente si ammala ogni giorno, nel mondo?”. Sì, certo che lo sappiamo. Ma pensiamo, in maniera forse utopica, che infondere forza a Giovanni sia come infonderla a tutti coloro che ogni giorno lottano contro la malattia, senza nessuna distinzione, per lo più nell’anonimato: bambini, ragazzi, padri, mamme, anziani. Tutti.
Purché il voyeurismo e la ricerca di facili scoop lascino sempre spazio al rispetto.
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