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Acquista un appartamento, ma scopre di essere stato truffato e per il mediatore scatta una querela

LA PARADOSSALE storia di un ascolano che lavora in riviera il quale ha pagato decine di migliaia di euro per una casa che ha poi scoperto essere di proprietà di una persona diversa da quella che gli aveva palesato il venditore. Entrambe all’oscuro di tutto. Il suo legale ha presentato una denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Ascoli
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Il Tribunale di Ascoli

 

di Andrea Ferretti

 

Acquista un appartamento pagandolo al mediatore, ma alla fine resta con un pugno di mosche in mano. Senza appartamento e, soprattutto, senza soldi. Non solo, ma scopre pure che quell’appartamento non è di proprietà della persona che gli aveva fatto credere il mediatore. Scatta così la denuncia-querela per truffa.

 

Storia incredibile, ma purtroppo vera, quella appena iniziata, che si concluderà in Tribunale. Lo scenario è la riviera picena. E’ lì che da anni lavora un ascolano, il malcapitato protagonista di questa storia assurda. Nella stessa zona c’è anche l’agenzia immobiliare della persona che è stata denunciata alla Procura della Repubblica di Ascoli.

 

Una vicenda paradossale che ricorda il classico pacco rifilato a ignari compratori nelle aree di sosta delle autostrade. Prima della querela, della categoria degli “ignari compratori” ha purtroppo fatto parte anche l’ascolano truffato che si era fidato della persona che gli aveva proposto l’acquisto.

 

Al centro della storia un appartamento situato in un grosso condominio per il quale il cosiddetto “mediatore” asserisce di aver ricevuto l’incarico di venderlo dalla proprietaria. Non un fantasma, perchè fa nome e cognome. L’appartamento viene visionato dal potenziale acquirente che si reca lì più di una volta con la sua famiglia e, ovviamente, il mediatore. A detta di quest’ultimo, dalla vendita la proprietaria vuole ricavare 80.000 euro, mentre 5.000 euro sarebbe stato il compenso per la mediazione. Sembra proprio un affare.

 

Salta fuori anche l’esistenza (poi rivelatasi non vera) di un preliminare di compravendita tra lo stesso mediatore e la pseudo proprietaria. A quel punto l’acquirente si fida del tutto e, nel giro di una settimana, a titolo di caparra, effettua due bonifici di 10.000 euro ciascuno. Tempo un mese e, su pressioni del mediatore, partono altri due bonifici di 30.000 e 25.000 euro. Si arriva così a 75.000 euro. Per chiudere a 80.000 manca poco. Ma quei 75.000 al momento si sono volatilizzati, di certo non ci sono più nei conti correnti del malcapitato compratore.

 

Non finisce qui, perché arriva il momento del notaio e del rogito. L’ascolano a quel punto non ha il minimo dubbio e non vede l’ora di comunicare alla famiglia che l’affare è ormai concluso. L’appuntamento è presso lo studio di un notaio, anche lui della zona. Ma al telefono il mediatore gli comunica che l’appuntamento è rinviato di una settimana per esigenze della proprietaria dell’appartamento.

 

Lui comincia a insospettirsi e, con la scusa di non ricordare l’orario dell’appuntamento, telefona al notaio che cade dalle nuvole: quale appuntamento, quale rogito? Non gli resta che contattare il mediatore per chiedere un confronto. Tra una scusa e l’altra, questo incontro salta. Poi il mediatore lo avvisa che l’atto, sempre da quel notaio, è rimandato di un’altra settimana.

 

Siamo alla resa de conti. L’ascolano a quel punto contatta la proprietaria dell’appartamento la quale cade dalle nuvole. Gli dice che in passato aveva avuto delle proprietà in quel condominio ma che da tempo non è più intestataria di alcun immobile.

 

A quel punto al malcapitato non resta che rivolgersi a un legale il quale, per prima cosa, effettua un controllo presso l’Agenzia delle Entrate. Qui l’ultima sorpresa: l’immobile ha un altro proprietario, residente in un’altra città, ignaro di tutto ciò che accadeva.

 

Se nel film “Totòtruffa 62” Totò riuscì a vendere la Fontana di Trevi a uno sprovveduto turista italo-americano, il finale di questo film dei giorni nostri è però destinato ad avere un epilogo ben diverso. La questione, infatti, ora è in mano alla magistratura ascolana che, sicuramente, rimetterà al loro posto tutti i tasselli di questo incredibile puzzle.

 


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