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Crisi in maggioranza: è quiete dopo la tempesta, ma suona come un ultimatum

SAN BENEDETTO - I consiglieri di San Benedetto Viva e Rivoluzione Civica chiedono trasparenza e condivisione. Sindaco e assessori fanno "mea culpa", ma in assenza di riscontri concreti l'Amministrazione è destinata a cadere
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Crisi in maggioranza: lo strappo viene ricucito, ma i consiglieri “dissidenti” ora chiedono dimostrazioni concrete

 

di Giuseppe Di Marco

 

Alla fine il confronto fra consiglieri, sindaco e giunta, c’è stato. Ed è stato un profluvio di “mea culpa”, rassicurazioni e buoni propositi. Qualcuno avrebbe ipotizzato scenari differenti? Sì, se la debacle, la rottura definitiva, viene inserita fra le alternative possibili.

 

In questo contesto, dopo le sportellate ricevute dai banchi della sua stessa maggioranza, al sindaco e alla giunta non spettava altro ruolo: ascoltare, promettere condivisione. Anche questo è il gioco delle parti, e serve a ricucire uno strappo che in fondo non vuole nessuno. Ma la domanda vera è: quanti sono in maggioranza a volere ancora questa Amministrazione?

 

Se si dovesse rispondere in numeri, bisognerebbe citare quelli emersi nel Consiglio del 18 luglio: una seduta nella quale 8 consiglieri (San Benedetto VivaRivoluzione Civica) hanno votato contro Antonio Spazzafumo, che però ha incassato la fiducia dei 3 di Libera e la virtuosa (?) astensione di Centro Civico Popolare. E’ questo un quadro sufficiente per rendere conto degli equilibri di maggioranza? Certamente no, anche perché la politica è una materia piuttosto “liquida”.

 

In un contesto così, ogni minimo segnale racconta un pezzo della storia politica che sta vivendo San Benedetto. In tal senso, per giovedì 4 agosto è stata convocata una nuova riunione di maggioranza per discutere di Ballarin (l’incarico all’archistar Guido Canali), dell’organizzazione delle mense scolastiche e, infine, di passaggi tecnici per la cessione – o la concessione – del terreno in zona Ragnola dove sorgerà la futura Casa della Salute.

 

Basterà? Sicuramente no. Metà maggioranza ha richiesto che venga attivato un processo continuo, in cui le scelte più importanti vengano condivise, dagli investimenti, agli incarichi fino ai bilanci delle partecipate. Dal canto suo, il sindaco ha accolto tale richiesta, chiedendo in cambio “compattezza”. Ma anche su questo versante i “dissidenti” si sono fatti trovare preparati: «Va bene il senso di unità – ha detto Simone De Vecchisma riteniamo inaccettabili forme di maggioranza diverse da quelle uscite dalle urne». Tradotto: il sindaco dovrà rifiutare categoricamente corteggiamenti dalla minoranza di destra, che si tratti di Fratelli d’Italia (TrainiBagalini sono usciti dalla sala consiliare durante il voto del bilancio Ciip) o di Forza Italia (il riferimento è a Muzi, entrato in modalità “collaborativa”).

 


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