di Luca Capponi
Lo scorso giugno l’ingegner Piero Celani, classe 1951, ex sindaco di Ascoli per due mandati, ex presidente della Provincia ed ex consigliere regionale, è stato eletto alla presidenza dell’Amat. Per la prima volta, dunque, un ascolano si trova a guidare l’Associazione Marchigiana per le Attività Teatrali, ente fondamentale per la vita culturale del territorio, che promuove lo sviluppo e la diffusione delle arti sceniche in collaborazione con Comuni, Province e altri soggetti pubblici e privati ad essa associati.
Piero Celani
Celani, come ha accolto l’elezione? Se lo aspettava?
«Con grande soddisfazione, ma anche con la consapevolezza che un simile, prestigioso, incarico richiede. No, non me lo aspettavo. Quando il sindaco di Ascoli Fioravanti mi indicò quale componente dell’assemblea, mi riproposi di portare il mio contributo per le migliori fortune dell’associazione, così come è nel mio credo politico: passione e impegno. Poi, prima la nomina nel direttivo, quindi l’elezione, all’unanimità, nel consiglio di amministrazione nella veste di presidente. Un incarico, per certi versi inaspettato ma che mi onora e che rende onore agli altri componenti del direttivo che hanno anteposto gli interessi dell’Amat che è, non dimentichiamolo, patrimonio comune dei marchigiani, agli interessi di questa o quella parte».
Immagino che nel frattempo abbia studiato la situazione: cosa c’è da migliorare secondo lei? Ha qualche nuova idea?
«Ammetto che appena eletto mi sono “tuffato” a studiare la situazione. L’associazione dispone di un ottimo management con il quale appena finita la pausa estiva intendo confrontarmi. Ho diverse idee che ho già anticipato nel corso del primo cda e che si possono così riassumere: ascolto dei territori, per capirne le esigenze e le aspettative; avvio di un progetto organico di formazione dei giovani, verso la “cultura teatrale”; approfondire il rapporto turismo-cultura, un progetto cioè che faccia interagire l’Amat su questo binomio inscindibile; decontestualizzazione dei luoghi del teatro assumendo come palcoscenico i nostri bellissimi paesaggi dell’entroterra, e della costa; valorizzazione delle eccellenze culturali e teatrali della nostra regione».
Il teatro Ventidio Basso di Ascoli
Quali ritiene essere invece i punti di forza dell’Amat?
«L’indubbia capacità di essere presente sul territorio con proposte varie e articolate. Poi di operare in favore e in collaborazione con gli enti associati e con azioni a sostegno della creatività giovanile. Infine l’Amat può e deve favorire l’uso e la gestione pubblica dell’esercizio teatrale attraverso la stipula, con i comuni soci, di accordi di concessione o di affidamento dei servizi teatrali».
Su cosa state lavorando attualmente?
«Attualmente stiamo presentando nelle varie Provincie la stagione di prosa 2022/2023 e di arti varie, quali la danza, la musica, cercando di inserire alcuni progetti fuori abbonamento. Quindi siamo alla ricerca di artisti e compagnie, che ci diano la disponibilità a circuitare nella nostra regione, arricchendo così l’offerta culturale, già messa a punto nei mesi scorsi».
Un ascolano per la prima volta alla guida dell’Amat: cosa può rappresentare questa nomina?
«Il Piceno aveva già un ottimo rappresentante nella persona del presidente uscente: Gino Troli. Ora è la volta del sottoscritto, un ascolano. Mi auguro di proseguire nel solco delle migliori tradizioni e di riempire quegli eventuali spazi non sufficientemente coperti nelle scorse stagioni così penalizzate dall’epidemia. Credo che la mia elezione possa leggersi anche come un riconoscimento alla città di Ascoli per l’impegno profuso, nel settore, in questi ultimi anni, nonostante la pandemia e la tragedia del terremoto».
Teatro e musica: quali sono i suoi gusti personali? Ognuno di noi ha i suoi “miti” in tali ambiti: quali sono i suoi?
«La musica e la lirica mi trovano attento ascoltatore. Da sindaco di Ascoli portai la lirica in Piazza del Popolo e da presidente della Provincia al porto di San Benedetto, convinto come ero e sono che anche la cosiddetta musica colta potesse essere portata fuori dai luoghi tradizionali. Miti? Da ragazzo, come tutti quelli della mia generazione, ve ne erano tanti, specie in campo musicale, e per un breve periodo provai a “maltrattare” la chitarra fin quando la stessa chitarra entrò in sciopero e disse basta».
Ha un sogno nel cassetto per le Marche?
«Il sogno nel cassetto c’è. Sono convinto che le Marche abbiano un patrimonio incredibile nelle tradizioni della musica e del canto popolare. Un patrimonio di antiche tradizioni che vorrei tanto rilanciare e far scoprire insieme alla bellezza dei luoghi dove sono nati e ancora vivono, creando un circuito regionale. E qui mi riallaccio al binomio di cui parlavo prima: turismo-cultura».
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