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Le storie di Walter: uno dei campioni di automodellismo è di Appignano

ATTILIO D’Angelo parteciperà con il Team Italia al prossimo mondiale di Gubbio. Quasi un trentennio di attività nelle corse delle macchinine radiocomandate. Un mondo da scoprire, grazie anche alla nuovissima pista off road del Marino, sulle sponde del Tronto. Un tracciato gioiello, nato solo dalla pura passione del presidente Ernesto Tacconi, che ospita già gare di livello nazionale, come la "Piceno Race" in programma domenica 4 settembre
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Attilio D’Angelo con i figli Davide e Diego

 

di Walter Luzi

 

Attilio D’Angelo è di Appignano del Tronto. A quarantadue anni parteciperà con la squadra italiana, fra due settimane, ad un campionato mondiale. Lui è un pilota di automodelli radiocomandati. Gingilletti in carbonio che possono sfrecciare anche oltre i cento chilometri all’ora. Su piste asfaltate, oppure fuori strada, sui dossi di tracciati in terra battuta. Autentiche “creature” cresciute con passione, giorno dopo giorno, gara dopo gara. Modificate con competenza, migliorate con dedizione assoluta sui banchi di officine quasi sempre ricavate nei garage di casa. Il pilota entra in simbiosi con la sua macchinina radiocomandata. Per lei, per renderla sempre più veloce ed affidabile, sacrifica tutti gli altri svaghi, il sonno, a volte anche gli affetti, che spesso vengono coinvolti, contagiati, dentro il turbine di questa passione che può essere solo smisurata. Questa è la storia di uno sport ancora, forse, poco conosciuto. E’ la storia di campioni come Attilio D’Angelo, famoso solo sulle cronache delle riviste di nicchia. E di una pista nuova di zecca. Fra le più belle d’Italia. Tirata su in poco tempo, con grande entusiasmo e pochi mezzi, da Ernesto Tacconi e i suoi  amici alle porte di Ascoli. Un tracciato di cui sentiremo molto parlare nei prossimi anni. Qui dove si è realizzato un sogno. E potrebbe nascere una leggenda.

 

GLI ESORDI

 

Nel 1994, a quattordici anni, Attilio, inizia a frequentare l’Istituto Tecnico Industriale ad Ascoli. Conosce qui dei compagni di classe di Martinsicuro che già si dilettano in pista con le macchinine. Scopre un mondo. Che lo affascina subito. Se ne compra una poco dopo, proprio in un negozio specializzato della vicina cittadina abruzzese. Per i successivi dieci anni non ci sarà un giorno che non passerà nella sua officina privata messa su, un attrezzo per volta, nel garage di casa. A scuola studia Chimica, ma, da autodidatta, diventa un meccanico tornitore provetto.

«La domenica si girava tutti insieme con gli altri appassionati al piazzale dello stadio di Ascoli – ricorda Attilio – ma il bello di questo sport è la competizione, la gara. Se non c’è una pista dove misurarsi, far emergere le differenze cronometro alla mano, non c’è gusto. Il brivido di un sorpasso senza toccarsi, un giro di pista senza errori di traiettoria, sapere di guadagnare un secondo a giro sugli inseguitori sono piaceri che può darti solo la pista. Diversamente sarebbe come comprarsi un go-kart per farci solo il giro del cortile di casa. Ci vuole la corsa. Il tempo. La qualifica. La ricerca continua dell’assetto migliore».

Disputa la sua prima gara ufficiale alla festa patronale di San Lazzaro di Offida. La prima di tante feste di paese, da Ripaberarda a Giulianova, su circuiti di fortuna, ricavati lungo le strade o nelle piazze. Tanto lavoro in più per gli organizzatori, ma enorme la soddisfazione per il gran pubblico assiepato ai bordi delle piste a fare il tifo. Gomene di imbarcazioni stese come cordoli di delimitazione del tracciato, e transenne a contenere la curiosità degli spettatori. Il suo papà, Emilio, muratore, figura spesso fra gli organizzatori. Con Pasquale D’Angelo, di cui non è parente ma solo omonimo, condivide i primi quindici anni di modellismo. Un maestro. Che sa trasmettere a tutti la sua grande passione per l’automodellismo.

 

LA CARRIERA

 

A diciassette anni Attilio D’Angelo è già fra i primi dieci piloti in Italia. A diciannove si laurea campione italiano sul circuito di Mantova. L’anno successivo vince la Coppa Italia. Da semiprofessionista milita in due team di Abruzzo e Toscana con tanto di motoristi e gommisti al seguito. Con il Team Italia disputa un campionate europeo B, riservato ai non professionisti, a Cassino nel 2014. Passa intorno alle piste cinquanta domeniche all’anno. E’ più volte campione regionale. Ellen, la fidanzata, prima di diventare sua moglie, diventa il suo meccanico. Poi con gli studi universitari, il matrimonio, la famiglia che cresce con l’arrivo di Diego, nel 2010, e Davide, nel 2013, il suo lavoro di consulente farmaceutico che lo assorbe molto, deve mollare un pò. Ma proprio non ce la fa a dire addio alle corse. Lascia, e ritorna, alle gare. Abbandona. E  poi ci ripensa. Più volte. La sua passione è più forte di tutto. Ora a fargli da meccanico è il figlio Diego. Buon sangue non mente. Da spettatore, in tribuna, il ragazzino soffre troppo. Al box invece è più freddo, lucido, a volte determinante.

«Le telemetrie sono bandite – continua Attilio – ma le informazioni che ci possiamo scambiare via radio possono essere decisive. Io non posso staccare mai gli occhi dalla mia macchina, lui invece davanti al computer, dove scorrono tutti i tempi dei partecipanti, giro dopo giro, mi può essere di grande aiuto. Un po’ come gli ingegneri della Formula Uno che decidono tutte le strategie seduti davanti al computer durante le corse».

Due anni fa arriva la proposta del team XRAY. Casa madre slovacca, distributore la SRC di Pescara. Hanno una macchina molto competitiva nella categoria GT, classe Sport. La sua. E vogliono lui. Non può non accettare. E’ l’ennesimo ritorno. Secondi nella stagione di esordio, vincono insieme quest’anno, in marzo, proprio a Gubbio, il titolo tricolore.

 

IL PROSSIMO MONDIALE

 

E fra poco, come detto, sarà adrenalina mondiale. A Gubbio come detto, dal 14 al 18 settembre, Attilio farà parte del Team Italia al mondiale per le elettriche scala 1:10. «Non è la mia categoria – chiarisce Attilio – sarà un successo già riuscire ad entrare nei primi trenta. Ma non potevo rinunciare a un mondiale che si corre a due passi da casa, su una pista meravigliosa. Io sono nato con il motore a scoppio, in gare che durano in media quarantacinque minuti, dove cominciano ad essere determinanti anche la strategia e i rifornimenti. L’elettrico ha preso piede ultimamente per i problemi della rumorosità dei motori a scoppio, quando i circuiti sono troppo vicini alle case. Oggi sono tutti motori brushless, cioè senza spazzole. Più veloci, più performanti, con batterie al litio ricaricabili. Le gare durano meno ovviamente, cinque minuti di norma. Per questo sei costretto ad andare subito velocissimo. Ci saranno i cinquanta migliori piloti del mondo. Professionisti. Robot. O poco meno. Programmati per andare veloci. Sempre».

 

IL MONDO DELLE CORSE

 

I regolamenti sono ferrei. La cilindrata, il peso, l’altezza del tetto, la capacità del serbatoio, le dimensioni, l’angolazione degli alettoni, vengono controllati come un una sorta di antidoping sui mezzi, prevalentemente dopo la fine delle gare. Ma le regolazioni, gli accorgimenti, che si possono adottare su un automodellino da corsa sono centinaia. Lì sta la bravura di piloti e meccanici. Le prove. Un  millimetro più alta o più bassa può essere decisivo a certi livelli. Le geometrie sull’anteriore determinano la tenuta, l’appoggio ottimale delle gomme sulla pista. La campanatura e la convergenza delle stesse, l’altezza da terra, il passo. Tantissime le variabili che possono condizionare il rendimento del mezzo.

«Come il pilota di Formula Uno sente ogni vibrazione della propria macchina sotto il suo sedere – spiega Attilio D’Angelo – così anche noi, pur se a trenta o quaranta metri di distanza, avvertiamo lo stesso feeling con il mezzo. Se scivola, se punta, se ha sovratrazione posteriore, se in curva rolla troppo. La Formula Uno, rispetto a noi  ha tantissima aerodinamica in più, ma le classi GT o le Rally lavorano sugli stessi angoli nostri. Incidenza dei bracci, barre di torsione, le molle. E poi la scelta delle gomme. Decisiva soprattutto nel fuori strada. Solo sull’asciutto la scelta è fra almeno quattro o cinque disegni del battistrada diversi, a seconda delle caratteristiche del fondo terroso».

Non c’è spazio per l’approssimazione, l’improvvisazione. Nelle corse di alto livello c’è un time-table rigidissimo da rispettare. In compenso non esistono limiti di età. «Io, a quarantadue anni – prosegue Attilio – mi ritrovo a fianco sul palco quattordicenni temibilissimi. Mostri di bravura e disciplina mentale. Nelle gare con motore a scoppio in pista si può arrivare ad inanellare anche 250 giri. Una fatica fisica ma, soprattutto, psicologica, perché la concentrazione non può mai venire meno. Occhi sempre puntati sulla macchina, per capirne, meglio, intuirne, ogni minimo stress. Mani sul volantino del telecomando, che ha sostituito il vecchio joystick, le dita sempre pigiate sul grilletto sottostante che regola la velocità. Che conta più di tutto, ma occhio anche a non uscire di pista, o urtare le altre macchinine. Il crash è sempre penalizzante, e, a volte, punito, così come le condotte antisportive, con lo stop and go. Il direttore di gara vigila inflessibile sulla corsa. Il direttore delle ispezioni tecniche si occupa della regolarità dei mezzi e delle miscele dei carburanti. Il cronometrista ufficiale, grazie ai transponder univoci montanti sulle automobiline, certifica i tempi. Il business che gira intorno a questo mondo – continua sempre Attilio – soprattutto ai livelli più alti, è ragguardevole. I fatturati degli sponsor risentono anche dei risultati. E’ duello sportivo fra piloti, fra team, ma anche, e soprattutto, economico, fra marchi. Le case costruttrici pagano i propri piloti per vincere, non solo per correre».

 

I BIG

 

«Il riferimento assoluto credo per tutti noi – prosegue sempre D’Angelo – che pratichiamo questo sport, è il bolognese Lamberto Collari. Lo Schumacher o il Valentino Rossi del modellismo. Pilota professionista, nove volte campione del mondo. La prima a quattordici anni, oggi ne ha quarantaquattro. Il mio compagno di squadra alla XRAY Italia, Filippo Domanin, abruzzese di Pescara, è giovanissimo. Un talento puro emergente di livello mondiale. Nipote e figlio d’arte. Tre generazioni di campioni di questo sport. Suo nonno, Franco Domanin è stato pioniere della disciplina in Italia. Suo padre, Fabio, è ex campione europeo. Pescara ha sempre avuto una pista importante, e per costruire i campioni, come in tutti gli sport, ci vogliono gli impianti. Il toscano Dario Balestri, pluricampione mondiale, è attualmente il numero uno. Molti vedono in lui l’erede sportivo di Collari. Davide Ongaro, già campione del mondo fuori strada, è friulano di Sacile. Alex D’Angelo, omonimo non parente, di Offida, è figlio d’arte».

Il papà Pasquale, già ricordato, ha “svezzato” in pista anche Attilio. Alex ha partecipato con il Team Italia anche all’ultimo europeo di Lostallo, in Svizzera. Nel fermano si sta facendo valere anche Niko Flamini, ma sono Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania le regioni più forti nel modellismo. Nessuno dei big potrà essere presente domenica 4 settembre ad Ascoli. Tutti assenti giustificati. In contemporanea infatti, in Spagna, a Redovan, si correrà il mondiale fuori strada.

 

LA PISTA RC PICENI

 

L’hanno tirata su con passione ed entusiasmo, impegno e sacrifici, in tanti, ma nessuno di loro è mai stato un modellista. Ernesto Tacconi, il presidente, ex crossista, ha una officina per moto in Ascoli, sotto a Porta Cartara. E’ un mago dei motori. Ha preparato le moto di tanti agonisti di questo sport, ma non ha esperienze nel modellismo. Con un gruppo di amici ed appassionati hanno costruito, da zero, la pista con tutti i crismi, e fondato la Asd RC Piceni, subito registrata all’A.M.S.C.I. (Auto Model Sport Club Italia), e all’A.S.C, del Coni. Come società sportiva agonistica, ha permesso ai soci di poter evadere dagli… arresti domiciliari da covid per buttarsi a capofitto nei lavori al chilometro uno della Bonifica, sulla sponda del Tronto. Area demaniale in affitto con modica spesa. Una selva di rovi trasformata in impianto modello grazie ai lavori, che, febbrili, durano mesi. Quando D’Angelo la vede, con i lavori ancora in corso, ne resta strabiliato. E’ un circuito da gara di altissimo livello, all’americana, come lo definisce qualcuno. Il tracciato è ottimale, le infrastrutture da potenziare, compatibilmente con i rigidi vincoli ambientali. Grazie a Tacconi e ai suoi amici arriveranno la corrente elettrica, i computers, la fonica, i monitor, il cronometraggio, e poi la copertura dei box, l’allestimento della pit lane.

Le piste prestigiose più vicine sono a Roseto degli Abruzzi e a Monte Urano, ma qui per riuscire ad ospitare un europeo, basterebbe solo poco ancora da fare. Nel maggio dello scorso anno l’inaugurazione, con la prima gara corsa sul nuovissimo circuito. La prima edizione della Cento Torri Cup. Un successone. Quest’anno cartellone più fitto. Opening Race a marzo, seconda edizione della Cento Torri Cup a fine maggio, con quasi cinquanta piloti al via arrivati da mezza Italia.

Domenica 4 settembre come detto, si correrà invece la Piceno Race. Gara off road per le categorie Nitro, Brushless e Truggy, con spazio anche per gli under 12.  Due appuntamenti ascolani destinati a diventare delle classiche nel calendario nazionale di questo sport.  

 

 

 


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