All’Amministrazione comunale già a marzo veniva notificata l’esistenza di un procedimento avviato dalla Corte dei Conti
di Giuseppe Di Marco
Nel 2017 la Corte dei Conti aprì un’istruttoria sui compensi percepiti dalla dirigente Catia Talamonti durante il periodo di presidenza della Picenambiente. Continua a comporsi il mosaico sul caso che da settimane è alla base del confronto fra membri della maggioranza stessa. E ora che il sindaco si appresta a togliere il servizio “partecipate” alla dirigente, la domanda sorge spontanea: Spazzafumo era a conoscenza dell’inchiesta della Corte dei Conti prima di porre Talamonti a capo dell’area “risorse”?
Catia Talamonti
Sembrerebbe di sì. A testimoniarlo non è solo il fatto che l’istruttoria è stata aperta ben cinque anni fa, ma anche dal fatto che il 12 marzo 2022 veniva protocollato in Comune un decreto della Corte dei Conti riguardante proprio l’istruttoria in questione. Questo significa una cosa soltanto: dall’inizio del suo mandato, il primo cittadino ha avuto almeno un’occasione per approfondire la questione, di cui l’Amministrazione era venuta a conoscenza. A giugno, però, lo stesso sindaco poneva Talamonti a capo dell’area “risorse”: quasi tre mesi dopo l’acquisizione dell’atto dalla magistratura contabile.
Le implicazioni di questa vicenda meritano un approfondimento. L’esistenza dell’istruttoria è emersa proprio perché a fine agosto il sindaco Spazzafumo chiese all’avvocatura se fosse stato il caso di avviare un’azione giuridica nei confronti della Talamonti per il recupero delle somme percepite. Dal canto suo, l’ufficio affari legali ipotizzò che, in base al principio di onnicomprensività della retribuzione, la dirigente avrebbe dovuto riversare le somme alla società di appartenenza: o alla Picenambiente o al Comune stesso.
Nello stesso parere, l’avvocatura suggerì però di attendere il pronunciamento della magistratura contabile, che nel frattempo si era mossa autonomamente, prima di decidere se intentare causa alla Picenambiente o alla Talamonti stessa. Da qui emergeva che a marzo 2022 il Comune era già a conoscenza di tale istruttoria.
Insomma, i casi sono due: o il sindaco non era a conoscenza, ma in questo caso si tratterebbe di una grave negligenza dei fatti amministrativi, oppure ne era a conoscenza ma preferiva non agire. Anche questo fatto, comunque, risulterebbe piuttosto pesante, se innestato nel durissimo confronto con i consiglieri “dissidenti” di maggioranza.
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