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La leggenda Chet Baker in concerto ad Ascoli, dopo 35 anni spunta il bootleg misterioso

MUSICA - Il regista/musicista Paolo Fazzini ha trovato diverse copie tra gli stand di una fiera, a Roma. Emozione e sorpresa che riportano le lancette indietro al 1988, quando il trombettista americano fece tappa tra le cento torri. Fu uno dei suoi ultimi concerti in Italia, tre mesi prima di morire: «Non ero a conoscenza dell'esistenza di questo album, credo sia un reperto storico per il panorama musicale ascolano». I ricordi di quella magica serata al Cral dell'Inps
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Il disco con la performance registrata ad Ascoli nel 1988

 

di Luca Capponi 

 

Questa storia inizia il 28 febbraio del 1988. Siamo ad Ascoli, quartiere di Porta Tufilla, nei locali dell’Inps dove di solito si tengono le feste per i dipendenti ed i loro parenti. Ma quella sera, in programma, c’è altro. Un evento che per una piccola città è a dir poco raro. Talmente raro che, trascorse due ore in silente attesa a causa del ritardo del protagonista, il pubblico comincia a pensare che si tratti di una bufala.

 

E invece no. Quello che a malapena riesce e salire sul palco, sorretto dal pianista Enrico Pieranunzi (con cui ha collaborato per tutto il decennio ’80) e dal manager Paolo Piangarelli, è proprio lui: l’americano Chet Baker. Il mito della tromba, uno dei più grandi artisti che il cosmo abbia mai visto e ascoltato, maledetto e adorato, una leggenda della musica.

 

Tra le 150 persone presenti, per la maggior parte proprio musicisti, c’è anche Marco Fazzini, oggi professore universitario, all’epoca 26enne fervente frequentatore di concerti, in Italia e all’estero. Nel suo carnet spiccano, tra gli altri, Pink Floyd, Genesis, Dire Straits, Clash, Ray Charles e pure il “Live at Wembley” dei Queen. Il primo, però, fu quello dei Soft Machine a San Benedetto, aveva 13 anni. Ma questa è un’altra storia.

 

«Ricordo bene quel periodo, avevo iniziato i miei ascolti jazz e l’arrivo di Baker in città rappresentava, non solo per me, qualcosa di incredibile -racconta Fazzini-. Passammo interminabili minuti a chiederci Ma ci sarà veramente?, anche perché nessuno ci diceva nulla. Quando salì sul palco non si teneva in piedi, era sfinito, quasi scollegato dal resto. Eppure accadde il miracolo. Iniziò a suonare in maniera stupefacente. Tutti si domandavano come fosse possibile, date le sue condizioni. Ribadisco, sembrava un miracolo: la voce flebile, il lirismo della tromba che trasformava in magia ogni nota e la platea allibita da tanta bellezza».

 

Per un’ora e mezza Baker, minato dal consumo di eroina e da una vita a dir poco sofferta, diede conferma, semmai ce ne fosse bisogno, di cosa vuol dire essere un genio. Quello di Ascoli fu uno dei suoi ultimi concerti italiani. Morì qualche mese dopo, il 13 maggio del 1988 all’età di 58 anni, cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam, in circostanze ancora oggi non del tutto chiarite. Cosa che spesso accade quando si parla di star maledette.

 

Per Chet Baker le Marche erano speciali. Un’amicizia profonda lo legò al compianto manager/produttore maceratese Paolo Piangiarelli (scomparso esattamente un anno fa), anima jazz che lo assoldò per la sua etichetta Philology.

 

La storia che stiamo raccontando, però, non finisce però qui. Ad ascoltare Baker, infatti, Fazzini ha portato con sé il fratello minore Paolo, che ha 14 anni. Anche lui sta sviluppando una passione viscerale per la musica, che presto lo porterà a fondare il mitico gruppo hip hop Menti Criminali e a dirigere alcuni documentari dedicati (non solo) al rap. Anche questa, però, è un’altra storia.

 

Paolo di quella sera ha ricordi non proprio nitidi. Anche se l’evento se lo rammenta bene. Per questo non crede ai suoi occhi quando, tra gli stand di una fiera del disco di Roma, città dove lavora, trova per caso alcune copie proprio di quel concerto.

 

“Chet Baker & Enrico Pieranunzi – In concert”. Sotto sono riportati luogo e data: Ascoli Piceno, 28/02/1988.

 

Sul retro, in lingua inglese, sono riportate alcune informazioni dove viene specificato, appunto, quanto l’evento sia “imperdibile” poiché rappresenta “uno degli ultimi concerti tenuti da Baker in Italia”.

Paolo Fazzini

 

«È stata davvero una sorpresa trovarlo, non ero a conoscenza dell’esistenza di questo album, credo sia un reperto storico per il panorama musicale ascolano -spiega Paolo Fazzini-. Si tratta indubbiamente di un bootleg, la qualità dell’audio è buona, ci sono le sue tracce più note del repertorio di Baker, tra cui “My funny Valentine” e “But beautiful”».

 

Paolo, ovviamente, non ci ha pensato su due volte e da cultore della musica quale è ha acquistato tutte le copie presenti nello stand. Occasione troppo ghiotta. Sulla registrazione, invece, mistero.

 

«Se non erro il concerto fu organizzato anche grazie all’apporto di Fabio Zeppilli, all’epoca infatti non esisteva una programmazione jazz (il Cotton Club sarebbe arrivato due anni più tardi, nel 1990, ndr) -conclude il fratello Marco-. In sala ad ascoltare Baker, quella sera, tra gli altri, c’erano Massimetto Migliori, Riccardo Mei, Maurizio Morelli, Roberto Cruciani e Bruno Censori, che all’epoca lavorava per Tva e registrò il live per la tv. Ma sul disco proprio non saprei dire di più, visto che in sala non c’era un mixer, lo ricordo bene. Anche io portai con me un vecchio registratore Sony, ma al momento prestabilito non funzionò».

 

 

 

 

 

 

 


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