Nazzareno Cappelli
di Franco De Marco
Il notaio Nazzareno Cappelli, neo presidente della “Fondazione Ascoli Cultura”, è stato quello che, da sindaco di Ascoli, nel 1994, mettendo fine alle lungaggini, impose la riapertura del Teatro Ventidio Basso dopo tanti anni di inattività. Una bella “medaglia” sulla bandiera della cultura. Ora torna in campo per ridare ordine e slancio al settore culturale dell’Arengo attraverso la Fondazione Ascoli Cultura, che proponiamo di chiamarla FAC come acronimo. Di sicuro con entusiasmo si è buttato nel nuovo incarico affidatogli dal sindaco Marco Fioravanti. La FAC ha una missione del tutto nuova per il capoluogo piceno e tra gli “addetti ai lavori” ha subito fatto sorgere interrogativi ad esempio su come si rapporterà con l’assessorato comunale alla cultura (oggi la delega è nelle mani del sindaco) e anche sulla sua connotazione giuridica.
Tra l’altro la Fondazione Ascoli Cultura giunge in un momento in cui il settore cultura del Comune ha visto una rivoluzione al vertice burocratico: il nuovo dirigente è Patrizia Celani e il funzionario di riferimento Valeria Zeppilli. Celani e Zeppilli al posto di Loris Scognamiglio (assegnato temporaneamente al Ministero dell’Economia) e Romina Pica (all’Anagrafe).
In questa intervista a “Cronache Picene”, per cercare di andare dentro al nuovo braccio operativo dell’Arengo, Cappelli parte con una premessa, che è musica per chi ha a cuore la cultura come bene primario di ogni società, citando addirittura Alcide De Gasperi.
«Nel dicembre del 1946, nell’Italia distrutta dalla Guerra e dai bombardamenti nelle sue infrastrutture e nel suo tessuto abitativo, Alcide De Gasperi – afferma Cappelli – fra le prime iniziative del Governo inaugurò a Milano il Teatro Alla Scala, completamente ricostruito, affermando che l’Italia doveva ripartire dall’economia ma soprattutto dalla cultura, che era e doveva essere il simbolo della nostra rinascita e rappresentare il principio della ricostruzione della nazione. Si pensi che dalla fine della guerra, maggio 1945, erano trascorsi solo diciotto mesi. Altro che con la cultura non si mangia».
Presidente Cappelli, qual è il compito operativo, concreto, della Fondazione Ascoli Cultura? Ha un carattere solo patrimoniale-amministrativo o anche di programmazione artistica?
«È costituita con atto notarile. Nello statuto è precisato che fra i suoi scopi c’è “la migliore fruizione da parte del pubblico dei beni ad essa affidati e delle attività museali, teatrali, cinematografiche, artistiche e musicali” nonché “l’organizzazione di mostre e manifestazioni culturali di studi, ricerche, iniziative e convegni”. Per meglio sintetizzare le proprie attività si può affermare che la Fondazione dovrà riportare la cultura al centro delle attività della città e del territorio tenendo presente che in Ascoli Piceno l’offerta di cultura è abbondante mentre è scarsa purtroppo la domanda di cultura in quanto è sempre ridotto il pubblico che partecipa alle varie attività culturali».
È vero che senza FAC, l’Istituto Musicale “Gaspare Spontini” e l’Istituto Superiore di Studi Medievali “Cecco d’Ascoli” rischiavano di non poter più sopravvivere per problemi di natura giuridica e burocratica?
«È vero che i due Istituti stanno attraversando un periodo di grave difficoltà che la Fondazione, essendo uno strumento più agile, potrà affrontare e speriamo risolvere».
La Fondazione assumerà compiti e funzioni dell’assessorato comunale alla cultura? Rischio doppione o scavalcamento? Chi darà gli indirizzi di politica culturale?
«Anche su questo aspetto lo statuto approvato è molto preciso in quanto l’articolo 2 prevede che “la Fondazione persegue i propri scopi secondo gli indirizzi e le linee di politica culturale assunte dal fondatore originario” (che è il Comune di Ascoli)».
La FAC avrà anche dei dipendenti (amministrativi e figure tecniche)? Ci sarà un direttore artistico?
«L’attività della Fondazione, che è appena iniziata, dovrà svolgersi nell’arco di parecchi anni. Inizialmente, cioè almeno nel primo anno, non assumerà dipendenti né nominerà il direttore».
Oltre al contributo iniziale di 30.000 euro, versato dal Comune, su quali altre risorse la FAC potrà contare? Ci sono già enti pubblici o privati che hanno manifestato l’intenzione di aderire?
«La nostra Fondazione è un ente di diritto privato per cui necessariamente dovranno entrare soci privati che hanno già manifestato la loro disponibilità. Addirittura c’è un cittadino che, appena ha saputo della nascita della Fondazione, ha proposto al sindaco di donare alcuni immobili per favorire economicamente l’attività della Fondazione».
Se la Fondazione è destinata ad essere un organismo plurale, ossia composto da altri fondatori oltre al Comune, come mai nello statuto tra gli organi non è prevista un’assemblea dei fondatori?
«L’ente Fondazione è gestito unicamente dal Consiglio di Amministrazione composto da cinque membri già nominati più altri due che potranno essere indicati dagli ulteriori soci fondatori privati».
Tra i contenitori culturali da gestire c’è anche l’auditorium “Montevecchi” che sembra dimenticato da tutti?
«Nella Fondazione verranno conferiti enti e strutture secondo questo ordine che potrà anche mutare: Istituto musicale Spontini, Istituto Superiore di Studi Medievali, Teatro Ventidio Basso e Teatro Filarmonici, e forse anche, ma se ne dovrà discutere, auditorium, musei e Forte Malatesta».
È stata prevista una consultazione/collaborazione/partecipazione alle scelte della FAC delle associazioni culturali della città?
«Fra le prime attività già messe in cantiere dal Consiglio di Amministrazione c’è quella del censimento di tutte le associazioni culturali operanti sul territorio che verranno tra breve convocate per analizzare con loro le modalità di collaborazione e partecipazione con la Fondazione. È stata prevista anche la creazione di un sito sul quale far confluire tutte le iniziative culturali in modo da offrire ai cittadini un calendario completo e continuamente aggiornato di tutto ciò che si fa nel nostro territorio».
Lei pensa che Ascoli debba avere, pur tra i numerosi eventi culturali già consolidati, una manifestazione leader identitaria capace di diventare una forte attrazione a livello nazionale?
«Lo scorso anno, all’interno della “Milanesiana”, si è svolto il primo “Festival del fumetto” che intendiamo mantenere e incrementare per i prossimi anni. Siamo aperti poi a studiare altre iniziative che possano qualificare in modo importante la nostra offerta culturale. In passato si svolse per alcuni anni il Festival della Satira in Note. Con un po’ di fantasia potremmo ricreare altre manifestazioni che sviluppino la nostra particolare identità».
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