di Walter Luzi
Nuova cava di Cagnano di Acquasanta, la resistenza continua. Non si arrendono le associazioni ambentaliste e le famiglie residenti nella zona dell’acquasantano che dovrebbe “ospitare”, si fa per dire, una nuova, l’ennesima, cava di travertino. Alla libreria Rinascita di Ascoli seconda conferenza stampa, di aggiornamento stavolta, del comitato di oppositori al progetto. Ci sono Italia Nostra, con il presidente provinciale Paolo Prezzavento e il responsabile della sezione ascolana Gaetano Rinaldi, e Legambiente, con la sua storica presidente del locale Circolo Diana Di Loreto.
Ci sono, soprattutto i più diretti interessati. Quelli che rischiano seriamente di ritrovarsi il proprio B&B con vista su cava. Cristiano e Maurilio Allevi, hair stylist di professione, con il papà Gianfranco, sono i portavoce delle cinque famiglie residenti a ridosso dell’area candidata al nuovo scempio ambientale. Li accompagna l’avvocato Galeota, che li assiste nella lunga e difficile battaglia legale che si va profilando, nel nome di un interesse che non è solo privato, ma è da ritenersi collettivo.
La notizia è che anche la Soprintendenza per l’archeologia, le belle arti e il paesaggio delle province di Ascoli-Fermo-Macerata dovrà dire la sua in merito.
Il rinvenimento di reperti di interesse storico-archeologico, forse risalenti a tombe gotiche, nell’area interessata infatti, aggiunge ulteriori timori all’indiscutibile, grave impatto ambientale che l’apertura della nuova cava comporterebbe. Una valutazione che deve pesare, visto che è prevista, espressamente, anche nella premessa del famigerato “Piano Cave” regionale. Una premessa che è tesa a salvaguardare ogni rilevante interesse, paesaggistico, naturalistico, archeologico, storico e culturale nelle aree individuate dal piano.
Lo scavo di un cratere profondo, sulla carta, come un grattacielo di venticinque piani e vasto come due campi di calcio regolamentari. La distruzione di una strada comunale, che è anche storico sentiero ciclopedonale panoramico di raccordo con le mulattiere che collegano tutti i piccoli borghi vicini, che si deve spostare perché intralcia il gigantesco sbancamento. Il suo spostamento a monte, che ne aumenta lunghezza e tortuosità, riservandola quasi esclusivamente al sostenuto traffico di mezzi pesanti a servizio della cava stessa, prima che dei pochi residenti.
Con tutto quello che ne consegue, compreso l’abbattimento di alberi e lo sconvolgimento dell’ecosistema di uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero territorio acquasantano. A un chilometro dai confini con un Parco Nazionale, e in un’area ad alto rischio sismico e idrogeologico. Non solo. I timori che le sorgenti di acque sulfuree che alimentano le vicine terme di Acquasanta nascano proprio lì sotto, e possano di conseguenza disperdersi, sono più che concreti. Le slide che vengono proiettate sullo stato dei luoghi prima e dopo l’inizio degli scavi, sono già ben eloquenti.
E preoccupano molto. «La nostra non è una protesta ostativa – concludono gli Allevi – fine a sé stessa. Siamo pronti a discutere ogni aspetto di questa vicenda nel rispetto e nella massima tutela possibile di questi luoghi che amiamo».
La loro protesta chiama in causa, in effetti, gli alti ideali di un modello di sviluppo innovativo, alternativo, ecosostenibile, e non più predatorio nei confronti di un territorio già duramente provato, e sfregiato, a causa della ricchezza dei suoi giacimenti di pregiato travertino. I più ricchi della regione. Ma nel 2023 ha ancora senso privilegiare l’avida speculazione per il lucro di pochi a danno di quello che resta del patrimonio naturalistico che è di tutti? Con l’Europa intera che impone i fondi del Pnrr indirizzati a politiche nazionali e progetti di sviluppo green.
Che fissa limiti ormai irrimandabili, e persino tardivi, tesi alla salvaguardia dell’ambiente. Un tema in cui ha sempre mostrato, negli ultimi anni, un lodevole e fattivo impegno il Comune di Acquasanta, primo fautore di una nuova, diversa e illuminata valorizzazione delle bellezze, delle tradizioni e delle potenzialità locali. Soprattutto in chiave turistica. Una vocazione che non va sconfessata. Anche se la sedia per il sindaco, stavolta invitato, è rimasta vuota.
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