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«San Marco di Offida, straordinario esempio di ricostruzione e di rispetto per la componente umana»

SISMA - Sono le parole del commissario Castelli che ha preso parte alla presentazione del libro sull'importante lavoro eseguito nel Monastero delle Benedettine: «Gli operai impegnati nei lavori, per non turbare la vita monacale che non si è mai interrotta, hanno operato nel rispetto della regola del silenzio e gli unici rumori sono stati quelli degli strumenti di lavoro»
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E’ stato presentato oggi, 20 maggio,  il volume “Il restauro del Monastero di San Marco di Offida” (Carsa Edizioni). All’evento, che si è svolto nei locali del monastero, hanno preso parte il commissario alla Riparazione e Ricostruzione Guido Castelli, il sindaco di Offida Luigi Massa, Giovanni Issini Soprintendente Sabap Ascoli  FermoMacerata, Marco Trovarelli direttore Usr Marche, Giuseppe Brandimarti dell’ufficio direzione lavori  e curatore del volume, Alfredo Pellei direttore generale dell’impresa, Gianpiero Palmieri vescovo di Ascoli e Madre Catharina Müller Abbadessa delle Benedettine di San Marco.

I lavori per il miglioramento sismico, finanziati con 3,6 milioni di euro, sono durati due anni
e sono stati modulati per consentire alle monache di clausura di non abbandonare mai la struttura che aveva subito importanti danni a causa delle scosse di sette anni fa, diventando un esempio di gestione della progettazione e della cantierizzazione degli interventi post sisma su un bene tutelato.

«Il cantiere di San Marco rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni, privati ed enti, che vogliamo promuovere e sostenere sempre di più nell’opera di ricostruzione e di riparazione dei nostri territori – ha sottolineato il Commissario Castelli -.

La componente umana è una parte fondamentale per una ricostruzione di qualità.

Mi ha colpito apprendere che gli operai impegnati nei lavori qui al monastero, per non turbare la vita monacale che non si è mai interrotta, hanno operato nel rispetto della regola del silenzio e
che gli unici rumori sono stati quelli degli strumenti di lavoro».

«L’Appennino centrale – ha concluso Castelli – contiene al suo interno un grande patrimonio
artistico che il sisma ha messo a dura prova e che è nostro dovere tutelare. Patrimonio che
rappresenta il lascito per le nuove generazioni e un valore insostituibile nel presente, in
termini di attrattività di luoghi capaci di offrire un mosaico composto di storia, architettura,
spiritualità e tradizioni, davvero unico nel suo genere».

Oltre al modello organizzativo del cantiere, di particolare rilievo è stata anche la fase preliminare ai lavori, che si è avvalsa delle più avanzate tecnologie per restituire una conoscenza estremamente dettagliata degli ambienti, dei danni da riparare, di eventuali situazioni critiche non rilevabili a occhio nudo. Le stesse progettazioni sono state traslate, a cantiere aperto, in scala 1:1.

 

Il cantiere ha restituito inoltre importanti scoperte archeologiche e pittoriche, attribuite
anche al “Maestro di Offida”, che hanno permesso di meglio ricostruire le alterne fasi del
complesso nei secoli.

 

Si tratta infatti di una delle prime realizzazioni ascrivibili al nuovo Ordine dei francescani, consacrato nella seconda metà del 1300, trasformato poi in Monastero Benedettino. Oggetto di interventi, modifiche, stratificazioni, che hanno fatto del Monastero di San Marco una delle realtà più rilevanti del territorio.


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