Calo di imprese artigiane nelle Marche, scende in campo l’onorevole Augusto Curti che sollecita la Regione a mettere in campo risorse e strategie.
«Sono estremamente allarmanti i dati che emergono da uno studio congiunturale a cura dell’Associazione Imprese e piccoli artigiani (Cgia) di Mestre che, in maniera impietosa, fotografano la crisi in cui versa l’artigianato marchigiano.
Si tratta di un settore economico che, per molto tempo, ha contribuito al successo del modello produttivo regionale. Quella meravigliosa sintesi tra arte manifatturiera, organizzazione imprenditoriale e sostenibilità che ha decisamente segnato lo sviluppo economico dei Territori.
Secondo l’analisi di Cgia, le Marche hanno registrato un calo pari al 26%, transitando da 72.077 a 56.514 unità: il secondo peggior dato nazionale che, inevitabilmente, chiama in causa il Governo regionale.
Perché se è pur vero che su questo trend incidono fattori macroeconomici, è altrettanto certo che la Giunta si dimostra incapace di agire su quei fattori che sono condizionabili. Manifestando, ad esempio, tutta la sua debolezza nei confronti del Governo centrale, su un argomento cardine per le imprese artigiane come il nuovo Codice degli appalti.
Quest’ultimo, attraverso lo strumento dei sub-appalti a cascata, rappresenta una vera e propria mannaia per le aziende di piccole dimensioni che, essendo posizionate al termine della filiera, si troveranno a dover accettare commesse a prezzi insostenibili.
La verità è che, negli ultimi anni, la Regione Marche è stata impegnata esclusivamente sulla costituzione di nuovi Enti e Consigli di Amministrazione, anziché tutelare un sistema vitale per la nostra economia.
Troppo distante dalle problematiche dell’artigianato quanto pericolosamente vicina a progetti faraonici e lontani dalla vocazione territoriale. Iniziative finanziate con risorse Pnrr e Pnc che, alla luce dei fatti, sarebbero state più utili per le nostre piccole imprese.
E purtroppo la Regione continua a fare un uso prettamente propagandistico di temi cruciali quali l’innovazione, le start-up, lo sviluppo dei mercati o la finanza innovativa. Agendo, in questo modo, fuori dalla complessità delle attuali dinamiche economiche e dimostrando l’incapacità di garantire un futuro all’artigianato marchigiano.
Il vero “Modello Marche”, quello tradizionale dell’eccellenza produttiva, è dunque messo a forte rischio da un altro pseudo “modello Marche”, quello costantemente sbandierato dalla destra, che tuttavia si sta rivelando del tutto fallimentare».
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