facebook rss

Umberto Galimberti fa il pieno a Folignano

A VILLA PIGNA, nel programma della prima di tre giornate del festival green "Agricultura", il famoso filosofo lombardo ha completamente riempito Piazza Bolivar. La sua lezione sulla condizione giovanile ha sfiorato anche altri temi molto sentiti strappando più volte l’applauso spontaneo del folto pubblico. Una presenza massiccia per un evento culturale che forse neanche gli organizzatori si aspettavano
...

 

di Walter Luzi

 

Il filosofo fa il pieno. Il Festival Green di Folignano parte in quarta con il professore Umberto Galimberti, primo ospite di rilievo della quinta edizione di “Agricultura”, che fa registrare un boom di presenze davvero inaspettato. A Villa Pigna Piazza Bolivar si riempie all’inverosimile di un pubblico variegato di ogni età per ascoltare la conferenza del filosofo lombardo.

 

Saggista e psicoanalista, giornalista sulle colonne de “La Repubblica” e spesso ospite di trasmissioni televisive, ma divenuto molto popolare anche grazie ai suoi taglienti reel pubblicati in rete. Il tema, molto sentito in ogni casa, e rimbalzato drammaticamente sulle cronache negli ultimi giorni, è la condizione giovanile attuale.

 

Gli organizzatori hanno evidentemente sottostimato la portata del personaggio e l’interesse del tema. L’amplificazione non è delle migliori. I pochi improvvisati sedili approntati si rivelano del tutto insufficienti. Il pubblico si siede lungo le scalinate di accesso alla piazza, e sulle aiuole. Qualcuno va a prendersi le sedie altrove pur di assistere, in religioso silenzio, alla lezione del grande filosofo. Che non delude le attese davanti al pienone.

 

La sua analisi è lucida, circostanziata, spietata. Le sue parole fanno l’effetto di pugni nello stomaco. Sono frustate per tutti. Famiglia, scuola, politica, società. I genitori che non sanno parlare ai bambini piccoli quando è il momento, cioè da zero a dodici anni. Quando si formano le mappe cognitive dei propri figli. Che li sommergono di regali piuttosto che di parole, e di apprezzamenti per ogni loro anche più piccolo progresso, spegnendone così sul nascere desideri ed autostima. Affettività ferite che lasciano cicatrici nell’anima e disagi mentali per sempre.

 

La scuola che non rimedia ai danni delle famiglie, ma che anzi, ne fa degli altri. La scuola che «… al massimo istruisce, ma non forma i ragazzi…». Con troppi computer e poca letteratura. Che meriterebbe più libri da leggere, e più insegnanti all’altezza della missione da compiere. «… con classi meno numerose e un corpo insegnante più appassionato e seduttivo. In grado di fare innamorare i ragazzi delle proprie materie di studio. Non servono psicologi, ma maestri e professori che abbiano studiato la psicologia in età evolutiva. La mente – ricorda Galimberti citando Platone – non può aprirsi se prima non si apre il cuore».

 

Gli applausi scrosciano numerosi e spontanei. Anche quando i rimedi che propone potrebbero suonare impopolari. «Mandiamo a casa gli insegnanti incapaci – tuona il filosofo – quelli senza empatia e motivazioni, quelli che paghiamo poco, ma per tutta la vita. E poi lo hanno chiamato Ministero dell’Istruzione e del Merito. Ma merito de che?…».

 

E’ la cultura infatti, grazie soprattutto alla letteratura, ad insegnare i sentimenti, a controllare le pulsioni, a preparare al grande gioco della vita e al rispetto delle sue regole. A distinguere il bene dal male, il permesso dal proibito. Non sono luoghi comuni o stucchevole retorica. «I bulli, così numerosi oggi – dice sempre Galimberti – non hanno linguaggi, né risonanza emotiva. Fanno del male senza sentirlo come tale, perciò sono pericolosi. Dobbiamo evitare però che quei loro banchi restino vuoti, sarebbe regalare quei ragazzi alla delinquenza».

 

In Piazza Bolivar non vola una mosca. Si tende l’orecchio per non perdersi qualche parola coperta dagli echi della festa che prosegue intorno, e da quell’audio così inspiegabilmente basso. «La pornografia a portata di clic – continua il professore – arriva molto prima dello sviluppo fisiologico, mentale, dei giovanissimi. Che li porterebbe a controllare razionalmente le proprie pulsioni. A non concepire una sessualità disgiunta dal desiderio, dai sentimenti».

 

Il tempo è volato. Nessuno si è annoiato. Tutti hanno di che riflettere e imparare. E’ già confortante che tutta questa gente abbia sentito il desiderio, il bisogno, di ascoltare un filosofo. Con il rimpianto, magari, di non averlo potuto ascoltare prima di fare danni. Di aver potuto fare tesoro di tanti concetti. Che pure appartenevano, in parte, alla saggezza antica dei nostri padri. Quando il mondo non era, però, questo mondo.

 

Resta il tempo per sfiorare soltanto altri grandi temi contemporanei. La guerra. Quella, folle, che gli uomini continuano a combattere, sempre con qualche nuova scusa, gli uni contro gli altri. E quella che l’Umanità intera ha dichiarato alla Natura del nostro pianeta in nome del presunto progresso, e da cui ora deve imparare a difendersi. E il razzismo. Che appartiene un po’ a tutti noi. Come il timore, più o meno inconscio, di una nuova invasione barbarica. Il sopravvento di quella forza biologica superiore che ha sempre decretato il tramonto di ogni Civiltà.

 

 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page



1 commento

  1. 1
    Guido Rozzi il 12 Settembre 2023 alle 14:19

    Può essere un grande filosofo ma durante la pandemia ha dato il peggio di sé. Il pensiero critico, il ragionamento e la capacità di riflessione che lui predica sono andati a farsi benedire con affermazioni che mi hanno lasciato inorridito. Come uomo mi ha molto deluso e non capisco ancora questo seguito che riesce a avere.

Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X