di Giuseppe Di Marco
La lotta per la modifica del fermo pesca continua. A farsi portavoce delle proteste di chi, tutti i giorni, va in mare per trarre pesce a riva, è Lorenzo Marinangeli (Lega). Per il consigliere di minoranza, è arrivato il momento di porre fine alle sperimentazioni targate Ue.
Novembre, come ribadito dagli armatori, diventa il “mese orribile” per la pesca, se si impone uno stop alle attività: «Negli ultimi tre anni – tuona Marinangeli – abbiamo subito dei fermi biologici sperimentali per il pesce azzurro, ma un’attività non si può fermare due mesi l’anno. Come per lo strascico, ci si dovrebbe fermare per un mese ad agosto, invece ora da San Benedetto a Termoli torneremo a fermarci a novembre, dopo lo stop di aprile. I nostri pescatori hanno raccolto firme per spostare il fermo autunnale, previsto in un mese buono per la pesca e anche sotto il punto di vista delle vendite: questo perché le lampare risentono meno della concorrenza di altri paesi europei, cosa che permette di valorizzare il nostro prodotto».
A risentirne, mette in chiaro il salviniano, è tutta l’industria: «Questi fermi sperimentali servono unicamente ad impoverire il settore in tutta la sua filiera – prosegue il consigliere – dal pescatore al commerciante all’ingrosso, fino alla più piccola delle pescherie. Qui non si vuole capire che si depaupera un indotto, e questo significa, per un’azienda, fare a meno di operai, o di mezzi. Sono in molti a cambiare mestiere, perché non c’è più continuità lavorativa e perché alla fine il rapporto con i clienti si logora, se non vengono serviti con regolarità. Ora si vogliono anche mettere telecamere a bordo: una cosa senza senso. Mi domando: i nostri pescatori, quando vanno in mare, vanno a rubare o a guadagnarsi la pagnotta? La videosorveglianza serve nel contesto cittadino, dove prolifera la criminalità».
La conclusione è delle più amare: «L’Europa pare voglia indurci a mangiare sempre meno il nostro pesce, di gran qualità, e a consumare quello proveniente da altre nazioni, oppure alimenti sintetici. Con il passare del tempo la pesca rappresenterà una fetta sempre meno importante del nostro Pil, quando in tempi passati ne era l’asse portante».
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