di Federico Ameli
Forse, un giorno, da quelle parti sorgerà davvero un biodigestore. Nel frattempo, però, la comunità della Valdaso non si arrende e continua a lottare per difendere la propria terra.
Nella mattinata di oggi, sabato 11 novembre, una delegazione di residenti, agricoltori e amministratori locali ha scelto di darsi appuntamento a San Salvatore di Force, in corrispondenza del sito scelto per la realizzazione di un impianto di produzione di biometano tramite la fermentazione di rifiuti organici, per prendere parte alla mobilitazione indetta dall’Associazione di tutela e valorizzazione Valdaso e patrocinata da ben 19 comuni del territorio.
Sei realtà della provincia di Ascoli (Carassai, Comunanza, Montalto Marche, Montedinove, Montefiore dell’Aso, Rotella) accomunate alle tredici del Fermano (Altidona, Campofilone, Lapedona, Montefalcone Appennino, Montelparo, Monte Rinaldo, Monterubbiano, Monte Vidon Combatte, Moresco, Ortezzano, Pedaso, Petritoli, Santa Vittoria in Matenano) da una fortissima preoccupazione per il potenziale impatto ambientale, agricolo e turistico del biodigestore.
Si spiega in questo senso la scelta di unire ancora una volta le forze per dire no alla realizzazione dell’impianto in un territorio che fa dell’agricoltura e delle primizie della terra il proprio biglietto da visita, conosciuto e apprezzato in tutta Italia.
Per l’occasione, gli agricoltori si sono ritrovati alla cantina sociale Valdaso per dare il via a un corteo di protesta contro lo spettro del biodigestore. Alla guida dei propri trattori, esponendo fieri gli slogan che da diversi mesi infiammano gli animi di imprenditori, lavoratori e residenti, alle 11,30 il corteo ha raggiunto l’area di San Salvatore, dove nel frattempo i rappresentanti delle istituzioni presenti avevano avuto modo di condividere con la cittadinanza il proprio parere negativo sul progetto.
«Vedere che così tanti sindaci abbiano risposto all’appello è sintomo della ferma volontà del nostro territorio – esordisce il sindaco di Rotella Giovanni Borraccini – La Valdaso vuole essere presente e manifestare la propria opinione, specie in queste circostanza.
Il nostro è un territorio ad alta vocazione agricola: vogliamo che le produzioni agricole restino di altissima qualità, ma è un obiettivo evidentemente incompatibile con la realizzazione di questa struttura, peraltro sovradimensionata per le province di Ascoli e Fermo. Continueremo in ogni caso con la nostra resistenza».
Neppure le ultime novità giunte dal Consiglio di Stato, che a settembre ha formalmente respinto i ricorsi presentati da amministrazioni comunali e cooperative agricole contro la Provincia di Ascoli e la 4R di Milano, sono bastate a far desistere la comunità della Valdaso, che come confermato dai propri rappresentanti istituzionali continuerà a battersi per tutelare gli interessi del territorio.
«Non siamo contrari al biodigestore per pregiudizio – precisa Daniel Matricardi, sindaco di Montalto – bensì, in primo luogo, per un iter amministrativo sottaciuto per lungo tempo. Quando nel 2018 ci siamo accorti di ciò che stava accadendo ci siamo immediatamente mobilitati, sebbene ci trovassimo in una fase già avanzata. Avendo puntato principalmente sul piano burocratico, purtroppo fin qui i ricorsi non ci hanno premiato.
Abbiamo ancora degli strumenti amministrativi a disposizione, ma la cosa più importante è che nel 2023 siamo ancora qui per condividere un forte segnale politico.
Questa valle, purtroppo, paga lo scotto di trovarsi tra due province e, di conseguenza, è poco attenzionata – conclude Matricardi, prima di lanciare una sfida a chi, come lui, condivide da anni la battaglia contro il biodigestore – Questa nostra operazione non ha precedenti, ma ora dobbiamo restare uniti per promuovere delle iniziative propositive di valorizzazione della vocazione turistica, agricola e paesaggistica della valle. Procedendo in questa direzione, daremo sempre meno spazio a chi vuole sfruttare la Valdaso solo per ragioni economiche».
Preoccupazione espressa all’unanimità da tutti i sindaci e le realtà del territorio, a cominciare da quelle che gravitano attorno al sito di San Salvatore – Force, Rotella, Montalto, Montelparo, Montedinove, solo per citare alcuni tra i comuni limitrofi – fino ad arrivare a quelle geograficamente più distanti, che non per questo sottovalutano il potenziale stravolgimento agli equilibri naturali, economici e sociali – in ballo ci sono espropri per circa un centinaio di proprietari della zona – della comunità locale provocato dalla realizzazione del biodigestore.
È il caso, ad esempio, del primo cittadino di Montefiore, Lucio Porrà, che sottolinea i rischi sul piano della viabilità connessi al traffico dei camion dei rifiuti che andrebbe a monopolizzare le strade della Valdaso: «Siamo un po’ più distanti rispetto ad altri, ma quando c’è da fare battaglia non mi tiro mai indietro» assicura.
«Rischiamo di fare i conti con un ecomostro che andrebbe a distruggere il ruolo turistico e ambientale che la valle ha saputo ritagliarsi nel tempo – aggiunge Luca Pezzani, sindaco di Petritoli – È nostra intenzione andare avanti e non fermarci affinché chi vuole fare questo arretri. In fondo, come continuiamo a ripetere, questo impianto è la cosa sbagliata nel posto sbagliato. Promuovere oggi questa valle è facile, farlo domani con il biodigestore sarebbe molto difficile».
Presente all’incontro anche l’assessore regionale all’Agricoltura Andrea Maria Antonini, che per l’occasione ha ribadito la vicinanza della giunta regionale alla causa della Valdaso, annunciando anche l’imminente attivazione di un progetto da 20 milioni di euro per il potenziamento della rete idrica a beneficio degli agricoltori locali.
«La Regione Marche è del tutto contraria a questo intervento, che non ha alcuna logica sostenibile – afferma – Non siamo contrari ai biodigestori, anzi, siamo favorevoli a una visione di economia circolare, ma non è questa la soluzione. Il progetto è sovradimensionato rispetto alle necessità di questo territorio: i rifiuti arriveranno anche da fuori, con vantaggi solo per un privato.
Procedendo in questo modo rischiamo di riempire la valle di traffico e di rifiuti. D’altra parte, a Relluce e in corrispondenza della discarica di Fermo sono già in programma dei biodigestori. Andranno attivati in luoghi deputati alla gestione dei rifiuti, mentre cercare di individuare nuove aree come quella di San Salvatore risulta inaccettabile».
Valdaso e il “no” al biodigestore: scocca l’ora della grande mobilitazione
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