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San Benedetto ricorda le 27 vittime del novembre 1943: le tragiche ore del bombardamento e degli omicidi Nardone e Ceci (Video)

Il 27 novembre di 80 anni fa un violento bombardamento Alleato provocava ben 25 vittime e il giorno seguente soldati tedeschi uccidevano i due Carabinieri che si opposero alla loro razzia. Il ricordo di Comune, Arma dei Carabinieri e Circolo dei Sambenedettesi
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Ottantesimo anniversario del bombardamento del 27 novembre 1943 e degli omicidi di Nardone e Ceci

 

di Pier Paolo Flammini

 

Una delle pagine più buie della storia di San Benedetto, e, certamente, della storia europea tutta. All’interno della tragedia della Seconda Guerra Mondiale, alla fine di novembre del 1943, San Benedetto fu colpita da due gravi eventi: il 27 novembre 1943 la città venne bombardata dalle forze Alleate provocando ben 25 vittime. E il giorno successivo, 28 novembre, ancora violenza a San Benedetto, con la barbara uccisione da parte delle truppe tedesche del maresciallo dei carabinieri Luciano Nardone e del carabiniere Isaia Ceci, perché si erano opposti alla razzia di generi alimentari destinati invece alla popolazione civile.

 

Quanto avvenne in quei giorni è stato ricordato questa mattina dal Comune di San Benedetto, il Circolo dei Sambenedettesi e dalla Sezione di San Benedetto dei Carabinieri, alla presenza di molti alunni delle scuole cittadine, poi arrivati al Teatro Concordia.

 

Ottantesimo anniversario del bombardamento del 27 novembre 1943 e degli omicidi di Nardone e Ceci

Alle ore 10 è stata posta una corona di fiori sulla parete della Torre dei Gualtieri, in ricordo delle 25 vittime del bombardamento; alle 10:30 invece una corona di fiori è stata posta sulla lapide che ricorda Nardone e Ceci, nella piazza dedicata al maresciallo Nardone (la caserma dei Carabinieri, invece, è dedicata alla memoria di Ceci).

 

 

Francesco Tessitore, Giuseppe Merlini, Antonio Spazzafumo e Gino Troli al Teatro Concordia

Sono intervenuti, al Teatro Concordia, il sindaco di San Benedetto Antonio Spazzafumo, il comandante della compagnia dei Carabinieri di San Benedetto Francesco Tessitore, il presidente del Circolo dei Sambenedettesi Gino Troli e il direttore dell’Archivio Storico di San Benedetto Giuseppe Merlini. Proprio quest’ultimo ha ricostruito in maniera magistrale, grazie a testimonianze e documenti, quanto avvenuto prima, durante e dopo quegli eventi.

 

Partendo da un assunto paradossale: il bombardamento avvenne per errore perché i 36 bombardieri bimotori B52 Mitchell dovevano recarsi in realtà a Porto Civitanova. Invece arrivarono a San Benedetto, e colpirono in maniera dura il quadrilatero formato dal Paese Alto, il torrente Albula e il confine con Grottammare. Le bombe distrussero gran parte dell’incasato urbano, compreso il Mercato Ittico che venne chiuso. Grave poi la perdita di tantissimi documenti dell’Archivio Storico, ad esempio tutti quelli che riguardavano il ‘500. Queste informazioni si sono apprese soltanto negli ultimi anni grazie alle ricerche di Pietro Merlinetti.

 

Da quel momento, ha ricordato Merlini, avvenne lo sfollamento definitivo: migliaia di sambenedettesi, che erano rimasti in città durante i primi bombardamenti dell’ottobre 1943, dovettero abbandonare la città, riversandosi nelle cittadine dell’entroterra piceno, da Rotella a Montalto a Offida. Solo ad Acquaviva si trasferirono circa 4.300 sambenedettesi: vennero chiusi i due ospedali, trasferiti a Monteprandone, il Comune cessò le sue funzioni e le scuole furono spostate a Monsampolo del Tronto.

 

In città rimasero solo i Padri Sacramentini, anche se i bombardamenti continuarono fino al maggio 1944. I Padri Sacramentini si impegnarono a recuperare e poi a inventariare nel loro istituto i beni dei sambenedettesi per evitare lo sciacallaggio.

 

Interessante un documento scritto di Albano Bugari, recuperato grazie a Giorgio Mancini, il quale, appassionato di aviazione, descrisse così l’inizio del bombardamento, a cui assistette dalla sua abitazione in via Risorgimento: «27 novembre 1943, ore 12:10. Le batterie contraeree tedesche della zona aprono un nutrito fuoco contraereo, come sempre penso a un passaggio di aerei angloamericani, li vedo a una altezza di circa 800 metri da cui scorgo il cassone aperto perché si preparavano al bombardamento».

 

La guerra per San Benedetto e per i sambenedettesi in realtà non finì nel 1945, perché ci furono tanti pescherecci che saltarono in aria a causa degli ordigni bellici pescati tra il 1944 e il 1948 e una tragedia che avvenne il 1° aprile 1949, quando quattro bambini giocando nella zona del cosiddetto “Monte Brecicce” recuperarono delle granate e le portarono in via Aspromonte convinti che furono ferro vecchio per aiutare l’economia familiare iniziarono a pulirle ma esplosero e morirono tutti e quattro.

 

Di quegli eventi resta la toponomastica dedicata ai martiri della Resistenza al nazi-fascismo: Piazza Nardone, la Caserma Ceci, via Fratelli Gabrielli, via Gianmaria Paolini, via Elio Fileni. Nel 1965 venne anche rinominata una via del Paese Alto come via 28 novembre 1943.


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