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Autovelox sulla Valtesino, Ameli (Pd): «Non sono d’accordo sullo strumento per far cassa in maniera discutibile»

PROTESTE e lamentele dei cittadini per quello installato nel territorio comunale di Ripatransone e gestito dal Consorzio “Monti Azzurri”. Interviene il segretario provinciale dem: «La sicurezza sulle strade deve essere la priorità per qualsiasi amministratore pubblico, ma è stato installato su una strada provinciale senza la Provincia ne fosse a conoscenza, e certi comportamenti fanno venire meno il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni»
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Autovelox sulla Valtesino e Francesco Ameli

 

«Parto da un concetto fondamentale: la sicurezza sulle strade deve essere la priorità per qualsiasi amministratore pubblico. Quando però questo diventa uno strumento per fare cassa in maniera discutibile, allora mi trova in disaccordo».

 

Lo afferma Francesco Ameli, segretario provinciale del Partito Democratico. Anche lui ha ricevuto numerose segnalazioni, proteste e lamentele per gli autovelox piazzati sulla Valtesino, nel territorio comunale di Ripatransone, gestiti dal Consorzio “Monti Azzurri”.

 

«In questi mesi – dice – mi sono arrivate tantissime segnalazioni da parte di residenti e avventori della Valtesino che non contestano tanto il fatto della necessità di regolare la velocità, quanto piuttosto il fatto che l’autovelox situato sulla strada provinciale entri in funzione nelle ore serali e la macchina del consorzio di polizia locale Monti Azzurri risulti poco visibile, spesso “nascosta”, cosa che ho potuto constatare personalmente in svariate occasioni. Comportamenti che fanno venire meno il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. Inoltre si tratta di una strada provinciale, ma la Provincia non ne è stata messa a conoscenza.

 

L’operato del Consorzio di Polizia Locale? Sembra più uno strumento per fare cassa, e non penso che la politica possa restare indifferente, sarebbe un errore. La gestione del controllo velocità da parte del Consorzio – prosegue Ameli – è stata trattata anche durante l’osservatorio provinciale permanente per il monitoraggio dell’incidentalità stradale causata dall’eccesso di velocità e, a riguardo, anche in quell’occasione sono emerse molte doglianze sulla necessaria trasparenza, correttezza ed efficienza nello svolgimento dell’intrapresa attività, ovviamente anche nei confronti dell’utenza. Basti pensare che in bilancio il Consorzio ha previsto per il 2023 entrate per quasi 800.000 euro derivanti da sanzioni e accertamenti, ma ho la sensazione che quelle effettive saranno superiori».

 

Qualche soluzione ovviamente potrebbe essere trovata. «Innanzitutto – continua il segretario del Pd – penso che i cittadini debbano essere informati con comunicazioni pubbliche degli orari e dei luoghi di rilevamento della velocità, cosa che diversi Comuni fanno da tempo (da anni agisce così il Comune di Monteprandone, ndr), inoltre ritengo che debba essere aumentata la segnalazione della presenza degli autovelox fissi e delle postazioni mobili di rilevamento, così che già la cartellonistica possa fare da deterrente per diminuire la velocità nei tratti stradali più sensibili. Questo se ovviamente l’obiettivo è la prevenzione, laddove invece fosse la sanzione per i cittadini, il discorso è altro».

 

Un problema è rappresentato dal limite dei 50 km orari posto su molte strade provinciali. «Non ne capisco il motivo, è un errore da parte della Provincia, non concordato con la comunità dei sindaci che nottetempo hanno visto su molte strade, su tutte Mezzina e Valtesino, la comparsa di cartelli stradali. In alcune Provinciali – continua – il limite è sceso addirittura a 30 km orari. Mi sembra una scelta che si dissoci dalla realtà delle cose: che senso hanno decine di milioni di euro investiti sulla Mezzina se poi viene messo un limite così basso? Il limite di 50 ha senso nei centri abitati e comunque dove ci sono abitazioni, altrove mi sembra una scelta discutibile. Su questo i consiglieri provinciali del Pd hanno una posizione chiara e coerente».

 

Dai limiti di velocità alla “Zona 30”, di cui si sta parlando molto in questi giorni in tutta Italia, il passo è breve. «In alcuni contesti urbani è una scelta saggia, in altri no – conclude Ameli – è necessaria una valutazione caso per caso. bisognerebbe incentivare una mobilità diversa, ma su questo c’è bisogno dell’impegno di tutti e il discorso si fa più ampio».


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