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Il fast track geriatrico, Infriccioli: «Risposta rapida ed efficace alle persone fragili, in grado di allontanare il “crollo” il più possibile»

SAN BENEDETTO - Si tratta del percorso innovativo introdotto dall'Ast picena nell'Uoc di Geriatria del "Madonna del Soccorso", tra le prime in Italia, per alleggerire il carico sul Pronto Soccorso. E' il primario a spiegare in cosa consiste e quali i risvolti positivi per i pazienti, dai 75 anni, codici verdi o azzurri, a rischio per la lunga permanenza nei servizi di emergenza. Ed ancora: il ruolo fondamentale della famiglia nel percorso di cura; l'esempio del ponte Morandi di Genova
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L’equipe di Geriatria dell’ospedale di San Benedetto. Seduto al centro, il primario Pietro Infriccioli

 

 

di Maria Nerina Galiè

 

Non sembrano andare d’accordo i termini “fast”, veloce, e “geriatria” che invece si caratterizza come “slow medicine” o “medicina narrativa”.

Ed invece è proprio in questo connubio che si basa l’innovativo percorso ideato dall’Ast picena, per l’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto: il “Fast Track Geriatrico” (leggi qui).

 

Due le finalità: alleggerire la pressione sul Pronto Soccorso e, cosa non da poco, proteggere i “nonnini” «da eventuali rischi di destabilizzazione ed aumento della fragilità, che può comportare la prolungata permanenza nei servizi di emergenza, in attesa della prima valutazione clinica», spiega il dottor Pietro Infriccioli, primario di Geriatria di San Benedetto nell’aggiungere: «Ricorre spesso, nelle mie parole, il termine “fragilità” perché noi geriatri  siamo soprattutto gli specialisti della fragilità, concetto che spesso non colgono neppure i familiari».

 

«La nostra unità operativa complessa – sono ancora le parole del primario – ha, in questo momento, le risorse giuste per poter affrontare questo percorso innovativo ed è anche una sfida un po’ per tutti.

Non era facile offrire una risposta rapida a questo tipo di utenti ed ai loro familiari. Nella maggior parte dei casi si tratta di codici verdi ed è inevitabile che l’attesa può avere tempi lunghissimi in Pronto Soccorso.

Tra le opzioni valutate, c’era quella di attivare un ambulatorio in Pronto Soccorso, nel quale il medico del reparto di emergenza avrebbe attivato lo specialista geriatra. Ma non era una soluzione per tagliare il tempo di attesa.

Inoltre, l’anziano deve essere spesso accolto e conosciuto. E va conosciuta anche la sua famiglia.  Era impensabile che potesse avvenire in Pronto Soccorso».

 

Ecco allora l’attivazione – a San Benedetto tra i primi in Italia – del fast track geriatrico, progetto sperimentale sul territorio nazionale. 

 

In cosa consiste dottor Infriccioli?

«Costituisce priorità d’accesso, a parità di codice, per il paziente fragile al fine di costruire un percorso di presa in cura dedicato, in grado di ridurre i tempi di attesa in Pronto Soccorso, di effettuare una valutazione specialistica rapida, di favorire il rientro al domicilio con il contatto diretto con i medici di medicina generale e con i servizi territoriali (Adi ed Rsa), quando il ricovero non sia stato valutato come necessario, migliorando anche la percezione della qualità del servizio da parte di paziente e familiare».

 

Il percorso è dedicato a tutti gli utenti con età uguale o superiore ai 75 anni, ai quali è stato attribuito un codice di triage verde e azzurro (questo ultimo con limitazioni cliniche codificate) ed ai quali viene somministrata una “scala di fragilità” molto semplice e che vengono quindi classificati, in fase di triage, come “fast track geriatrico”.

 

Il servizio, nella prima fase di sperimentazione, sarà attivo 5 giorni su 7, con invio a Geriatria, da parte dell’infermiere triagista di Pronto Soccorso, dalle ore 8 alle ore 14, ed osservazione clinica fino alle 16.

 

«Si parte appunto con la valutazione dell’infermiere del triage, appositamente addestrato, attraverso una scala di domande atte ad identificare la fragilità. 

Una volta fatta questa valutazione – dice ancora il dottor Infriccioli – il paziente accederà direttamente in Geriatria, dove sono state preparate 4 postazioni dedicate all’utente e – aspetto per noi fondamentale – al familiare che noi vogliamo a fianco del proprio congiunto.

Innanzitutto non resta fuori, come avverrebbe in Pronto Soccorso. Poi per costruire un “progetto di cura” per il paziente, sono rilevanti le informazioni che può fornici l’accompagnatore.

Nel progetto rientra anche un rapporto diretto telefonico con il medico di medicina generale dell’utente: è quello che conosce meglio sia il paziente che la famiglia e gli eventuali problemi che possono appartenere alla singola situazione».

 

Il geriatra ha un ruolo chiave nel percorso, ovviamente. 

 

«Gli anziani – spiega il dottor Infriccioli –  sono in generale i pazienti più complessi, con molte malattie, che non manifestano con i sintomi tipici, e che assumono molti farmaci. Spesso, poi,  presentano anche problemi sociali, oltre che sanitari, e richiedono più indagini diagnostiche. Per questo necessitano di una permanenza in pronto soccorso più lunga».

 

«Io faccio spesso l’esempio del ponte Morandi di Genova – conclude il direttore dellUoc di Geriatria di San Benedetto – quella struttura fino ad un secondo prima di crollare ha continuato a reggere tutto il traffico ed il suo peso. Il ponte era già “fragile”, ma in uno “stato potenziale”. Fragilità che si sono manifestate tutte insieme ed improvvisamente, crollando, magari per una causa modestissima ma che ha gravato sulle altre, preesistenti e non conosciute.

Ecco, noi abbiamo gli strumenti per verificare la presenza di quella fragilità prima del crollo e, in qualche maniera, siamo nelle condizioni di posticipare quel crollo il più possibile. Poi ovviamente il crollo arriva, per quanto riguarda gli esseri umani, perché quello è il nostro destino come specie».


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