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Cani e gatti, è “randagismo” anche se hanno il microchip: il recupero per riaffidali al proprietario o metterli in sicurezza

ASCOLI - Preposta a contrastare il fenomeno è la Polizia Locale. Il referente è il sovrintendente capo di polizia giudiziaria, Settore ambiente Ugo Capriotti, che ha molto a cuore gli animali e va sempre in giro con i biscottini in tasca. E' lui a spiegare come funziona il servizio
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Ugo Capriotti

 

 

di Maria Nerina Galiè

 

Cani, gatti ad anche conigli e furetti riempiono ormai le nostre case, le nostre vite e fanno compagnia. Ammessi ormai dappertutto, nei negozi ed in molte strutture ricettive, sono a tutti gli effetti membri della famiglia.

 

Ma c’è anche chi non li sopporta al punto tale da rendersi protagonista di episodi brutali, come mettere esche avvelenate o con i chiodi o, addirittura, aggredire chi se ne prende cura, come sarebbe accaduto a Villa Pigna, proprio in questi giorni (leggi qui) o ad Acquasanta, a inizio gennaio (leggi qui).

 

In ogni caso, non bisogna dimenticare che, per quanto addomesticati, gli amici a 4 zampe, per loro natura, sentono forte il richiamo dell’ambiente esterno. E’ difficile che, davanti ad un cancello o una porta aperti, non ne approfittino per una “fuga”, dai risvolti non sempre auspicabili: possono restare vittime della strada, a volte provocando danni di cui il proprietario – se individuato – dovrà rispondere (leggi qui), o non ritrovare la strada di casa per finire poi chissà dove.

 

E qui entra in gioco il microchip, che viene messo dal veterinario con relativa iscrizione all’anagrafe definita “degli animali d’affezione”, suddivisa per tipologia.

Nelle Marche sono iscritti all’anagrafe 519.106 cani, 46.430 gatti e 43 furetti.

«In base all’attuale normativa – spiega il dottor Marco D’Emidio, veterinario di Ascoli – l’iscrizione è obbligatoria solo per i cani, a partire dai due mesi di vita, mentre per gli altri animali è facoltativa. E’ possibile iscrivere anche i conigli tra gli animali d’affezione.

C’è poi il registro dei grandi animali, mucche, pecore, cavalli, pecore, detenuto dal Servizio sanitario, al fine della tracciabilità alimentare».

 

Invece, per quanto riguarda cani e gatti, il portale è al servizio di veterinari, dell’Ast o privati, e delle forze dell’ordine, spesso chiamati a ritrovare il proprietario attraverso la lettura del microchip.

 

A controllare che i nostri pelosetti non vadano in giro da soli, ad Ascoli, è la Polizia Locale ed il referente è il sovrintendente capo di polizia giudiziaria, Settore ambiente Ugo Capriotti, che ha molto a cuore gli animali, soprattutto i cani. E sia per lavoro che motivi personali (ha lui stesso un cane al quale è molto affezionato) va sempre in giro con i biscottini in tasca.

 

«Noi siamo obbligati ad impedire il randagismo – afferma – e parliamo di randagismo anche se il cane ha un padrone e quindi un microchip.

Sono gli animali che vagano in luoghi pubblici o aperti al pubblico che arrivano alla nostra attenzione e, spesso, alla nostra azione. Sia vivi che, purtroppo, morti».

 

Il servizio si occupa, per lo più di cani.

«Il nostro compito – continua Capriotti – sta nell’identificare il proprietario, nel caso in cui il cane abbia il microchip. Poi, sì, di sanzionarlo per “aver lasciato l’animale libero in luogo pubblico o aperto al pubblico”.

 Ad Ascoli si tratta di 50 euro più 18 di spese di notifica, in un range che può andare da 25 a 500 euro.

Nel 2023 abbiamo elevato circa 70 multe».

 

Agli agenti di Polizia Locale capita anche di dover catturare il cane e con un apposito apparecchio individuare a chi appartiene. Anche se la lettura del microchip viene fatta dal personale incaricato (“accalappiacani”, veterinario o al canile), il relativo verbale arriva sempre sul tavolo di Capriotti.

 

«Nella maggior parte dei casi – è sempre il sovrintendente capo a parlare – sono i cittadini a segnalarci la presenza di un cane incustodito e, nei limiti del possibile per il problema endemico di mancanza di personale, inviamo una pattuglia. Non spetterebbe a noi il compito di catturare l’animale. Ma ci capita di farlo ed abbiamo anche l’apparecchio per leggere il microchip.

Ecco il motivo per cui porto sempre i biscottini con me. 

La procedura prevede l’attivazione del servizio veterinario dell’Ast, che in genere è presente la mattina. Negli altri orari ci si rivolge al 118 che chiama il veterinario reperibile e la ditta incaricata del recupero, il cosiddetto “accalappiacani” che prende il cane per portarlo ai canili convenzionati, come quello di Offida, Appignano o Castel di Lama, nella speranza di un’adozione.

In questo caso, oltre alla multa, al proprietario viene addebitato un costo di 20 euro».

 

Per quanto riguarda i gatti, la cui iscrizione appunto non è obbligatoria, è un  po’ più complicato. Oltre al fatto che è difficilissimo prendere un felino, non ci sono gattili in zona a cui poterli affidare.

 

«Ci sono invece – afferma Capriotti – colonie feline, a Monticelli, a Mozzano, una grande in Via Rovereto tanto per citarne alcune, registrate a nome delle persone che le gestiscono, a loro cura e spese, sostituendosi all’ente pubblico.

Noi stessi ci rivolgiamo a loro nei rari casi in cui troviamo un cucciolo o una gatta incinta.

La cosiddette “gattare”, spesso al centro di proteste (se non peggio come abbiamo visto, ndr).

Non tutti amano i gatti ed è frequente che si rivolgano a noi per lamentare “sporcizia” e “degrado” intorno alla colonia.

Allora dobbiamo fare opera di mediazione, dicendo a queste donne di pulire dopo aver dato da mangiare ai gatti, di non lasciare ciotole con residui di cibo.

La bilancia non deve mai pendere dalla parte del degrado pubblico». 

 


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