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Anche ad Ascoli la messa secondo l’antico rito: il vescovo Palmieri autorizza ma non nasconde le perplessità

LE CELEBRAZIONI avvengono una volta al mese, nella chiesa di San Cristoforo. Ad officiarle è un parroco che viene appositamente da Roma, in quanto i sacerdoti locali non hanno dato disponibilità. E' il vescovo stesso a spiegare i motivi che condivide
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La chiesa di San Cristoforo, al centro di Ascoli

 

di Maria Nerina Galiè

 

Si celebra anche ad Ascoli la messa secondo l’antico rito liturgico. Si tratta di una celebrazione religiosa regolamentata dalla Chiesa Cattolica che ha affidato ai vescovi la facoltà di autorizzare nelle proprie Diocesi.

 

La messa, erroneamente chiamata “in latino” perché così si recita, si caratterizza per il Messale, diverso da quello utilizzato nella funzione “ordinaria”.

 

Nella celebrazione alla quale i fedeli assistono ora nella chiesa parrocchiale, il Messale è quello riformato dopo il Concilio Vaticano II e attuato da Papa Paolo VI nel 1970, poi ancora da Giovanni Paolo II.

 

Nella diocesi ascolana un gruppo di fedeli, il “Coetus Fideliun beato Marco da Montegallo” si riunisce una volta al mese nella chiesa di San Cristoforo, nota come chiesa della Confraternita della Buona Morte, per la messa secondo l’antico rito: è stato papa Benedetto XVI, nel 2007, a darne facoltà – ai fedeli che ne facevano richiesta.

 

La domanda doveva essere sottoscritta dal almeno un trentina di persone ed il rito poteva avere luogo in una chiesa che non fosse parrocchiale o adibita a messe d’orario.

 

E così è stato anche nella Diocesi di Ascoli, dal 2019. In un primo periodo ad officiare le messe era un sacerdote locale, che poi però ha fatto un passo indietro.

 

Da qualche anno le funzioni sono affidate ad un parroco, autorizzato dal vescovo e che viene da Roma, don Giorgio Lenzi.

 

Monsignor Gianpiero Palmieri

Pertanto è lecito chiedersi il motivo per cui, sul territorio, non ci sono sacerdoti disposti a celebrare tale messa.

 

«Per motivi che personalmente condivido», risponde il vescovo della Diocesi di Ascoli, monsignor Gianpiero Palmieri, che autorizza le funzioni ed è stato anche presente ad una di queste, sebbene sposa l’atteggiamento cauto della Chiesa stessa.

 

«Ritengo – afferma il vescovo di Ascoli – che la liturgia della Chiesa sia una ed è quella riformata di Papa Paolo VI, che ha reso il rito molto ricco di preghiere e testi sacri.

Papa Francesco, nel 2021, con il motu proprio “Traditionis custodes”, ha fatto una verifica di come sono andate, negli anni, queste celebrazioni e le ha limitate ulteriormente.

La cautela della Chiesa è legata al rischio che dietro possa rafforzarsi il mancato riconoscimento del Concilio Vaticano II, durante il quale si creò una pericolosa spaccatura, promossa dal vescovo Marcel François Lefebvre.

In quell’occasione, Papa Paolo VI dovette fare un enorme lavoro per mantenere la Chiesa compatta, ottenendo con il voto favorevole quasi unanime di tutti e 14 i documenti espressi dal Concilio. Solo in 4 non votarono e Lefebvre annunciò lo scisma.  

Papa Francesco ha detto sì alla messa con rito antico, ma chi partecipa deve condividere i dettami del Concilio, come il Ministero dei Papi e la riforma».

 

Monsignor Palmieri, lei ha partecipato ad un rito nella chiesa di San Cristoforo. Qual è stata la sua sensazione?

 

«Ho notato che c’era molto silenzio, oltre alla musica d’organo, il popolo interveniva in poche parti, piuttosto pregava in modo autonomo. 

Ecco, ho avuto l’impressione che le persone cercassero la preghiera nel silenzio, ma nutrendosi poco della parola di Dio.

I brani biblici, nelle messe con il rito pre riforma, sono pochissimi. Nella messa domenicale post Concilio invece in tre anni si legge l’intera parola di Dio, con una grande ricchezza di preghiere e testi antichi».

 


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