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La Sanità pubblica e le promesse ancora una volta mancate

ASCOLI - Un cittadino ascolano si è rivolto al Cup unico regionale per sottoporsi ad un esame con "priorità entro dieci giorni". Non trovando disponibilità gli è stato risposto il classico "la richiameremo". Ha atteso venti giorni e alla fine si è rivolto alla Sanità privata. Ultimo episodio di una lista chilometrica che stride con il "va tutto bene" di Ast Ascoli e Regione Marche
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di Andrea Ferretti

 

Sulla ricetta del medico di base rilasciata ad un suo paziente era riportata la prescrizione dell’esame cui doveva sottoporsi. Il paziente, un cittadino ascolano, si era illuso di potersi affidare alla Sanità pubblica, l’argomento su cui la Regione Marche, attaccata da più fronti, si difende al massimo con un “le cose possono sicuramente migliorare”.

 

A proposito del “va tutto bene”, trattandosi di un residente nel territorio di Ast Ascoli, il direttore generale dell’Ast di Ascoli – dopo la recente presenza (da molti criticata) a Sanremo in occasione di “Villaggio Festival” e il quadruccio tutto rose e fiori presentato pochi giorni alla Regione Marche – quando è tornato ad Ascoli si è trovato di fronte alla cruda realtà: alcuni sindacati hanno minacciato la mobilitazione, altri hanno già deciso la data dello sciopero per un’intera giornata. Sono gli… scherzi della Sanità.

 

Torniamo all’ecografia. Come se vivesse su Marte, il cittadino ascolano si era illuso di potersi affidare alla Sanità pubblica. Ovviamente le responsabilità di quanto accaduto non sono direttamente attribuibili al dg di Ast Ascoli o al governatore delle Marche. Purtroppo per loro, però, nemmeno al dipendente di Ast Ascoli addetto alle sbarre d’ingresso degli ospedali “Mazzoni” di Ascoli o “Madonna del Soccorso” di San Benedetto.

 

Il nostro lettore/segnalatore aveva telefonato al Cup Unico Prenotazioni (Cup) regionale. Trattandosi di un esame con “priorità entro dieci giorni”, e non avendo trovato una disponibilità immediata, gli addetti del Cup gli hanno chiesto il recapito telefonico salutandolo con un “la richiameremo entro dieci giorni per fissare data, ora e luogo”.

 

Di giorni ne sono trascorsi venti, di telefonate manco l’ombra. Al cittadino, illuso e deluso, non è rimasto altro che rivolgersi alla Sanità privata: nel giro di pochissimi giorni ha potuto svolgere l’esame. Non è purtroppo un caso isolato, e con questo episodio (uno dei tantissimi) non scopriamo certamente l’acqua calda. Che poi il nostro cittadino abbia pagato senza ricevere alcuna ricevuta questo è un atro discorso, magari da girare a qualche inviato di “Striscia la notizia”.


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