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Truffa da mezzo milione a una banca: due uomini del Fermano sotto accusa, altri cinque nei guai per riciclaggio

DALLE MARCHE - Un 40enne di Montegranaro e un 60enne di Fermo avrebbero tratto in inganno la direttrice di una filiale della Banca di Credito Cooperativo dell’Adriatico Teramano formando un contratto falso tra due società, di cui una debitrice verso l’altra. Il denaro sarebbe poi stato “ripulito” transitando per conti correnti di società e di privati e finendo anche negli Stati Uniti e a San Marino
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di Gianluca Ginella

 

Truffa da 500.000 euro a una banca, in due sotto accusa davanti al gup del Tribunale di Macerata. Altre cinque persone sono imputate per riciclaggio dei soldi che sarebbero provento della truffa. L’udienza preliminare davanti al giudice Claudio Bonifazi è stata rinviata per una questione tecnica: mancava l’avviso dell’udienza a una delle parti interessate.

Dei sette imputati, sono due quelli che avrebbero messo a segno la presunta truffa ai danni della Banca di Credito Cooperativo dell’Adriatico Teramano. Si tratta di un 40enne di Montegranaro e di un 60enne di Fermo: il primo è imputato quale amministratore di fatto, il secondo come amministratore di diritto di una ditta di Teramo.

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Il pm Vincenzo Carusi

Secondo l’accusa, dopo che il socio uscente della società (estraneo al procedimento) aveva ottenuto dalla Bcc dell’Adriatico Teramano l’apertura di un rapporto a dopo incasso per l’emissione di tre dispositivi di pagamento a carico di una già estinta società tedesca, i due imputati avrebbero formato un falso contratto tra la loro società e quella tedesca. Poi avrebbero presentato, tramite operazioni di home banking, i tre addebiti aziendali da 250.000 euro ciascuno a carico della ditta tedesca estinta. In questo modo, continua l’accusa, avrebbero indotto in errore la direttrice di una filiale della banca che avrebbe autorizzato la procedura. Due dei tre addebiti sarebbero andati a buon fine per un importo di 500.000 euro. I fatti sarebbero avvenuti nel settembre 2019. L’accusa contesta poi ai due uomini del Fermano l’autoriciclaggio.

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L’avvocato Renato Coltorti

Perché dopo aver commesso la presunta truffa avrebbero effettuato, con i soldi ricavati, una serie di bonifici bancari sia a società che a privati. Uno di questi, di 150.000 euro, ad una società e il primo avrebbe poi ricevuto dall’amministratore della società parte dei soldi, già riciclati. Secondo l’accusa: 119.000 euro a favore di una società sanmarinese, e 19.800 euro verso una società statunitense che ha sede in California.

Gli altri imputati devono rispondere, a vario titolo, di riciclaggio di parte del denaro provento dalla presunta truffa. Gli imputati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Renato Coltorti, Michele Carluccio, Antonio Gargiulo. Parte civile si costituirà la banca. L’udienza è stata rinviata al 20 marzo. L’accusa è sostenuta dal pm Vincenzo Carusi che ha coordinato le indagini che si sono svolte anche con una rogatoria negli Stati Uniti.


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