di Andrea Ferretti
“Acqua e sale” è il titolo della celebre canzone di Adriano Celentano e Mina incisa nel 1998. “Acqua e sale”, già, lo scenario di questa mattina ad Ascoli dove si è ripetuto il discutibilissimo spargimento di sale in tutte le strade che si trovano nei paraggi delle scuole superiori della città. Ma non solo, visto che poi studenti e studentesse hanno finito per riversarsi in massa nel cuore del centro storico.
E’ andata in scena “Cento giorni agli esami”, quelli mancano per la maturità di giugno. Una tradizione che non è una tradizione ma che purtroppo ha ormai preso piede. Qualcuno afferma che “le sue origini sono lontane e legate a diverse leggende arrivate fino ai giorni nostri”.
Il risultato, anzi l’obiettivo, alla fine è stato raggiunto: un giorno di vacanza in più, che dalle nostre parti, manco a farlo apposta, si chiama “salata”. Non abbiamo notizie di pullman organizzati che si recano a Cascia per la benedizione delle penne nel Santuario di Santa Rita. Nel caso, buon viaggio.
Ma per questa usanza vengono utilizzate confezioni di sale tipo quelle in vendita nei supermercati? Macchè: sacchi di sale industriale, quello che viene sparso per rimuovere il ghiaccio dalle strade. Sacchi pesanti, caricati sui carrelli della spesa presi a prestito in qualche market e poi, come è spesso successo, abbandonati per strada.
Oggi c’è perfino chi si è presentato addirittura con il camion: quintali di sale nel cassone, pala e carriola. Alè. Immancabili, per tutti, le tute protettive usa e getta tipo quelle usate nei cantieri edili o indossate dai soccorritori nel periodo del covid.
Oggi, insomma, acqua e sale nelle strade, nelle piazze e sui marciapiedi. Ovunque. Alla fine è sbucato il sole: strade asciugate, restano solo il sale e una domanda: ma perché tutto questo?
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