Cordoglio questa mattina a Porto San Giorgio per l’ultimo saluto al 68enne Massimo Marcaccio, ex amministratore comunale e provinciale, ed ex presidente del Parco dei Monti Sibillini, spentosi sabato scorso.
Chiesa gremita con quanti hanno voluto ricordare l’«impareggiabile amico fraterno». La cerimonia religiosa, è stata officiata dal parroco, Don Mario Lusek nella chiesa di San Giorgio. La famiglia ha voluto regalare ai presenti una pubblicazione con le poesie, in versi brevi, dell’amato Massimo dal titolo “Versi in affido”. Tra le pagine, in poche parole, Marcaccio ha saputo fotografare momenti e contenuti della vita attraverso i valori e la sensibilità della sua anima.
Presenti tanti amministratori di oggi e di ieri, come i tanti rappresentanti politici di sinistra arrivati per un ultimo saluto a quello che è stato un uomo che ha vissuto la politica in prima linea. Marcaccio, in passato, è stato assessore con la giunta Brignocchi, esponente per il movimento politico dei Verdi, eletto in consiglio provinciale e poi, si diceva, presidente del parco dei Sibillini.
Durante l’omelia, Don Mario Lusek, ha provato come sempre a trovare le parole per dare coraggio ai presenti, in particolare alla famiglia di Marcaccio, alla moglie e alle due figlie: «Non affannatevi per il domani. Fin dalla sua giovinezza, Massimo ha iniziato a credere nell’aria pulita degli ideali, in un’epoca di rivolta, in cammino sulle strade di chi il mondo voleva cambiarlo. È stato l’inizio del suo impegno diretto nella vita politica orientata al bene comune, con ruoli amministrativi importanti a Porto San Giorgio, in Provincia e nell’ente Sibillini. Cosa stiamo trasmettendo alle nuove generazioni? Non riguarda solo l’ambiente ma l’intero senso dell’esistenza».
Nel libro «Massimo – ha proseguito Lusek – cercava di dare delle risposte con i suoi valori che erano alla base della sua vita sociale, attraverso il suo linguaggio eloquente, il suo sarcasmo e la sua ironia. Ha subìto la malattia che l’ha segnato per tanti anni. Massimo ha raccolto i gemiti della terra. L’opera a cui ha dedicato la sua vita, non è ancora compiuta» ha concluso Lusek.
A fine celebrazione, tre gli amici saliti all’altare per ricordare Massimo Marcaccio, a partire dall’amico Giuliano che non potendo essere presente, ha affidato le sue parole scritte al figlio: «Massimo era un uomo che ha dato nobiltà a questa parola. Il suo è stato un insegnamento intenso, difficile da ripetere. È stato un padre e un figlio generoso. Un amico impareggiabile e fraterno. La parte migliore di sè la mostrava durante i discorsi di confronto sulla politica, senza mai compromessi al ribasso, animato da un grande amore comunitario. Ciao, alla prossima…insieme».
Un secondo intervento, ha messo in luce «il rispetto e la stima» per Marcaccio, così come la sua capacità di mediazione e la dote di saper trovare sempre le «parole giuste, facendosi apprezzare anche da parti politiche opposte alla sua».
Così lo hanno ricordato gli amici, le cui esistenze si sono intrecciate alla sua, dopo esserselo visto portare via dalla sofferenza e dalla malattia. L’ultimo saluto di Federico Spagnoli con una citazione: «Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto».
Serena Murri
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