di Maria Nerina Galiè
«Mi è sembrato di rivivere la notte del terremoto». Sono state queste le prime parole di Paola Di Girolami, direttrice dei Musei Sistini del Piceno, dopo il crollo di parte della volta del presbiterio della chiesa di Santa Chiara di Montedinove che, da luglio 2022, si è unito alla rete museale (leggi qui).
Sarà pure una coincidenza, ma l’evento di ieri 23 agosto ha anticipato solo di poche ore l’ottavo anniversario del sisma del 2016 che ha danneggiato diverse chiese dell’entroterra piceno.
«Anche in questo caso, la paura è stata tanta – ha commentato la dottoressa Di Girolami – ma per prima cosa nessuno era nella chiesa ieri al momento del crollo. Ed è senza dubbio la cosa più importante.
Poi, ed anche questa è una buona notizia, nessuna delle preziose opere esposte nella struttura è stata danneggiata».
Dopo essersi accertati che la struttura, nonostante l’accaduto, fosse sicura, i Vigili del fuoco – coordinati dalla stessa Di Girolami – fino a tarda notte hanno effettuato la delicata operazione di spostamento degli oggetti sacri, mettendoli così al riparo in un’altra parte della chiesa, che seppure rimarrà chiusa per un bel po’ rappresenta un luogo sicuro, grazie al sistema di allarme e alla presenza di telecamere di sorveglianza.
«Il Museo Sistino di Montedinove – spiega la Di Girolami – contiene tre opere pittoriche, tra cui la tela della chiesa di Santa Chiara (“Madonna bambino e Santi Francesco e Chiara”), il Cristo ligneo del XIII secolo e, custodita in una teca, la Croce astile in argento sbalzato firmata da Masio di Ciccarello, visibile sia nel recto che nel verso».
A novembre era previsto l’avvio dei lavori di ristrutturazione post sisma. Invece ora il discorso è tutto da rifare ed i tempi non saranno certo quelli programmati prima del nuovo crollo.
Ma nel frattempo la direttrice Di Girolami ed il sindaco Del Duca hanno lanciato una sfida: «Di trovare un altro sito, che abbia le dovute caratteristiche di sicurezza e fruibilità della chiesa di Santa Chiara e dove riallestire il museo».
Impossibile non tornare ai giorni successivi al terremoto del 2016, quando molte chiese di borghi e paesi montani furono danneggiate dalle scosse.
«La mattina del 24 agosto di otto anni fa – racconta la direttrice dei Musei Sistini – avevamo una visita guidata a Montalto, per un gruppo di turisti che erano già in viaggio, ignari di quello che era accaduto.
Sono andata a riceverli e, appena arrivata, ho visto il cornicione del museo a terra. Sono entrata. Il reliquario di Sisto V era stato spostato dalla sua base. Ancora pochi centimetri e sarebbe finito rovinosamente a terra».
Anche tante altre opere sacre e preziose sono state salvate dalle macerie: «Per molti mesi successivi al sisma – sono ancora le parole di Paola Di Girolami – le nostre sedi museali, come quella di Montemonaco, pur non avendo subito danni, sono state chiuse e utilizzate come depositi di tanti oggetti recuperati da chiese lesionate.
E’ stato un lavoro lungo e meticoloso, ma ci ha permesso di lasciare i beni sul posto, in attesa delle ristrutturazioni».
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