La chiesa di Santa Maria del Carmine e il convento dei Carmelitani di Ascoli Piceno nella lettera che la locale sezione di Italia Nostra, presieduta dal professor Gaetano Rinaldi, inoltra alla nostra redazione oltre che alle autorità locali e regionali.
«Ancora una volta riteniamo di dedicare la nostra attenzione alle condizioni di degrado in cui versa la chiesa di Santa Maria del Carmine, notevole esempio di architettura barocca nella nostra città. In verità tutta la Chiesa meriterebbe un’attenta opera di restauro e recupero.
Ma, per il momento, ci preme segnalare la condizione dell’affresco che copre la calotta dell’abside della chiesa. Infatti le probabili continue infiltrazioni di acqua stanno determinando la completa scomparsa dell’ affresco realizzato dall’artista fiammingo Francesco De Legnis alla fine del 1600.
Un’opera importante che ormai sta letteralmente scomparendo. Prima che ciò accada bisogna assolutamente intervenire per eliminare le infiltrazioni d’acqua che provengono da qualche tegola rovinata del tetto sovrastante.
La nostra segnalazione riguarda anche le condizione in cui versano i contigui locali del Convento dei Carmelitani ora indicati come Caserma Vecchi. Come è noto è in corso un intervento in questi locali per realizzare un housing sociale, operazione certamente meritevole con cui si cerca di contribuire a ridare vitalità al centro storico in progressiva perdita di ruolo e di abitanti, e un polo educativo di eccellenza.
In questo caso vogliamo sperare che, nelle effettuare questo recupero e restauro utilizzando i fondi del PNRR, si tenti di salvare e restaurare gli affreschi ancora presenti sulle lunette dell’antico chiostro, realizzati forse dallo stesso De Legnis.
E’ evidente che conservare queste testimonianze di civiltà contribuirebbe anche a valorizzare non tanto i locali, destinati alla nobile funzione di housing sociale, quanto ad esaltare il valore di quelli destinati ad ospitare il “polo educativo di eccellenza”.
Vorremmo sperare che, questa volta la nostra segnalazione non rimanga una lettera morta, così come è successo per le altre già inviate e che finalmente si faccia tutto quanto è possibile per evitare che avvenga l’irreparabile.
Siamo certi comunque che la Soprintendenza vigilerà con la consueta attenta determinazione perché si eviti che i danni da noi temuti si concretizzino completamente e che un’altra testimonianza di civiltà della nostra città scompaia definitivamente.
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