«Le Marche stanno vivendo una crisi profonda sul fronte dell’export, con un crollo che nel 2024 si è attestato a poco meno del 30% come certificato dall’Istat. Un dato allarmante che colloca la regione tra le peggiori in Italia, seconda solo alla Basilicata».
L’onorevole Augusto Curti del Partito Democratico non usa mezzi termini.
«È un tracollo annunciato – ribadisce -. Negli ultimi 5 anni ci hanno raccontato che le Marche rappresentavano un modello di sviluppo ma, purtroppo, la realtà ci dice altro: le imprese sono state abbandonate a loro stesse, senza strumenti per affrontare le sfide di un mercato sempre più complesso e turbolento».
A pesare, secondo Curti, non è solo il contesto internazionale: «È troppo semplice scaricare la responsabilità sulle crisi in atto, quando il vero problema è la totale assenza di strategie di sistema imputabile alla Regione. Se molte altre realtà sono riuscite a incrementare le esportazioni, con percentuali in alcuni casi a doppia cifra, significa che il problema non è solo di contesto ma strutturale».
Il calo dell’export marchigiano non rappresenterebbe dunque un episodio isolato ma, molto più precisamente, il risultato di politiche inadeguate e di una totale mancanza di visione.
«Abbiamo assistito a un immobilismo imbarazzante – prosegue Curti – mentre i costi dell’energia e delle materie prime schizzavano alle stelle, le nostre imprese non hanno ricevuto il supporto necessario per rimanere competitive. Nessun intervento strutturale, nessuna vera strategia di internazionalizzazione, nessuna misura concreta per favorire l’accesso al credito e incentivare l’innovazione. Alla luce di questi dati terrificanti, poi, appare ancora più sanguinoso il NO opposto alla nostra proposta di istituire una Zes per le Marche».
La critica del deputato dem si fa ancora più dura quando si parla della gestione politica della Regione: «La giunta di centrodestra continua a ripetere che va tutto bene, anche se i numeri raccontano una realtà differente. Ci troviamo di fronte a un fallimento conclamato, che chi governa ha sempre tentato goffamente di mascherare attraverso la propaganda e gli slogan. Le imprese, tuttavia, non vivono di spot e oggi pagano in proprio le conseguenze di scelte scellerate e di una totale assenza di programmazione».
La richiesta è chiara: un cambio di passo immediato per arrestare l’emorragia economica e dare alle Marche gli strumenti per ripartire.
«Serve una politica industriale seria, occorrono investimenti mirati – conclude -. Serve cioè una presenza forte della Regione a fianco degli imprenditori. Basta con l’inerzia: le Marche meritano molto di più».
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