La presentazione del libro “L’inattesa presenza”
di Walter Luzi
Storie di donne marchigiane. Riesumate dall’oblìo, e, sorprendentemente, lontane da ogni consumata considerazione stereotipata. Anche se, solo in Italia, pare vengano pubblicati qualche centinaio di libri ogni giorno, facendo presagire, e temere, essere in maggioranza gli scrittori rispetto ai lettori, alla Bottega del terzo settore di Ascoli ci si è distinti.
L’Associazione di storia contemporanea presenta, infatti, L’inattesa presenza, un libriccino minuto e agile, all’opposto del grande e impegnativo lavoro di ricerca che ha richiesto all’autrice, Lidia Pupilli, e ai suoi fiancheggiatori, nella stesura, e in conferenza stampa. Marco Severini, Rita Forlini e Sara Carbone (assente giustificata). Lo scopo della pubblicazione e di riportare alla luce le donne, con le loro storie, che hanno avuto un peso, lasciato un segno, nella storia contemporanea marchigiana.
Donne, con le loro storie, rimaste spesso, troppo a lungo, sepolte nei faldoni degli archivi di stato, setacciati per l’occasione dagli autori. Donne e storie, anche inedite, che picconano luoghi comuni, e contrastano con le etichettature grige e stantie, che accompagnano da sempre, gli abitanti di una terra già penalizzata persino dalla sofferta individuazione della sua esatta collocazione geografica. Presenze inattese, appunto, come recita il titolo, a smentire la percepita, presunta, irrilevanza di una terra periferica, marginale, e di un popolo rimasto legato alle proprie tradizioni, spesso maschiliste e patriarcali. Scrittrici e sanitarie, poetesse e sindacaliste, letterate e giornaliste, ma anche contadine e operaie, miti della bellezza e filantrope, cantanti e attrici di cinema e teatro, imprenditrici di successo e amministratrici pubbliche, campionesse dello sport e insegnanti. Donne note e perfette sconosciute, marchigiane di nascita o di adozione, di ogni provincia, dal Conca al Tronto. Progressiste che rifiutano matrimoni riparatori di Stato, e reclamano diritti in nome della parità di genere, antifasciste della prima ora e partigiane nella Resistenza. Rampolle di famiglie aristocratiche o dell’intellighenzia borghese, come popolane delle classi meno abbienti, accomunate da sesso e spirito. Tutte intraprendenti, innovatrici, trasgressive della morale imperante e dei condizionamenti culturali, indomabili e indomite.
Non abbiamo fatto volutamente nomi, per non spoilerare, e per non fare torti a nessuna, citandone qualcuna. In chiusura i presenti hanno potuto lasciare solo un’offerta, ma comunque inferiore al prezzo, già basso, di copertina per portarsene una copia a casa. La custodia della Memoria, condita dal sale della cultura, non si mercifica. In apertura, invece, un pensiero accorato alla disumanità senza precedenti, alla troppo diffusa indifferenza, comune origine di ogni orrore del passato, rispetto alla vergogna, planetaria e senza fine, di Gaza. Che scuote le coscienze. Anche senza essere donna e mamma. E pure professarsi, magari, anche cristiana.
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