Il 26 giugno 2000 si spegneva a Grottammare Cleto Capponi, artista poliedrico e figura centrale della cultura picena del Novecento. A 25 anni dalla sua scomparsa, il suo ricordo è ancora vivo nelle opere che ha lasciato e nell’impronta profonda che ha saputo dare al territorio. Un esempio, il suo viverne la bellezza senza distinzioni di sorta.
Nato ad Ascoli Piceno nel 1912, nel quartiere di San Gregorio, Capponi cresce in un ambiente ricco di stimoli culturali. Il palazzo in cui nasce diventerà in seguito la sede del celebre ristorante “Tornasacco”, ma già allora era un luogo di fermento. Fin da giovanissimo dimostra una spiccata inclinazione per il disegno, come ricordano i compagni del Convitto Nazionale di Macerata nel Quaderno degli Studenti dell’anno scolastico 1928/29.
È proprio a Macerata che Capponi entra in contatto con il Futurismo, grazie alla presenza dell’artista Ivo Pannaggi. Nel 1934, un suo ritratto stilizzato del pugile Primo Carnera, realizzato in occasione di una visita ad Ascoli, viene pubblicato sulla pagina nazionale de Il Messaggero. L’opera attira l’attenzione della stampa nazionale, e per un intero anno i suoi ritratti di personaggi famosi appaiono sulla prima pagina de Il Popolo d’Italia.
Ma il vero amore di Capponi, da autentico ascolano, è la ceramica. I suoi primi lavori lo vedono collaborare con la F.A.M.A. (Fabbrica Ascolana Maioliche Artistiche) di Nello Giovanili, come testimoniato da due opere giunte fino a noi. Dal 1943 al 1958 vive a Ripatransone, dove insegna all’Istituto Magistrale, ricopre la carica di sindaco (1947-1951) e continua a produrre arte. Qui costruisce un forno a legna per la cottura della ceramica e, nel 1953, realizza il portale in rame della Cappella di San Giovanni nel Duomo cittadino.
Nel 1958 si trasferisce definitivamente a Grottammare, dove continua a lasciare il segno con opere pubbliche come il Monumento al Pescatore a San Benedetto del Tronto, la scultura della Vela a Grottammare, e i bassorilievi in ceramica nella Chiesa del Cuore Immacolato di Maria ad Ascoli Piceno.
Nel 1985, una pubblicazione curata dal nipote Claudio Capponi raccoglie i disegni giovanili dell’artista, offrendo uno spaccato vivace della vita ascolana dell’epoca. Tra questi spiccano due caricature in cui Capponi e l’amico Ernesto Ercolani si ritraggono a vicenda, testimoniando un legame umano e artistico profondo. Nel 2009, la mostra a Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno ha celebrato la sua opera, riunendo quadri provenienti da collezioni pubbliche e private.
A distanza di un quarto di secolo, Cleto Capponi continua a parlarci attraverso la materia, il colore e la forma. La sua arte, radicata nel Piceno ma aperta al mondo, resta un patrimonio prezioso da custodire e valorizzare.
Lu. Ca.
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