di Walter Luzi
video e foto di Pierluigi Giorgi
“Palestina libera!”.
Un grido di dolore che risuona anche ad Offida sotto la sagoma imponente della trecentesca chiesa di Santa Maria La Rocca. Bellezza antica, e sacra grandezza dei valori più nobili sempre più minacciate sul ciglio di un dirupo. Mai luogo fu più adatto per la triste metafora storica che stiamo vivendo negli ultimi anni. Il monumento, come il mondo, sull’orlo di un’abisso.
Arriva qui Rula Jebreal, una palestinese vera, a parlare del dramma infinito vissuto dalla sua terra e dal suo popolo. Arrivano qui uomini e donne, giovani a vecchi, molti venuti anche da fuori, a riempire la piccola piazzetta e le gradonate che la sovrastano su un lato. Le sedie non sono bastate neppure per chi è arrivato un’ora prima. Una affluenza massiccia, non immaginabile, forse, neppure per gli stessi organizzatori della rassegna Cinemaperto, edizione numero 21.
I saluti del Comune di Offida, di cui porta il saluto il sindaco Luigi Massa, la sezione dell’Anpi offidana, l’associazione culturale “Blow up”, “Ithaca editoriale” e Piceno per la Palestina, che hanno voluto qui Rula. Giornalista, attivista pro-Palestine, docente all’università di Miami autrice, fra i sei tradotti in otto lingue, di Miral, di cui seguirà, dopo la sua testimonianza, la proiezione. Nel college statunitense tiene un corso dal titolo eloquente: “Genocidio e propaganda”. Dall’olocausto in poi. Bosnia, Ruanda, Myanmar, e via disgustando.
Materia sua, dunque, fino a quello che la tocca più da vicino. Che interessa il suo popolo. Che ha preso il via già nel 1948, ma che è sfociato, in un crescendo di violenze e uccisioni indiscriminate, fino alla “soluzione finale” che si sta perpetrando negli ultimi anni. Da ben prima del 7 ottobre.
«Ci sono sempre dei chiari segnali premonitori – spiega Rula Jebreal – che indicano il rischio concreto che si possa sfociare in uno sterminio di massa. Tutti i genocidi iniziano con le parole. La propaganda crea il consenso generale alla criminalizzazione generalizzata di un popolo, di una razza, ritenuta inferiore. Fin da bambini, con l’indottrinamento imposto nelle scuole israeliane, che hanno dipinto per decenni i palestinesi come nazisti, terroristi, e pericolose minacce esistenziali per lo stato ebraico».
Quello che Rula Jebreal definisce come l’ultimo sterminio coloniale dell’epoca moderna avviene con la complicità di tutto l’Occidente, Italia compresa. «L’Italia – rivela – ha votato contro tutte le risoluzioni dell’Onu a condanna di Israele. È necessario aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica, nonostante una informazione mainstream a senso unico. Che continua a definire conflitto un genocidio, e guerra un massacro di civili inermi dove non ci sono due eserciti a fronteggiarsi».
Nessun paese europeo ha fatto pressioni, politiche o economiche, tanto meno militari verso Israele. A Gaza viene ucciso, secondo Rula, soprattutto il diritto internazionale La Palestina non è una terra senza popolo, ma di tutte le leggi, le convenzioni internazionali, i trattati, oltre che di ogni etica, si è fatto carta straccia.
«Oggi a danno della Palestina – mette in guardia Rula – domani di chiunque altro. Gli effetti degli orrori di Gaza a cui il mondo, soprattutto quello, colpevolmente complice, del Potere e dei palazzi della politica, non quello reale, che è sceso in piazza a manifestare solidarietà alla Palestina in ogni continente, arriveranno ovunque. E già si stanno manifestando. Con l’informazione asservita a senso unico, la repressione violenta del dissenso, l’intolleranza alla protesta anche pacifica, lo spionaggio verso i giornalisti».
Piovono applausi spontanei. I tribunali internazionali, secondo lei, sono stati creati per perseguire solo i crimini dei dittatori africani e di Putin. Non certo per noi alleati occidentali, sempre a riempirci, tronfi, la bocca dei nostri buoni e sacri “valori”, sempre pronti a brandire come arma l’accusa di antisemitismo come arma per neutralizzare ogni voce di denuncia di questa inaudita barbarie.
«Le sanzioni per un Paese che si macchia di crimini contro l’Umanità – continua Rula – sono obbligatorie, ma nessun Paese europeo ha fatto pressioni, politiche o economiche, verso Israele. Che usa anche la fame, o il blocco delle forniture mediche, a cominciare dagli anestetici, indispensabili per le amputazioni, come arma di guerra».
La certezza dell’impunità assoluta spinge gli stessi soldati israeliani a documentare in rete le loro efferatezze, forti di un consenso in patria ancora altissimo. Non c’è da stupirsi d’altronde, con attuali ministri del governo Netanyahu mandanti dell’assassinio di Rabin, reo di aver firmato, nel 1993, accordi di pace con gli odiati palestinesi, o che regalano fucili mitragliatori ai coloni con la raccomandazione di farne buon uso contro le popolazioni autoctone dei territori illegalmente occupati.
Si commuove Rula leggendo alcune frasi dell’ultima lettera di Hossam Shabat ai giovani colleghi della sua redazione. E’ uno delle centinaia di giornalisti uccisi a Gaza, braccati da droni killer e cecchini mentre cercano di filmare, documentare, quello che il mondo non deve sapere. Si commuove Rula leggendole. Si interrompe più volte pur di non incrinare la voce, che resta alta e forte nel ricordo del suo sacrificio. Per farci sapere la verità. Di cui si sente, oggi più che mai, un gran bisogno. Per non rischiare di ritrovarsi, un’altra volta, dalla parte sbagliata della Storia.
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