Fallimento dei partiti: la diaspora dei militanti locali

POLITICA – Di fronte alle imposizioni “calate dall’alto” ci sono due strade: fare un passo indietro rinunciando o andare avanti con rassegnazione. In questi giorni, nei partiti delle nostre due province di Ascoli e Fermo, sono più quelli che rinunciano rispetto a quelli che si rassegnano. Perché, a volte, è la dignità a decidere
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di Nunzia Eleuteri

Da giorni le nostre testate giornalistiche, Cronache Fermane e Cronache Picene, riportano notizie di passaggi di consiglieri comunali e regionali da un partito all’altro, dimissioni o revoche di mandati, contrasti interni tra i (sempre meno) militanti di partiti, crisi di maggioranze nelle amministrazioni comunali, candidature regionali annunciate e poi ritirate… e chi più ne ha più ne metta. Sarebbe facile fare nomi e cognomi ma sarebbe un lungo elenco con il rischio anche di dimenticare qualcuno.  Ben più interessante è cercare di capire l’origine di tanto malessere politico. E l’origine sta lì, nel malfunzionamento dei partiti che, ad oggi, si fanno letteralmente beffa della Costituzione e del suo bell’articolo 49 che, vale la pena ricordarlo, così recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Ora domandiamoci dove sia questo metodo democratico nazionale e locale.

Sta nei “capetti” che hanno l’investitura dall’alto senza coinvolgere gli iscritti locali (che anche per questo sono sempre meno)?

Nei “capetti” che, in pratica, si autonominano coordinatori locali in attesa di congressi che troppo spesso tardano ad arrivare?

Nei “capetti” che se la cantano e se la suonano e pensano anche di essere dei geni della politica facendosi selfie e auto lodandosi?

Negli stessi “capetti” che pur di avere quel ruolo (che, probabilmente, nessuna modalità democratica concederebbe loro) procurano finanziamenti (leciti, probabilmente) ai partiti diventando così intoccabili?

In quei “capetti” che hanno il delirio di onnipotenza e vogliono superare Dio nell’essere “uno e trino” ricoprendo incarichi di ogni genere che in una democrazia vera risulterebbero esattamente antitetici? Come si fa ad esempio ad essere un coordinatore di partito se si ha un mandato elettorale? O si è segretario di partito o si è consigliere comunale, provinciale, regionale, parlamentare. È elementare che non si può indicare la linea politica a se stessi! Lo capirebbe anche un bambino… Ma i “capetti” se ne stanno lì, si autocelebrano e si autocandidano perennemente perché, dopo aver assaporato quel poco potere che hanno, non riescono più a farne a meno e vogliono restare seduti su quella poltroncina.

E se ne stanno lì grazie a quella politica degli ultimi venti anni che ha allontanato i cittadini dai partiti.  Da quando l’eletto in Parlamento non ha più bisogno dell’elettore, perché è semplicemente un nominato da Roma e un prescelto, si è creato uno scollamento nei territori, un disinteresse, un vuoto. E quel vuoto viene colmato localmente con i metodi sopra citati e che di democratico hanno ben poco.

 Il “porcellum” (nessun altro nomignolo è più adatto a quella discutibile legge elettorale!) è il male dei mali. E quei (sempre meno) militanti locali che provano ad occuparsi della “res publica” non possono che scegliere tra due strade: rinunciare oppure soccombere alle prepotenze dei prescelti “capetti”, facendo l’unico esercizio possibile, quello della rassegnazione. Ma in questi giorni, nelle nostre due province di Ascoli e Fermo, sono più quelli che rinunciano rispetto a quelli che si rassegnano. Perché, diciamolo, a volte, la dignità rivendica la sua parte… Ed ecco una vera diaspora in atto.

Chissà se la premier Meloni e la sua maggioranza di Governo prenderanno in considerazione l’idea di riformare la legge elettorale o di regolamentare meglio i partiti?!

I numeri per proporre e approvare riforme ci sono. È solo questione di scelte. C’è la volontà di far tornare gli elettori ad essere parte attiva della vita politica del Paese, ad ogni livello, come vorrebbe la nostra Costituzione?

 


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