Detenuti appiccano incendio nel carcere del Marino: 8 agenti in ospedale

ASCOLI - In mattinata due galeotti hanno dato fuoco a un materasso. In cella avevano accendini, un punteruolo e un taglierino non consentiti. Due ore necessarie per estinguere le fiamme. Il sindacato chiede la chiusura del reparto, teatro di incidenti anche in passato
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Il carcere di Ascoli

 

Mattinata di ordinaria follia nel carcere di Marino del Tronto. Come fa sapere l’ufficio stampa della Polizia Penitenziaria, due detenuti, ubicati nel reparto Atsm – Articolazione per la Tutela della Salute Mentale, il più discusso – hanno appiccato il fuoco su un materasso dando vita ad un intenso fumo che ha invaso tutto il reparto. Ci sono volute due ore per spegnere il fuoco e mettere in salvo i due carcerati che, nel frattempo, si erano barricati in cella con il blindo chiuso.

 

«Otto poliziotti sono ricorsi in Pronto Soccorso per intossicazione – ha raccontato Donatello Di Marzio, segretario provinciale di Ascoli del Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria – Sui due soggetti sono stati ricevuti oggetti di vario genere non consentiti tra cui accendini, un punteruolo di circa dieci centimetri ed un taglierino artefatto con lamette».

 

«Più volte il Sappe ha sollecitato l’amministrazione a voler chiudere la sezione Atsm già teatro di precedenti episodi violenti – ricorda Francesco Campobasso, segretario del Sappe, che rinnova il plauso al personale del carcere di Ascoli Piceno che ha saputo gestire con fermezza e professionalità la situazione – Chi ha ruoli di responsabilità regionale dell’amministrazione penitenziaria, in particolare gli organi del Dap, provveda affinché entro breve tempo il reparto venga chiuso. Non si può continuare a restare inerte, a non prendere iniziative a favore delle donne e degli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio nelle varie carceri delle Marche, Regione che per altro dipende amministrativamente ed operativamente dall’Emilia Romagna».

 

Il Corpo di Polizia penitenziaria

Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime sconcerto per quanto avvenuto in città e si rivolge direttamente al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove: «Abbiamo apprezzato molto, ed apprezziamo, quel che il Governo ha fatto per la Corpo di Polizia Penitenziaria, sia in termini di assunzioni che di modifiche normative a favore dell’operatività dei Baschi Azzurri – le sue parole – I responsabili delle violenze in carcere devono essere assolutamente puniti. Se sono detenuti stranieri, devono essere subito espulsi dall’Italia: se invece sono connazionali, devono finire di scontare la pena in un’isola, magari riaprendo Pianosa e l’Asinara. E se, come nel caso di Ascoli, si tratterebbe di detenuti con problemi psichiatrici, ebbene si riaprano gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Chiunque aggredisce un appartenente alle Forze di Polizia nell’esercizio delle sue funzioni istituzioni, aggredisce non solo la persona fisica ma attacca lo Stato. Lo stesso chi devasta le carceri. E la risposta deve essere ferma e tale da impedire gravi fenomeni di emulazione: per questo confidiamo che il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove ci ascolti.

 

Il carcere di Ascoli

Come primo Sindacato del Corpo – continua Capecesono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinari. È particolarmente importante che il sistema carcerario disponga delle risorse necessarie, umane e finanziarie, per assicurare a ogni detenuto un trattamento e un regime di custodia che si fondino su regole basate su valutazioni attuali per ciascuno, con obiettivo rivolto al futuro. E tutto questo, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Mattarella, deve essere fatto per rispetto dei valori della nostra Costituzione; per rispetto del nostro lavoro; per rispetto della storia del Corpo di Polizia penitenziaria; per rispetto dei suoi Caduti: vittime del terrorismo, della criminalità. Che ricordiamo con commozione».

 

A. P.

 

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