di Marco Braccetti
I recenti divieti di balneazione fanno tristemente il paio con quelli registrati giusto un anno fa: agosto 2024. Le cause? Anche in questo caso, le medesime. Ossia il sistema fognario che va in tilt dopo forti piogge, portando verso il mare anche ciò che in mare non dovrebbe finire. Un problema che si sta ripetendo con troppa frequenza lungo la Città delle Palme, proprio nel pieno delle stagioni estive. Macchie sull’immagine della città che fa dell’accoglienza e della salubrità delle sue acque un (giusto) vanto. Come affrontare e risolvere il problema?
Presto detto: andrebbe data massima priorità a ciò che è già previsto su alcuni precisi Piani municipali. Qualche esempio? Il Dup (Documento unico di programmazione) 2026/2028; oppure il Paesc (Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima) che vede San Benedetto collaborare con le principali realtà del suo hinterland, ossia: Grottammare, Cupra Marittima e Monteprandone.
Ma vediamo subito qualche dettaglio, partendo da una mesta considerazione inserita proprio nel Dup: «La realizzazione di nuove infrastrutture non ha seguito il passo delle edificazioni portando a scompensi molto evidenti, tensioni sul traffico, problemi nelle reti fognarie, insufficiente dotazione di scuole e asili, in alcune quartieri insufficienti aree verdi a compensazione delle superfici edificate. La città di San Benedetto del Tronto ha una densità abitativa tra le più alte delle Marche, pertanto risulta ormai necessario affrontare alcune tematiche a scala territoriale attraverso una pianificazione generale capace di proporre anche possibili soluzioni».
Vediamo cosa dice il Paesc. Anche in questo caso, l’analisi è impietosa. «In occasione di eventi meteorici intensi, la cronaca locale riporta spesso di allagamenti localizzati con conseguenti interruzioni della viabilità che si verificano in particolare in corrispondenza dei sottopassi ferroviari. A questi si aggiungono fenomeni di inquinamento delle acque superficiali provocati dall’attivazione degli scolmatori che nei sistemi fognari di tipo misto in caso di sovraccarico riversano i reflui non depurati nei recettori (fiumi e acque costiere). Il Piano d’ambito del servizio idrico integrato dell’ATO 5, rileva criticità di questo tipo in tutti e 4 i comuni coinvolti, indicando con riferimento al servizio di fognatura e depurazione, il livello di funzionalità non adeguato di alcuni cespiti e anomalie/disfunzioni del sistema di drenaggio e raccolta».
Con queste premesse, ecco le contromosse, partendo dall’adeguamento degli schemi fognari e rifacimento-risanamento dei tratti di condotte danneggiate, obsolete o insufficienti. Poi l’adeguamento degli sfioratori di piena mediante la realizzazione di vasche di prima pioggia in corrispondenza dei punti critici: foci dei fiumi, acque di balneazione e captazioni idropotabili.
C’è poi «la progressiva separazione delle reti fognarie con conseguente eliminazione degli sfioratori di piena presenti nelle fognature miste – è scritto nell’atto -. Per il dettaglio degli interventi è necessario far riferimento ai documenti di programmazione 2016-2032 del gestore dei servizi idrici. È noto che alcune opere sono già state realizzate: sono stati installati sistemi di pompaggio in corrispondenza di alcuni sottopassi stradali la cui efficacia potrà essere valutata nel medio termine. È inoltre in corso la modellizzazione del sistema fognario volta ad individuare gli scolmatori critici e programmare interventi mirati che potranno riguardare: dispositivi di depurazione supplementare in funzione degli inquinanti rilevati, revisione dei sollevamenti e manutenzione delle caditoie stradali».
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